L’etica e i social media: tutti i problemi che continuiamo a ignorare

Ormai quasi non ci diamo più nemmeno la briga di sorprenderci, di stupirci o di offenderci. I social media, ormai, sono popolati principalmente da leoni da tastiera, che trovano le loro uniche affermazioni nel denigrare gli altri su piattaforme virtuali. Questo fenomeno, dilagante soprattutto nei gruppi, è ormai diventato endemico e sempre più fastidioso.

Ora, io voglio anche un po’ fare “mea culpa”, perché l’ultima volta che è successo qualcosa di spiacevole me la sono un po’ andata a cercare.

Però, andiamo con ordine, malgrado la tensione tenda a ingarbugliare un poco i miei pensieri. Inizio con il raccontarvi la mia esperienza. 

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In questa settimana ho vissuto due momenti davvero spiacevoli, in un gruppo “Scrittori e Scrittrici Emergenti”. Con ciò non voglio criticare il gruppo, che è soltanto l’ultimo posto in cui è capitata una polemica inutile e che a me, sfortunatamente, lascia scorie. In questo gruppo, prima ho disquisito su un post dedicato alle ambientazioni. Infatti una ragazza ha criticato la mia affermazione, ovvero che, purché ci si informi, si dovrebbe essere liberi di ambientare la propria storia anche in parti del mondo che conosciamo meno, ma che riteniamo più confacenti al tipo di storia che vogliamo scrivere. Avevo, infatti, affermato che riesco ad accettare che uno schema comportamentale verosimile – ma non necessariamente vero in un contesto sociale diverso dal nostro – venisse riproposto, dato che non tutte le opere pretendono un livello di realismo pari alle opere veriste. E questa, per lei, è stata offesa suprema, dato che, a suo dire, gli editor farebbero cambiare la cosa. E ha affermato che esiste solo un’opinione sull’argomento: bisogna scrivere di ciò che si conosce, facendo una serie di esempi che ignoravano completamente l’esistenza del romanzo di genere nella letteratura. 

Dopo aver continuato lo scambio, ho semplicemente detto che la mia era un’opinione e che gli editor possono pure pensarla diversamente, ma rimane il fatto che grandi case editrici pubblicano romanzi con errori, anacronismi, inesattezze tecniche e scientifiche così gravi che non capivo perché dover aggredirmi per la mia modesta affermazione.

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Passando avanti, perché lo vedo che vi ho già un po’ rotto gli zebedei, Ieri si è acceso l’ennesimo dibattito su un post aperto da me (devo ammetterlo, in modo abbastanza veloce e senza prestare troppa attenzione). Ho chiesto quali fossero i metodi usati per sbloccare le scene, in cui gli scrittori si impantanano, perché avevo difficoltà a proseguire uno dei miei progetti.

Eccolo là il putiferio. Arrivano i fenomeni – autoproclamatisi geni della letteratura – che dicono che è una domanda cretina e che, se ci si blocca in una scena, è meglio abbandonare del tutto la scrittura. Devo ammettere che, pur rispondendo, ironicamente e ringraziandoli per la simpatia, io ci sono rimasto. Senza contare che tantissimi grandi della letteratura hanno affrontato problemi e blocchi nella redazione dei classici della nostra letteratura.

E, nel post, per continuare un po’ la mia flagellazione è arrivato un rimprovero. Questo, ve lo dico, meritatissimo. Non so che avessi per la testa, ma ho aperto il post, scrivendo “scrittor*”. Partendo dal presupposto che so benissimo che la parità di genere non va conquistata con la linguistica e che comunque l’asterisco non andava bene perché al femminile scrittore diventa scrittrice, mi sono preso delle scoppole terribili. E mi sono stati spiegati tutti i motivi per cui non andava bene scrivere a quel modo. Ragazzi, per carità, avevano ragione. Manco io lo so perché m’è venuto di scrivere così (di certo, adesso so che nei gruppi bisogna soppesare ogni parola prima di scriverla se non si vuole assistere a questi fenomeni di “patronizing”), però direi anche: ma cerchiamo un pochino di scendere dal piedistallo? 

