Recensione di “Idillio sulla High Line” di André Aciman: un amore senza magia

“E poi ti rendi conto che in realtà nemmeno tu hai tanta voglia di interagire e che è questo il momento in cui la gente muore, quando non ha più niente da dire. Quando non parla più. Non si tocca più. Non si abbraccia più.”

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Uno dei libri acquistati durante il Salone del libro è stato “Idillio sulla High Line” di André Aciman. È la terza volta che mi approccio a un’opera dello scrittore egiziano e, come capitato anche l’ultima volta, posso dire di non esserne rimasto soddisfatto.

Idillio sulla High Line ci racconta la storia di un uomo e una donna non più giovani che si incontrano durante le selezioni per la giuria popolare. Tra i due è evidente da subito una certa affinità che si trasforma in un’accattivante sintonia che li spinge a spendere sempre più tempo insieme, a dispetto del contesto, dell’età, dei rispettivi coniugi e delle diversità che li separano.

È la storia di un colpo di fulmine in un momento non più verde dell’età, che mette in discussione tutto e che permette a entrambi di riflettere sull’importanza delle emozioni autentiche, a discapito della noia, della routine e degli amori coniugali che si spengono, logorati dall’abitudine e dai piccoli fastidi.

È un romanzo che offre una serie di riflessioni corrette, un paio di frasi poetiche ma che manca totalmente di magia.

Sembra quasi un esercizio di scrittura per Aciman.

Parlando di amori fra protagonisti non più giovani, viene subito il paragone con “Le nostre anime di notte” di Haruf. Ma è un confronto che fa impallidire il romanzo di Aciman. Nel libro di Haruf c’era tutto, c’era emozione, c’era un’analisi vincente e brillante dei sentimenti. In quest’opera, invece, non c’è nulla di eccezionale, nulla che ti incolli alle pagine o che ti faccia rimanere a bocca aperta.

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