Recensione di Nello sguardo della volpe di Paolo Palladino

A metà tra l’allucinazione e il no sense, l’analisi di un’ossessione di Paolo Palladino.

– A che brindiamo?

– Al passato.

– Perché? Brindiamo al futuro, no?

– No, meglio al passato (…). Che ciò che è passato non passi mai.

41louj4jyKL._SX322_BO1,204,203,200_

Nello sguardo della volpe è uno dei libri più difficili da commentare o recensire che io abbia mai letto. Ci sono molti elementi convincenti e altri che mi hanno conquistato poco.

Forse il finale salva tutto, rendendo questa storia, letteralmente assurda, unica nel suo genere. La sensazione, alla fine della lettura, è stata quella di aver vissuto un’esperienza a cui non avrei proprio voluto rinunciare.

Nello sguardo della volpe è l’esplorazione della mente di un personaggio ossessionato da una donna, un protagonista assolutamente inaffidabile che vede il mondo attraverso una prospettiva spesso distorta, che impedisce al lettore di comprendere cosa è reale e cosa non lo è.

È da apprezzare l’originalità del testo e sicuramente l’ambizione di un autore che si cimenta con un tipo di storia molto difficile da fare funzionare.

La mia perplessità, a cui avevo accennato prima, è per lo più connessa alle decisioni stilistiche di Paolo. Ho amato la sua sintassi e il suo periodare scorre fluido, ma il registro linguistico non è stato sempre di mio gradimento. L’autore ha un gusto per l’ardito, per il ricercato a ogni costo nella selezione dei termini che, a volte, stona con una storia che avrebbe giovato di un linguaggio più semplice e diretto.

POTETE ACQUISTARLO QUI!

Lascia un commento