Credo che schernire, insultare, far sentire piccoli gli altri sia solo una manifestazione di una meschinità e di una frustrazione che sentiamo nostra in prima persona. Bisognerebbe aprirsi ai dialoghi. I gruppi nascono per scambiare idee, se ogni volta che qualcuno parla viene aggredito, le cose non vanno più.

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Sarebbe bello creare un codice di comportamento dei social media, con tanto di regole e sanzioni. Magari disporre di cartellini gialli e cartellini rossi. Proprio come nel calcio. Aggredisci una persona, bene, non puoi connetterti per un breve arco di tempo a quel determinato social. La offendi pesantemente, basta, ti si blocca l’account. La tua presenza online non è di nessun profitto per te, né per chi si relaziona con te.

Invece, per esperienza personale, questa continua polemica, questo linguaggio aggressivo, viene visto come una manna da chi gestisce i social, perché attira la gente, perché fa accorrere altri utenti a vedere, a reagire a ciò che succede. Ma, francamente, l‘ambiente che si sta creando è davvero tossico. 

E non concepisco nemmeno come piattaforme social, tra cui facebook, accettino praticamente ogni tipo di espressione. Qualche tempo fa ho sperimentato la funzione “segnala” sul social, per capire quanto fosse sicuro navigare su facebook. Giuro di aver segnalato decine e decine di commenti che incitavano all’odio, alla discriminazione di genere, alla discriminazione razziale e alla discriminazione per orientamento sessuale. Solo uno di questi commenti è stato effettivamente “rimosso”, l’unico che conteneva una parola volgare, come se alle persone bersagliate facesse male leggere espressioni ingiuriose e non il contenuto in sé o la logica che si cela dietro i commenti di chi si prende le sue soddisfazioni e si sente forte in piattaforme online che dovrebbero promuovere lo scambio e la crescita personale, non la discriminazione e le logiche escludenti.

19 pensieri riguardo “L’etica e i social media: tutti i problemi che continuiamo a ignorare

  1. Ecco, quando leggo di queste piccole disavventure, mi rendo conto che a non partecipare alla vita dei social ci guadagno in salute mentale – ho già altri problemi, mi manca solo di litigare per sciocchezze con chi ha molto tempo libero…
    In genere, non è facile farmi arrabbiare in rete (capita, ma è raro) per un motivo: immagino uno scenario estremo in cui chi mi insulta sia solo un sofisticato bot – potrebbe, è gente che nella realtà non ho mai visto – e arrabbiarsi coi bot è tempo perso, non sono intelligenze reali, sono solo programmati per agire in quel modo 😛

    Riguardo ai tuoi dilemmi: è vero, bisogna parlare solo di ciò che si conosce, ma se ci si informa per bene su un luogo lontano, o se si inventa un mondo alternativo complesso in ogni dettaglio, si può parlare di qualcosa che si conosce, ecco la soluzione.
    Se poi a uno piaccia il verismo e non certi generi narrativi è questione di gusti e basta, strillare su Facebook non rende tutto più vero.

    Riguardo al bloccarsi nella stesura, potresti (potresti, eh! Non che tu lo abbia realmente fatto) aver commesso un errore di progettazione: dovresti rivedere la struttura della scena che ti dà problemi e farti domande sul perché si blocchi. Non sai come far agire un personaggio? Non sai come fargli avere un’informazione in modo credibile? C’è un personaggio che agisce in modo incoerente? Qualsiasi altra cosa?
    Rivedi il progetto della storia, forse c’è una lacuna nella progettazione di quella scena, o forse c’è un buco in una scena collegata, precedente a quella che ti dà problemi, o nella caratterizzazione dei personaggi coinvolti (motivazioni incoerenti o illogiche, per esempio).
    Scrivo questo perché quando mi pianto nella scrittura, di solito è perché sono stato poco scrupoloso in fase di progettazione – io non sono per la stesura “spontanea”, più vai avanti senza progettazione (o con progettazione insufficiente) e più è facile che saltino fuori le magagne.
    Magari non è la tua situazione, ma la mia te l’ho detta 😉

