Okay, forse non c’è mai davvero il bisogno di questi post perché nessuno è mai tenuto a dare giustificazioni e forse non è nemmeno interessante capire chi c’è dietro gli articoli, le riflessioni, le analisi e gli editoriali, tuttavia oggi sento il bisogno di tornare a “personalizzare” il mio blog.
Ci sono molte cose di cui vorrei parlare e molti piccoli fastidi e fallimenti che mi sentivo di riportare e condividere con chi avrà la pazienza di leggere il post.
Quarantena e post quarantena
Incomincio col dire che quest’anno è uno di quegli anni di cui fatico a salvare qualcosa. È strano. Sembra che tutte le cose vadano sempre male e, se non male, un po’ peggio di quello che ci si aspetta. Ed è una cosa che sta avendo un’influenza importante sulla mia psiche e sulla mia motivazione.
È un momento davvero bizzarro per me, perché, da una parte, sento di essere cresciuto rispetto all’anno passato, dall’altro, mi sento ancora in mezzo al nulla e senza obiettivi chiari di fronte a me.
Di solito, il mio modo di reagire ai passi falsi è stato quello di impegnarmi di più, di metterci ancora più determinazione e volontà per far ricredere chi non ha creduto in me e nelle mie potenzialità. In questo momento, invece, mi sembra che ogni strada sia un immane Everest da scalare. E io sono a corto di bombole di ossigeno.
Non so se rendo bene il concetto.
La quarantena è stata una fase di stallo. A suo modo persino piacevole. Essere fermi, quando tutto il mondo è fermo, pesa di meno. Quando si riparte, è più complicato. Inizi a chiederti davvero “e ora che faccio?”.
Oltretutto, per una persona che lotta con la propria autostima ottenere risultati peggiori o comunque al di sotto delle aspettative può essere una brutta gatta da pelare.
Da quando è finita la quarantena alcune cose sono andate storte e, ultimamente, anche i piccoli errori e le piccole critiche pesano moltissimo.
La vulnerabilità va apprezzata
Mostrarsi vulnerabili non è mai una scelta giusta in un mondo di squali, ma sento che per me è importante mostrarmi per come sono e dare una spiegazione ai cambiamenti che sto vivendo e che, in qualche modo, traspaiono anche dalle mie pagine social.
Ma parliamo in modo più concreto, per evitare che questo post rimanga privo di senso.
Il più grande fattore di squilibrio di questi mesi è la completa incertezza sul futuro. Mi ritrovo con una laurea (e una specializzazione a breve) in un ambito che ormai non offre quasi nessuno sbocco nel settore privato. Sono in stasi con il concorso di cui ho passato la preselettiva e non riesco a ritrovare la motivazione per studiare.
Spero che chiudere questo percorso di studi – con il diploma che prenderò a luglio – mi aiuti a rifiatare, perché gli ultimi mesi sono stati un po’ tossici perché non mi sono sentito giudicato in maniera equa per i miei ultimi lavori, a dispetto di tutto l’impegno che ci ho messo. E quando fai qualcosa che non ti piace, ti impegni più degli altri e ottieni pure risultati insoddisfacenti, vi assicuro che non è uno spasso.
Sul fronte scrittura avrei molto da dire. Per la prima volta da un anno a questa parte non mi sento motivato. In questi mesi ho ricevuto due proposte editoriali (che non mi hanno convinto per nulla) a fronte di 4/5 rifiuti per un romanzo che ho nel cassetto. D’altra parte, Cronache di un vampiro ha significato un netto miglioramento in termine di letture/vendite rispetto al passato. Però, di tanto in tanto, becchi anche quella critica spietata che ti fa girare le palle, specialmente perché poi ti ritrovi romanzi scritti nemmeno in italiano sul maschilista che spupazza la donna senza personalità con 150 recensioni positive e ti chiedi “perché sempre a me?”. Ma anche quando vedi quello che posta l’aforisma come “il cielo è blu ma tu non me la dai più” su IG e si becca cinquemila commenti tipo “quanto sei bravoh”, mi viene da chiedermi se abbia senso impegnarsi per cercare di fare qualcosa di meglio e di più ambizioso.
Non dico di essere uno scrittore perfetto o di essere arrivato. Si migliora sempre, ogni giorno. E bisogna sempre mettersi in discussione. Penso che la mia prosa sia migliorata moltissimo in un anno. Tra l’altro, parlando di scrittura, mi sento di condividervi questo video. Mi ha davvero svoltato la giornata:
Ma non è tutto. Anche quest’anno ho partecipato a “Ioscrittore” e il risultato mi ha davvero stranito. Non ho passato nemmeno le prime selezioni. Il problema è che avevo cinque recensioni positive e quattro negative in cui mi si criticava per cose che a me, onestamente, fanno ridere. Mi è stato detto che non potevo ambientare il mio romanzo in Sicilia (io sono siciliano), mi è stato detto che i cognomi dei personaggi non erano abbastanza belli (erano nomi diffusi sul territorio), mi è stato detto che non se ne poteva più del genere di cui stavo scrivendo (peccato che avevo proposto un thriller, ed è il genere che vende di più in Italia). Commenti che dicono assolutamente nulla sulla mia capacità di scrivere, sulla mia prosa, sul mio registro o altro. Mi hanno solo detto che dovevano penalizzarmi perché non volevano leggere un libro di genere thriller ambientato in Sicilia.
