Cinque errori da correggere quando si inizia a scrivere

Spesso quando si parla di scrittura creativa si tende a dimenticare che un aspetto fondamentale è l’ottima conoscenza della lingua italiana. Da qui l’idea di fare un articolo di tipo diverso rispetto ai precedenti post sui consigli di scrittura.

Oggi proviamo a enumerare una serie di errori che si commettono quando ci si cimenta con la prosa e con l’utilizzo di un registro letterario. Una serie di difetti “stilistici” – anche perché non sempre si tratta di veri e propri errori grammaticali – che dovrebbero essere evitati quando si scrive.

  • La particella “Vi”

La particella “vi”, per molti ormai, è un vero e proprio campanello d’allarme. Ricorre al “vi” chi ha poca dimestichezza con la lingua e prova in modo errato a elevare il suo stile. Ormai il “vi” è caduto in disuso e il suo utilizzo all’interno di un racconto o di un romanzo può davvero disturbare il lettore.

Alcuni sconsigliano anche l’utilizzo del “ci”, ma, a parer mio, si tratta di un eccesso. Dipende sempre dal registro che si utilizza. Se si utilizza un registro medio, una frase come “Ci sono giorni in cui non hai nemmeno la voglia di alzarti dal letto” non mi sento di bocciarla a prescindere. Bisogna anche vedere quale sia il punto di vista del narratore, il lettore e, in generale, il tono con cui l’autore si vuole rivolgere ai fruitori della storia.

  • La paratassi è pericolosa per chi è alle prime armi

Magari nel parlato siamo tentati di raccontare attraverso l’utilizzo di molte frasi coordinate fra loro (es. Marco è andato al bar, doveva offrire un caffè alla collega, la collega è arrivata e hanno chiacchierato a lungo). Nel linguaggio scritto il ricorso alla paratassi è assai rischioso. Si rischia di creare periodi lunghi, arzigogolati e difficili da comprendere per il lettore.

Tuttavia, ci sono scrittori navigati che riescono a cavarsela bene anche con uno stile paratattico. Ad esempio, in questi giorni sto leggendo un libro della saga di Shadowhunters e l’autrice, Cassandra Clare, ricorre in modo abbondante alla paratassi e lo fa in modo molto scorrevole.

Insomma, è un’arma a doppio taglio. Se non siete troppo sicuri della vostra qualità di scrittura, forse conviene “fare una scelta più conservativa” e ricorrere a periodi più brevi (es. Marco è andato al bar per offrire un caffè alla collega, che è arrivata pochi minuti dopo. Hanno passato un piacevole pomeriggio al bar, chiacchierando davanti al bancone).

  • Le ripetizioni

Okay, questo è il mio tallone d’Achille e la cosa su cui cerco di migliorare di più. Non si tratta di un errore vero e proprio, ma utilizzare un vocabolario vario ed evitare la ripetizione di termini o di espressioni nell’arco di poche righe è uno degli aspetti più difficili da curare, quando ci si mette a scrivere prosa.

Quindi, tanto labor limae per evitare ripetizioni che possono infastidire il lettore, spezzando il ritmo della lettura e rendendo la narrazione meno fluida.

  • La d eufonica

Fino a qualche anno fa, era frequentissimo leggere sul giornale, sui blog e persino in alcuni romanzi la d eufonica utilizzata anche in maniera impropria. Cosa si intende per uso improprio della d eufonica? Si intende quando si aggiunge la d a una vocale seguita da un’altra vocale.

Infatti, la d eufonica va utilizzata solamente quando la parola che segue inizia per la medesima vocale a cui si deve aggiungere la d (utilizzo corretto: ed era, utilizzo incorretto: ed ancora).

La d eufonica, tuttavia, può essere ancora utilizzata nelle espressioni consolidate nella nostra lingua, come “ad esempio” o “ad un tratto”.

  • Andare a capo nel discorso diretto

Molti autori alle prime armi non sanno come comportarsi quando si deve andare a capo in un discorso diretto. La regola è semplicissima. Si può andare a capo senza chiudere il discorso diretto con le caporali o con il trattino («, -) e mettere i segni di interpunzione di chiusura del discorso diretto solo alla fine del discorso diretto.

Tuttavia, è preferibile, secondo molti, intermezzare le parti troppo lunghe e corpose di discorso diretto, con alcuni incisi che descrivono chi sta parlando, chi sta ascoltando o il contesto in cui il dialogo sta avendo luogo.

6 pensieri riguardo “Cinque errori da correggere quando si inizia a scrivere

      1. Nemmeno io ci vado matto, se la ripetizione avviene troppo spesso in un intervallo breve. A volte cerco di supplire coi pronomi, ma la frase si annoda e diventa poco leggibile…
        Non è un problema di facile soluzione.

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