Recensione di Ciò che inferno non è di Alessandro D’Avenia: un romanzo dolce nel suo essere crudo

“L’inferno è pura sottrazione, è togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose”.

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In questi giorni mi sono dedicato alla lettura di “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia, romanzo ispirato ai fatti di cronaca legati alla persona di Padre Giuseppe Puglisi, parroco ucciso dalla mafia nel 1993.

Don Pino, il protagonista della storia, è un uomo che prova a creare “paradiso” in una zona d’inferno sulla terra – il quartiere Brancaccio a Palermo -, e lo fa cercando di risvegliare le coscienze dei bambini, evitando di farli finire sulla cattiva strada in un posto che distrugge sogni e speranze e normalizza la violenza come linguaggio.

D’Avenia scrive in modo molto poetico e utilizza la sua penna ricca di immagini per creare una narrazione frammentata e armoniosa al tempo stesso. Il suo racconto è un lavoro registico che combina molti momenti, tanti personaggi con un filo rosso rappresentato dal narratore che a volte è protagonista e a volte voce fuori campo.

È una storia che insegna molto, che sbaraglia il pregiudizio e che scende nelle nefandezze dell’animo umano per comprendere dinamiche tristemente famose.

Un libro dolce nel suo essere crudo, vero pur nella sua presentazione poetica ed evocativa.

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