Erano giorni che ci pensavo…
Volevo mettermi alla scrivania e parlare di Bray Wyatt. Perché ci sono morti che ti sconvolgono, morti che, seppur lontane sideralmente da te, ti lasciano a bocca aperta e ti ritrovi incapace di processare la notizia.
È quello che mi è capitato con Bray Wyatt.
Ma chi è stato Bray Wyatt (vero nome Windham Rotunda)? È stato un wrestler professionista, figlio d’arte, che ha ottenuto il suo successo nella WWE, interpretando più ruoli.
Ha costruito il suo successo in una fazione chiamata proprio la Wyatt Family, capace di mischiare la superstizione, il mistero e le tinte horror per portare un nuovo volto “horror” nello sport entarteinment. Lui era, chiaramente, uno degli ideatori del personaggio e della storia che per anni hanno raccontato. Con lui anche Eric Rowan, Braun Strowman e Luke Harper (anche quest’ultimo scomparso troppo presto).
Il divoramondi del wrestling, colui che dichiarava di avere il mondo nelle sue mani, era un professionista dell’entarteinment che si era sempre distinto per un carisma ineguagliabile. Un talento di questo business che è stato sfruttato poco e male, viste le enormi potenzialità.
Wyatt aveva nel suo palmares due brevi regni da campione mondiale (un titolo WWE e un titolo Universal), che poco dicono del suo talento e di quanto fosse capace di attirare l’attenzione e rubare la scena.
Non era il tipico wrestler. Niente fisico scolpito, ma un’immagine unica che lo ha reso uno dei volti più riconoscibili per la fanbase della WWE, che al suo ritorno, nel 2022, lo ha acclamato, sebbene avesse interpretato praticamente sempre il ruolo del “cattivo”.
La morte di Bray Wyatt mi spezza il cuore allo stesso modo in cui era successo con Eddie Guerrero. Windham era addirittura più giovane e si resta sconcertati a pensare che il COVID, contratto nel 2023, abbia potuto compromettere in modo fatale le problematiche cardiache di cui soffriva.
Leggere della sua dipartita fa male perché Wyatt aveva ancora tantissimo da dire e da dare al wrestling.
Purtroppo si potrà soltanto recriminare per tutto il tempo perso con il suo personaggio, per il quale ancora non c’erano piani. Pare, infatti, che fosse lontano dalle scene per una divergenza fra ciò che voleva fare lui e ciò che avevano in mente i creativi della WWE.
Mi piace ripensare a lui e a quello che è riuscito a dire, on screen, poco dopo il suo ultimo ritorno in WWE, quando è stato libero di essere sé stesso e ha condiviso con il pubblico la sua paura di non aver lasciato un’impronta con tutto ciò che aveva fatto. Lui l’impronta l’ha lasciata eccome. Era semplicemente unico e ci mancherà profondamente.
#Thankyoubray
