Fantasy tropes: l’ambientazione medievale dei libri fantasy

Buongiorno amici, dopo aver fatto un salto nei topoi letterari della narrativa romantica, oggi iniziamo ad avventurarci nel mondo fantasy. 

Come sapete, anche dal tipo di storie che mi piace scrivere e leggere, sono un grande appassionato di fantasy, quindi sarà un piacere parlare con voi di quelli che sono i tropes più diffusi e ancora più legati a questo genere. 

Oggi parliamo di ambientazione medievale o pseudo-medievale.

Sui fantasy ambientati nel Medioevo o in un Medioevo fittizio si parla moltissimo. Molti patiti del genere pensano, in verità, che sia tempo di abbandonare questo setting e di prendere le distanze da Tolkien, che, più di ogni altro, ha creato un punto di riferimento per gli autori che si cimentano con il genere.

Altri, ovviamente, continuano ad apprezzare l’ambientazione e, tutt’oggi, possiamo facilmente accorgerci di quanto il pubblico continui ad amare le atmosfere pseudomedievali. Basti pensare al successo di alcune serie televisive ambientate in mondi narrativi con alcune o molte caratteristiche del Medioevo europeo (grandi castelli, una forte presenza dell’elemento religioso, sistema feudale, cavalieri e così via). 

Per non parlare del successo straordinario avuto dalla saga de “Il trono di spade“. Possiamo dire, senz’altro, che, per la massiccia influenza nella cultura popolare contemporanea, l’universo narrativo di George R. R. Martin è il “Tolkien” della letteratura fantasy contemporanea.

Devo ammettere, però, che per scrivere questo articolo pensavo di poter reperire più materiale, ma i contenuti relativi a questo setting sono piuttosto carenti di riflessioni o dettagli. Quindi, proviamo a riflettere insieme.

Perché l’ambientazione (pseudo) medievale ha questo successo?

Le battaglie

Penso che un elemento fondamentale di un buon fantasy sia “l’azione”. Le scene di guerra e le battaglie per sopravvivere. I duelli con la spada hanno nel nostro immaginario un’aura quasi leggendaria. 

Penso che la narrazione epica e le gesta dei cavalieri abbiano influenzato la letteratura più di quanto potremmo credere. 

Combattere con spada e scudo suscita più emozioni che un conflitto con armi da fuoco, perché abbiamo l’idea che in una battaglia fra cavalieri vinca il più bravo, il più determinato. Colui che, in poche parole, incarna maggiormente il ruolo dell’eroe o quello che, a nostro dire, dovrebbe essere una vera e propria figura eroica. 

Evadere dalla realtà

Non dobbiamo sottovalutare che il romanzo fantasy nasce per una forte esigenza di evasione, quindi un’atmosfera differente dalla nostra realtà ci permette subito di allontanarci dalla nostra realtà.

Per di più il Medioevo viene ricordato come un’epoca oscura e misteriosa, dominata dalla superstizione. In fondo, le basi per immaginare una realtà piena di fantastico, di demoni e di malvagità soprannaturale, sono nella stessa cultura popolare che è stata tramandata dal Medioevo e riguardo al Medioevo stesso.

Era un periodo in cui le leggende superavano le narrazioni reali e c’era una grande paura del soprannaturale.

L’elemento religioso

La superstizione era alimentata da una cristianità a cui molti facevano appello per combattere le incertezze di una realtà piena di insidie. 

La stessa indagine sulla religione e sulle conseguenze che una fede eccessiva possono procurare sulle persone diventa un obiettivo dello scrittore che si cimenta con un’ambientazione fantasy-medievale. 

A dire la verità, spesso si preferisce non fare riferimento alla cristianità in sé per evitare controversie, ma si creano culti fittizi per approfondire tutte le contraddizioni e gli effetti negativi di credere in maniera smodata in qualcosa di trascendente. 

Libri consigliati con un’ambientazione pseudo-medievale?

