“Un’idea vale se viene diffusa nel posto e nel momento giusti, amico mio”.
Raramente ho faticato così tanto a finire di leggere un libro. Q di Luther Blissett è un romanzo storico con ampie sfumature thriller, pubblicato per la prima volta nel 1999, divenuto un caso letterario anche in Europa e in Italia una decina d’anni fa.
Si tratta di un’opera firmata con uno pseudonimo da attribuire a un gruppo di artisti sconosciuti underground.
La storia ruota attorno alla figura di un uomo dai mille nomi, che combatte il cattolicesimo e tutte le storture della chiesa in un’epoca post-luterana. Nel romanzo osserviamo un’Europa sconquassata da equilibri instabili, fra cattolici, luterani e anabattisti, tutti chiamati a imporre la propria interpretazione della religione e della parola di Dio sul mondo, tutti spinti da ragioni diverse che vanno sempre al di là della fede e dello spiritualismo.
Sono due i personaggi principali della storia. Un uomo capace di reinventarsi più e più volte, assumendo numerosissime identità per sfuggire alle persecuzioni, e Q, servitore e spia di quello che diventerà papa Paolo IV.
“L’uomo con le spalle al muro è quello che si difende meglio”.
L’idea di fondo sarebbe anche interessantissima. Tutti gli alleati del protagonista muoiono, le sue rivolte falliscono, e c’è sempre un minimo comune denominatore: il lavoro sotto traccia di una spia, questo subdolo Q.
Tra il dire e il fare un romanzo ad alta tensione e pieno di pathos, però, c’è di mezzo il fatidico mare. In questo caso un mare di pagine non necessarie.
Q è un romanzo lunghissimo, pieno di dettagli, in cui si dà spazio sì alla storia, ma anche a eventi, personaggi e scene di cui si farebbe anche a meno. È un romanzo che definirei pedante e che annacqua un finale adrenalinico con un preambolo infinito che estenua il lettore.