    Riguardo a scrittor*, sì, è brutto, la regola in italiano vuole che in un discorso generico, o parlando di un gruppo misto di soggetti maschili e femminili, si usi il maschile. Puoi anche usare entrambi, “scrittrici e scrittori”. Con buona pace della Boldrini, che probabilmente proporrebbe scrittora, pensando di poter influire davvero a favore della parità di genere imponendo modifiche linguistiche artificiali 😛
    Detto ciò, la scelta dell’asterisco in fine di parola, sui social, tende a indicare un sottinteso “politico”, diciamo, proprio in riferimento alle questioni di genere…
    Resta da capire se tu sia stato attaccato per questioni ortografiche o politiche, comunque sembra una reazione oltre misura, su una scala che va da 0 a petaloso 😛

    Mi sembra di aver capito che tu sia molto giovane, rispetto a me (sono sopra i 40) probabilmente devi ancora farti gli anticorpi. Col tempo, ti verrà un po’ più spontaneo lasciar correre su queste reazioni smisurate 😉

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    1. Tendo a considerare poco opportuno dire sempre di fregarsene. Sicuramente io sono molto più emotivo della media delle persone e anche le piccole tensioni diventano cose enormi da gestire. Ma io penso sempre che quando ci si relazioni con gli sconosciuti, si dovrebbe usare maggiore garbo e non dare per scontato che tutti abbiano gli “anticorpi”.

      Per me ci vorrebbe una rieducazione per chi usa i social. E soprattutto dovrebbero proporsi modelli meno caciarosi alla televisione e nel mondo politico. Perché non è così che ci si relaziona civilmente.

      Ti ringrazio per il tuo punto di vista su quando ci si blocca in una scena. Hai lasciato proprio un bel commento. Ne farò tesoro. Grazie 😊

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      1. Sai, non è tanto fregarsene, quanto cercare di rimettere tutto in una prospettiva più serena da gestire.
        So che non è facile, ma lasciar scivolare via la bruttezza dei rapporti – almeno, di quelli in cui non sei coinvolto personalmente, ma “virtualmente” – è una capacità necessaria per non farti bruciare tempo ed energie creative da certi “vampiri”.

        Riguardo alla scrittura, se ho potuto esserti utile, ne sono lieto. Buon lavoro 😉

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  2. Purtroppo avere a che fare sui social è sempre rischioso, soprattutto su Facebook, che, come dici, è spesso usato per sfogare frustrazioni: giusto ieri mia mamma mi raccontava di essersi presa un insulto così dal niente semplicemente per aver contraddetto un post con cui non era d’accordo. I social ormai sono il depositato del peggio che si trova su internet, ed è anche per questo che difficilmente io ci scrivo qualcosa e i giovani tendono ad approdare su altre piattaforme, come Instagram o Tic Toc; la comunicazione lì è limitata, cerro, ma proprio per questo sei anche più protetto da queste cattiverie.

    Anche perché i dubbi che hai sollevato sono legittimi argomenti di conversazione, soprattutto in un gruppo dedicato. Il problema sono le persone che sentono di avere la verità in tasca e non si fermano a considerare che le parole, anche se scritte, possono fare dei danni.

    Detto questo mi vado a nascondere perché sono proprio uno di quei nazi che maltollerano l’uso degli asterischi al posto delle desinenze; chiedo scusa, ma è una cosa che mi fa l’effetto del drappo rosso davanti a un toro.

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    1. Ma non ti nascondere. Ho fatto mea culpa. È stata forse la prima volta che l’ho usato l’asterisco. E sono pienamente d’accordo con le motivazioni per cui non andrebbe usato!
      Per me era un po’ come usare il “cmq” nei messaggi. Ma evidentemente c’è molta disapprovazione sociale su queste forme di abbreviazioni!

