La seconda stagione di The Good Doctor: perché amo questo medical drama

In questi giorni in cui tutti fanno a gara a chi finisce prima Stranger Things, io mi sono ritrovato a guardare la seconda stagione di The Good Doctor. So che sono fatto male, ma le mie watchlist dipendono più dall’istinto del momento che dalla smania collettiva.

Prendendomi finalmente il tempo di guardare la seconda stagione di questo Medical Drama prodotto dalla Sony e dalla ABC, posso dire di avere un autentico debole per le atmosfere ospedaliere. Sono un fifone e odio la vista del sangue, tuttavia i medical drama mi convincono (quasi) sempre.

FREDDIE HIGHMORE, NICHOLAS GONZALEZ

Credo che alla base ci sia quel mix fra atmosfere da soap opera e intento didattico che crea un prodotto interessante e rilassante allo stesso tempo.

Nella seconda stagione di The Good Doctor, poi, ho avuto modo di apprezzare ancora meglio la performance di Freddie Highmore. Cioè, io non so come faccia questo ragazzo a tornare a casa e svestire i panni di Shaun, lo specializzando autistico che interpreta. E’ talmente vivida la sua interpretazione e lui è talmente tanto compenetrato nel ruolo da risultare credibilissimo. Un lavoro meraviglioso da parte di questo giovane attore, che spero si consolidi come interprete affermato grazie alla serie, anche se, alle spalle, ha comunque una filmografia mica da ridere per un attore della sua età (mannaggia a te, Freddie, c’hai solo un anno più di me e io mi limito a scrivere di te sulle pagine del mio blog, mentre te c’hai ottocento film all’attivo e una serie di successo in corso).

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Digressioni a parte, continuo ad apprezzare come The Good Doctor lavori per abbattere gli stereotipi. E’ una serie che andrebbe DAVVERO apprezzata e analizzata sotto una prospettiva di studi di genere. E’ vero, non ci sono personaggi ricorrenti LGBT, ma l’ospedale si compone di persone di etnie molto diverse e i pazienti sono spesso degli espedienti per trattare tematiche sociali molto rilevanti.

Rispetto alla prima stagione, inoltre la serie è sembrata divenire più “adulta” anche da un punto di vista medico, dato che qualche morto c’è scappato… Nella prima stagione sembrava riuscissero a salvare tutti.

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Ho apprezzato moltissimo, inoltre, la delicatezza con cui si sono esplorate storyline apparentemente secondarie, che hanno avuto tutte una dignità all’interno del programma. Dalla storia d’amore fra Melendez (Nicholas Gonzalez) e la dottoressa Lim (Christina Chang) fino alla lotta al tumore del dottor Glassman (Richard Schiff). Ogni tematica, ogni storia ha ottenuto l’attenzione da parte degli showrunners, così da rendere tutti i personaggi egualmente validi e intriganti. 

Rimane sempre un po’ quella sensazione di “lieto fine” perenne che un po’ cozza con una televisione sempre più “verista”, ma non posso dire che mi dispiaccia. Anzi, consiglio The Good Doctor a chiunque voglia staccare la spina e sentirsi un po’ più speranzoso verso il futuro!

20 pensieri riguardo “La seconda stagione di The Good Doctor: perché amo questo medical drama

  1. Sarò ingenuo o infantile, ma non ho nulla in contrario alle storie con il lieto fine, anzi! A volte ho l’impressione che ci sia invece la moda di far finire male le cose per il puro gusto di turbare lo spettatore, e mi da abbastanza fastidio.

    Detto questo, ho visto solo alcuni spezzoni della serie perché la guardavano mia mamma e mia sorella in tv. Non sono un fan dei medical drama perché tendo a diventare ipocondriaco con niente, ho smesso perfino di guardare Dr. House (che adoravo) perché mi metteva troppa ansia!

    E comunque la terza stagione di Stranger Things, è quella che mi ha esaltato di meno. La dovrei finire oggi, ma mi ha fatto l’effetto di tanto hype per poca ciccia.

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    1. Il pubblico italiano ha ASSOLUTAMENTE bisogno di essere educato a temi che non siano Temptation Island, Grande Fratello, Uomini e Donne e via dicendo. Concordo con te. Tuttavia ritengo che, ahimè, al giorno d’oggi i temi LGBT siano proposti in maniera forzata, errata e “autoghettizzata”. Cioè non come una naturale manifestazione dell’essere ma come una diversità curiosa da studiare e analizzare. Purtroppo siamo ancora molto indietro, secondo me. Da qui il mio apprezzamento L commento sopra … sono d’accordo assolutamente con quello che dici. Siamo MOLTISSIMO indietro purtroppo.

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  2. Non ho mai visto ER, ho dato giusto un’occhiata sia a Grey’s anatomy che a Dr.House, ma ultimamente di medical drama ne sto vedendo parecchi. Ho iniziato con Chicago Med per via del OneChicago, poi mi sono appassionata a questa ed ora seguo anche The Resident perché adoro Matt Czuchry e la sua faccia indisponente.
    Non ci saranno quote LGTB+, ma penso sia una buona cosa anche parlare di questo genere di diversità. Mia madre fa la maestra ed ultimamente questa condizione viene diagnosticata a molti bambini.
    Mchan
    Ps: sì, Freddie è bravissimo sia davanti che dietro la cinepresa dato che alcuni episodi li ha diretti proprio lui.

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      1. A me sta piacendo. Irritazione per il sistema sanitario statunitense a parte e love story stramba, per i miei gusti. Ho un debole per il protagonista, ma i comprimari funzionano. Ci sono un paio di cliché e nessun elemento LGTB+, per non parlare dei lieti fini praticamente inesistenti, consiglio di non affezionarsi a nessun paziente, ma nel complesso è buona.
        Mchan

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