Recensione di “Adaline – L’eterna giovinezza”

Ieri sera mi sono dilettato nella visione di un film, consigliatomi da un’amica, ovvero “Adaline – L’Eterna Giovinezza” (titolo italiano di “The Age of Adaline”).

Si tratta di un film del 2015, diretto dal giovane regista Lee Toland Krieger, con protagonisti Blake Lively, Michael Huismann e Harrison Ford.

La Trama in breve:

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Adaline è nata nel 1908 e, alla soglia dei trent’anni, finisce per essere vittima di un accadimento paradossale. Dopo un incidente automobilistico, infatti, viene riportata in vita dalla scossa di un fulmine. Il fulmine, però, ne altera il DNA e il processo di invecchiamento. Il risultato di questo evento la porterà a non poter invecchiare e a fuggire, da una città all’altra, con il terrore di diventare una cavia per esperimenti. La fuga, però, diviene un’ossessione per lei, al punto di decidere di non legarsi più a nessuno, smettendo di credere di poter essere felice, da sola o insieme a un uomo.

Cosa ne penso:

Devo ammetterlo, non so cosa si aspettassero i critici o, in generale, coloro che non lo hanno apprezzato. Forse, a causa del cast, si erano create aspettative troppo elevate che il film non è riuscito a rispettare, ma ritengo il film piacevole. Non è un capolavoro, né un film d’autore. E’ un film che non entusiasma, ma intrattiene.

Non è un film profondo. Questo è il grande tranello. Al di là di una narrazione volta a enfatizzare i “drammi” vissuti da Adaline, il film rimane sempre sulla superficie, senza emozionare troppo.

D’altra parte, però, è impossibile individuare errori registici o attoriali significativi che possano giustificare l’accoglienza freddina che il film ha suscitato. Se dovessi dare un voto a questa pellicola, darei con serenità un 6.5, che non è poi un risultato drammatico.

Cosa non mi è piaciuto:

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Devo essere sincero, ho trovato alcuni elementi del film abbastanza piatti. Per esempio il rapporto tra Adaline e la figlia. Pensateci per un attimo: quanti di noi accetterebbero con serenità che nostra madre dimostra cinquant’anni meno di noi? E, per di più, che abbia l’aspetto di Blake Lively… Insomma, io non ci credo che la figlia sia così serena nel fare da tappezzeria, mentre la madre continua a essere giovane e a vivere la sua vita.

A mio modo di vedere, un simile rapporto doveva essere ritratto in scala di grigi, e così non è stato.

Così come non si è data grande importanza al fatto che Adaline sia stata prima con il padre (Harrison Ford) e poi con il figlio (Michael Huismann). Ragazzi, Freud con un film del genere ci avrebbe sguazzato. Ma io non avrei mai pensato di rappresentare un uomo che, ritrovando la donna della sua vita smarrito, la spronasse a rimanere per stare col figlio. Dai, un minimo di complessità, di ambiguità.

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Invece, “The Age of Adaline” rimane inspiegabilmente pulito, candido, seppure la storia che porta in scena abbia dei chiaroscuri mica da ridere. La tragicità, insomma, poteva essere fatta risaltare molto, molto di più.

I punti forti del film:

Del film, invece, apprezzo una recitazione convincente di Blake Lively, che, in altre pellicole, m’era sembrata un po’ monoespressiva. In questo film se la cava bene, anche se continuo a non trovarla strepitosa.

Ho apprezzato anche l’impianto narrativo tradizionale, che accompagna e accoglie in modo caloroso lo spettatore.

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