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  3. io penso che tutti siano liberi di pote5r commentare,però con un minimo di intelligenza. sono d’accordo con te quando dici di aver sentito decine e decine di commenti che incitavano all’odio, alla discriminazione di genere, alla discriminazione razziale e alla discriminazione per orientamento sessuale. non sono solo da rimuovere, ma non dare più la possibilità a chi li hascritti di poter continuare a commentare

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    1. Esattamente. Invece per farti un esempio chi gestisce facebook magari rimuove un “vaffanc**lo” detto scherzosamente piuttosto un commento in cui si dice che le donne devono essere schiave dell’uomo o che gli omosessuali uccisi.

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  4. Basterebbe semplicemente chiedersi: “Risponderei allo stesso modo se mi trovassi davanti questa persona?”. Sono quasi del tutto sicura che molti famosi leoni da tastiera perderebbero tutta la loro spavalderia se non si trovassero dietro a uno schermo. Il problema che riscontro sui social è che purtroppo si sono persi i modi garbati ed educati: si può essere in disaccordo con le opinioni altrui, ma la cultura dovrebbe lasciare degli strumenti attraverso i quali si è in grado di avere un confronto rispettoso e costruttivo, senza denigrare l’altro per affermare la propria presunta superiorità. Molto spesso è più facile attaccare che argomentare.
    In ogni caso, non farti scoraggiare Giovanni! Un caro saluto

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    1. Non mi scoraggio, continuo a pensare che, specialmente quando desideri farti conoscere, relazionarsi nei social sia un obbligo e non una scelta. Quindi continuerò. Cercherò di capire, però, in quali gruppi esiste una moderazione e la gente non è lasciata a dare libero sfogo ai suoi malanimi. Grazie mille per il commento! 🙂

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  5. Mi dispiace molto per questa tua brutta esperienza, ma è il motivo per cui non ho mai aperto un account su un social.
    Hai ragione, dovrebbe esserci una specie di regolamento, come quello dei vecchi forum dove se trasgredivi venivi bloccato, ma penso che costerebbe troppo dato che ci vorrebbero delle persone addette e Zuckerberg non pensa altro che a fatturare il più possibile. Di recente ho letto che Twitter per risparmiare ha agglomerato gli uffici europei, quindi ha aumentato il lavoro in una sede comunque rimasta come era.
    Riguardo alle segnalazioni: in alcune serie tv americane ho visto che c’erano una sorta di uffici di controllo dei contenuti dei social nei quali si rimuovevano immagini e post ritenuti gravi, ma mi sa che era tutto inventato data la realtà della situazione odierna.
    Ci sono delle leggi al riguardo (almeno per l’incitamento all’odio e l’omofobia), ma penso che deve essere la “vittima” a denunciare e poi sappiamo bene come funziona la giustizia italiana.
    Per quanto riguarda il tuo problema tecnico non so proprio come aiutarti dato che anche io a volte ho dei blocchi che poi spariscono semplicemente con il tempo, ma scrivendo solo per diletto non me ne faccio troppo un cruccio.
    Mchan
    Ps: scusa per il papiro 😜

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    1. No, anzi grazie per il tuo commento. Mi ha fatto piacere leggere il tuo punto di vista. Le leggi in materia esistono, ma la responsabilità degli Internet Service Provider come Facebook è una questione molto dibattuta e il social sembra fregarsene di quello che succede al suo interno. Chi è incaricato di superivisionare le segnalazioni o è un leghista razzista omofobo e misogino o è proprio la linea guida della community di far imperversare certi contenuti.

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      1. Che poi se metti il bottoncino segnala almeno controlla altrimenti mi sa di presa in giro. Ho letto di pagine innocue su instagram fatte chiudere solo perché si sono mobilitati in migliaia a segnalare, ma solo per una questione di ripicca perché non c’era davvero nulla di offensivo. Quindi penso che non stiano lì a guardare cosa è segnalato ma solo il numero ed è davvero una linea guida stupida dato che come dice il proverbio “la madre dei cretini è sempre incinta”
        Mchan

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