Il signore degli anelli

Game of Thrones

Il ciclo dell’eredità 

11 pensieri riguardo “Fantasy tropes: l’ambientazione medievale dei libri fantasy

  1. Manca – scusami – una considerazione a proposito di un elemento che ha un certo peso: l’interesse per le narrazioni di ambientazione medievale è nato già nel… Medioevo, con i romanzi del ciclo arturiano, quelli di Chrétien de Troyes, i grandi lais narrativi di Maria di Francia e così via. Nell’epoca rinascimentale, quando il Medioevo era considerato in modo totalmente negativo, si collocano cionondimeno i poemi cavallereschi dell’Ariosto, del Pulci e del Tasso, tutti ambientati nei cosiddetti secoli bui. In età barocca il fascino del Medioevo subisce un forte appannamento, ma rinasce con vigore durante il Romanticismo, quando vengno pubblicati numerosi romanzi storici – fra i più celebri, quelli di Walter Scott. Senza tutto questo alle spalle non ci sarebbe stato nemmeno Tolkien, per tacer di Martin 😉
    Ciao!

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    1. Chiedo venia, il Pulci ovviamente non si colloca nel Rinascimento 🙂
      Del primo Barocco vorrei citare poi le parodie del genere cavalleresco, con Cervantes e Tassoni: a riprova del fatto che, anche se con intenti satirici, alle ambientazioni medievali e affini si continuava a far ricorso.

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    2. Non ho mai detro che Tolkien si sia inventato tutto di sana pianta. Il fatto che non abbia fatto un excursus storico non significa che non sia a conoscenza di Chretien de Troyes (quando ho parlato di influenza della narrazione epica e della narrazione delle gesta dei cavalieri mi riferivo essenzialmente a quello, ma non ho approfondito). Mi fa piacere che tu voglia approfondire un aspetto nel tuo commento, ma ti assicuro che non è in contraddizione con quanto ho detto. Non avevo alcuna aspirazione di completezza nel mio articolo.

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      1. Allora ho frainteso. Anche io so bene che Tolkien – anche per un fattore puramente storico – doveva avere delle influenze. Tra l’altro a scuola ero parechio interessato al ciclo arturiano. In questi anni ho cercato libri che lo rivisitassero, ma non ho trovato ancora niente. Magari se faccio un articolo sulla figura dei cavalieri, completo la riflessione, sfruttando i tuoi spunti. 😊

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      2. Di rivisitazioni del ciclo arturiano se ne sono fatte in abbondanza e da sempre. Fra quelle recenti hanno avuto un notevole successo la “trilogia di Merlino” di Mary Stewart, il “ciclo di Avalon” di Marion Zimmer Bradley e “Il romanzo di Excalibur” di Bernard Cornwell, ma ci sono anche altri autori interessanti, per esempio l’italiano Paolo Ciampi (In compagnia di Re Artù, 2019).

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  2. Ci si può allontanare da Tolkien anche senza allontanarsi dalla atmosfera pseudo-medievale o presunta tale!
    La stessa atmosfera in questione NON nasce da Tolkien, ma prende spunto dai cicli arturiani e dal romanzo epico-cavalleresco, nonché dall’epica norrena.
    Molti autori si sono distanziati dall’archetipo tolkieniano pur maneggiando l’ambientazione medievale: Terry Brooks ha creato un ibrido tra sci-fi e high fantasy, Eddings ha creato un sistema su nazioni e popoli con indoli ben precise, Gaiman ha dato una sua versione più “fiabeggiante”.

    Due delle caratteristiche importanti dell’epic fantasy, poi, sono l’avventura e la crescita del romanzo.
    In particolare la seconda, dato che il personaggio cresce, matura dentro e fuori proprio secondo lo schema del Bildungsroman!

    Bell’articolo, Giovanni! Iscritto (se vuoi ricambio, parlo molto spesso di fantasy 😉 ).

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