Nota a margine: capita spesso che chi critichi quello che scrivo, mi dice “si vede che hai letto tutti i libri di tizio, e lo stai copiando”. In questo caso mi è stato detto che ho letto tutti i libri della Sellerio e ho provato a farne una copia carbone. Parola mia che non ho letto mai un libro Sellerio, quindi fare menzione della mia abilità da navigato emulatore lo considero assolutamente un complimento.
Purtroppo, molti sono ossessionati dall’originalità. Andare a triturarmi le palle sull’originalità quando io mi sono sempre proposto o mi proporrò sempre come uno scrittore di generi popolari è un po’ un controsenso. Probabilmente, ancora non si sente in modo chiaro la mia voce, ma sarebbe assurdo se riuscissi a far scomparire dalla mente i più grandi di un genere cimentandomi nello stesso genere letterario. Sarei davvero uno su un milione se ci riuscissi, specialmente considerato che scrivo in maniera costante da poco più di un anno e mezzo.
È sbagliato e fa male far pesare a qualcuno il confronto con i più grandi, con chi è venuto prima di te. Sicuramente ci sarà un motivo se hanno avuto quel successo, ma non è affatto incoraggiante valutare quello che si scrive solo in un’ottica di comparazione con i capolavori della letteratura. Non è una critica costruttiva. Fa innervosire e basta. Come a dire “o sei un fenomeno o non vali niente”.
Tra l’altro poi mi sono sentito abbastanza idiota per avere valutato positivamente anche coloro che, a fronte di un buon italiano, si vedeva che avevano poca dimestichezza con un registro letterario e con la punteggiatura tipica della prosa letteraria e non tecnica/didattica. Sono stato davvero uno zuccherino a confronto di chi mi ha giudicato nel concorso. Ma, in generale, ho sempre pensato che scrivere un libro è qualcosa di estremamente difficile e ho cercato di vedere il positivo anche in libri pieni di imperfezioni. E non è affatto vero che le critiche aiutano più degli incoraggiamenti. Dipende dalla persona.
Infine, sempre parlando di opere, ieri mi è presa un po’ una collera perché avevo fatto qualche errore nel creare la copertina del mio ultimo libro – Generazione Seriale – e la versione cartacea, vuoi i miei errori, vuoi la bassa qualità delle “stamperie” Amazon, era davvero orrenda.
Adesso ho optato per qualcosa di decisamente più semplice e stilizzato, anche se mi dispiace per chi ha preso il libro con la prima copertina e non con quella che ho creato ieri sera. Era troppo ambizioso anche il tentativo di utilizzare un mio disegno. Purtroppo si sente sempre più l’esigenza di avere un aiuto professionale dal punto di vista grafico e dell’impaginazione. Seguire tutta la filiera, a volte, è davvero difficile e rinunci a qualcosa in termini di qualità, ma per il momento non ho risorse da investire ma solo tanta, tantissima passione e voglia di raccontare.
Cambiamenti
Ho voluto scrivere questo lungo post sfogo perché vorrei che questo mese fosse un mese di cambiamenti. Vorrei davvero azzerare tutti gli errori e i passi falsi fatti finora.
Confessare i propri piccoli fallimenti per me è terapeutico. È il mio modo di dire a tutti che non mi arrendo, che, in un modo o nell’altro, la forza la troverò. Troverò il modo di essere più forte in questa lunga tortuosa strada che non so dove mi sta portando né dal punto di vista della carriera né dal punto di vista della scrittura e del blogging.
Ecco, sì, parlando di blogging. Ho deciso di seguire una nuova linea ed essere meno multitasking. Mi sto concentrando su WordPress e sto provando a fare mia un’indicazione di alcuni esperti di marketing – “take massive action” -. Quindi, più articoli, più contenuti, più tempo speso sul blog perché voglio aumentare le visualizzazioni.
Quando sarò soddisfatto del rendimento del blog, penserò a una nuova serie di video. E stavolta voglio tornare a parlare di fronte alla telecamera, perché è tempo che mi eserciti davvero con il public speaking, che è una skill che mi manca e di cui ho bisogno. E poi penserò anche a come rendere più “carino” il mio feed di Instagram.
Da domani spero anche di trovare le energie giuste per riprendere la stesura del secondo volume di “Cronache di un vampiro”. Spero che sarà ancora più bello, ancora più oscuro, ancora più interessante e anche più lungo e profondo del primo.
Si riparte. Il bello è che, fino a quando non ti arrendi, hai sempre la possibilità di ripartire.
temo che anche io mi ritroverò in una stasi non appena avrò la mia laurea che neppure mi piace 😦
cmq, con il blog stai procedendo molto bene e vedo che molti citano i tuoi libri, per cui tieni duro 🙂
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Grazie Tony. Grazie davvero 😊
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