Recensione di “Cambiare l’acqua ai fiori”: un meraviglioso libro sulla nostalgia

Buongiorno, amici lettori della pagina.

Oggi parlo di un libro di cui si è parlato davvero tanto l’anno scorso. Forse il libro più consigliato degli ultimi tempi.

Di solito non sono mai d’accordo quando mi approccio a un prodotto che è stato descritto come la cosa migliore inventata dopo la pizza, ma stavolta mi sono dovuto ricredere.

Oggi recensirò, infatti, un libro che è stato in grado di stupirmi e che è, di certo, entrato nella classifica dei miei 20 libri preferiti, ovvero “Cambiare l’acqua ai fiori”.

DI COSA PARLA CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI?

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Il romanzo della Perrin esplora la storia di Violette Toussaint, una guardiana di cimitero con un passato drammatico alle spalle. Orfana, moglie di un uomo egoista e narcisista che non si è mai preoccupato delle sue esigenze, ma anche donna alle prese con un lutto tanto crudele da cambiare la sua vita in modo permanente.

Si tratta, andando per approssimazione (perché è difficile riassumere quest’opera in poche parole o usando etichette generali), di un romanzo sentimentale e introspettivo che, a un certo punto della storia, porta avanti anche un’indagine. Non do ulteriori spiegazioni perché rischierei di spoilerare quello che è il fulcro narrativo della storia (che il lettore scopre soltanto dopo aver letto più di un quarto del libro).

Questo libro, a mio avviso, inoltre, ha una spiccata vena orientale. Potrebbe essere pubblicato con il nome di un autore giapponese (a me ha ricordato un po’ il Murakami di Norwegian Wood) e nessuno si insospettirebbe. Il modo di narrare della Perrin, infatti, è molto lontano dalla pragmaticità occidentale. C’è attenzione per i dettagli, cura per le piccole cose e una ricerca costante della completezza. Ogni scena è come una fotografia (la Perrin, non a caso, è una fotografa professionista) che deve cogliere alla perfezione gli stati d’animo dei protagonisti ritratti.

LO STILE DELLA PERRIN

Per approfondire, mi sento di dire che la Perrin è una scrittrice dotata che viola ogni canone di storytelling moderno. Spazia da un narratore onniscente ai punti di vista dei singoli personaggi, ricorre a volte anche ad aforismi (che diventano una sorta di voce fuori campo che accompagna delicatamente il lettore) e sovrappone piani temporali.

L’autrice che ha lavorato nel cinema (e ha ricevuto molti premi per il suo lavoro) crea un’intelaiatura che sembra quasi quella di un film piuttosto che quella di un romanzo.

E, devo ammetterlo, leggendo il romanzo ho subito pensato che impazzirei all’idea di vedere un film tratto da questo libro.

IL MIO GIUDIZIO

Raramente giudicare un libro è così facile come in questo caso.

Devo ammettere di avere apprezzato ogni aspetto dell’opera. Credo che pochi autori riuscirebbero a introdurre il punto focale della narrazione così tante pagine dopo l’inizio della storia e a creare comunque un prodotto in grado di incollare i lettori alla lettura sin da subito.

Penso, inoltre, che la Perrin sia riuscita nell’intento di creare un’opera trasversale che parla di natura umana, che fa riflettere, che offre spunti poetici e allo stesso tempo racconta una storia interessante.

Cambiare l’acqua ai fiori è un libro che ha tutto e che, proprio alla luce della sua “poliedricità”, penso possa piacere davvero a tutti i lettori.

LA VERA PROTAGONISTA DEL ROMANZO È LA NOSTALGIA

Esistono pochi romanzi in grado di descrivere la nostalgia, rielaborarla e sublimarla come accade in “Cambiare l’acqua ai fiori”.

Essenzialmente, potrei dire che si tratta di un romanzo che parla di una vita già finita che, però, continua. Quella di Violette non è però una rinascita. È un tempo che Violette ruba alla morte. Trova il modo di riparare tutte le ferite, di riattaccare i cocci rotti, senza, tuttavia, ritenersi pronta a vivere di nuovo.

Il passato è una ferita aperta che non può guarire. E io credo che la Perrin descriva alla perfezione la vita sotto un punto di vista particolare: più andiamo avanti, più amiamo e più perdiamo. Amare, dare se stessi agli altri, sono, per un certo verso, delle anticipazioni della perdita. Più diamo, più abbiamo e più perdiamo. E le perdite – più o meno grandi – diventano un bagaglio, a volte, troppo pesante per riuscire a credere che ci sarà una rinascita, che la vita tornerà a essere talmente bella da farci dimenticare ciò che abbiamo perso.

Cambiare l’acqua ai fiori, però, non è un libro che deprime. Violette è una combattente. È una donna che non accetta di essere già morta e trova il modo di scendere a patti con la propria esistenza, trova la medicina al dolore. È solo che, nel libro, si scorge una verità:

La medicina al dolore non è la felicità. L’essere umano ha bisogno di qualcosa di più.

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2 pensieri riguardo “Recensione di “Cambiare l’acqua ai fiori”: un meraviglioso libro sulla nostalgia

  1. Ho iniziato questo libro da un paio di giorni e mi ha presa così tanto che sono quasi arrivata alla fine!
    Anch’io ho notato l’ “influenza orientale” nello stile della Perrin e, da amante di questa cultura, non ho potuto che apprezzarlo.
    Recensione molto interessante!

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