Con un po’ di ritardo, finalmente, posso parlare di House of the Dragon e di quella che è stata la seconda stagione dello show di Ryan Condal e George R. R. Martin.
Ho letto di tutto sul web. Sono piovute critiche a profusione per una stagione che non ha offerto, a dire del pubblico, le battaglie e le scene epiche che prometteva.
C’è stato uno scoppiettante quarto episodio, che ha regalato alcune delle più straordinarie scene visive mai viste nella serialità televisiva, ma, per il resto, la stagione è stata più parlata e ragionata che combattuta. Il ritmo è stato, in generale, non troppo alto.
È stato un male? La stagione è stata pessima?
Io credo che House of the Dragon soprattutto in Italia stia facendo emergere quelli che sono i limiti del pubblico moderno (non è un caso che le valutazioni dei giornalisti e dei recensori professionisti siano più positive di quelle del pubblico). Non c’è più la pazienza e l’attenzione per godersi il long term storytelling a cui persino Game of Thrones ci aveva abituato (anche se poi abbiamo visto come gli stessi autori della serie abbiano buttato al macero tutte le costruzioni di anni e anni per scrivere un finale insipido, raffazzonato e troppo veloce per risultare coerente con le premesse).
Ciononostante, bisogna ricordarsi che Fuoco e Sangue, opera da cui è stata tratta House of the Dragon, dedica al massimo una manciata di pagine a tutte le vicende che devono essere raccontate nella serie. Dunque, per realizzare uno show di quattro stagioni, è necessario che vengano approfonditi anche personaggi secondari e che le storyline crescano a fuoco lento. In altre parole, se tutti si fossero uccisi in questa seconda stagione, cosa vedremmo nelle successive?
È un problema anche dimenticarsi quelle che sono le premesse di questo show e di tutte le opere di Martin, in genere. Non sono mai storie focalizzate sulle battaglie e sugli elementi fantasy, ma sui giochi politici e gli intrighi di potere. Dovreste essere abituati a una roba come House of Cards ma coi draghi e un sacco di parrucche bionde. Non ha senso protestare a ogni episodio in cui non ci sono battaglie fra draghi e uccisioni cruente e sorprendenti. A quel punto, è chiaro che dovreste guardare un’altra serie televisiva, non questa.
Finita questa riflessione sul pubblico e sul tipo di narrazione dello show, proviamo ad analizzare cosa ha funzionato in questa seconda stagione di House of the Dragon.
ASPETTI POSITIVI:
La serie è riuscita ad approfondire diversi personaggi e dare un significato d’esistere e un movente anche a personaggi che nel libro sarebbero scomparsi in secondo piano (su tutti Alicent Hightower).
Le scene più importanti – la battaglia dei draghi nel quarto episodio e la semina rossa – sono state visivamente godibili. Hanno regalato emozione e coinvolto a dovere il pubblico.
Si è riusciti a dare tridimensionalità anche ai personaggi che, a prima impressione, potevano risultare totalmente negativi o positivi. È una serie che gestisce un manipolo di personaggi vividi e moralmente grigi.
ASPETTI NEGATIVI:
Un episodio finale deludente. Non tanto per i limiti alla cgi o ai colpi di scena, ma per il calo nel livello dei dialoghi e per alcune piccole incoerenze nei comportamenti delle due protagoniste femminili.
La storyline di Daemon ad Harrenhal, seppure conclusa in modo degno, è stata troppo lunga e troppo avulsa dal resto dello show.
In conclusione, una seconda stagione che io promuovo. Non a pienissimi voti, ma sono soddisfatto. Per il momento, House of the Dragon rimane una serie sicuramente nella sua interezza più coerente di quanto non lo fosse Game of Thrones. E ora aspetteremo altri due anni per vedere cosa accadrà e se saranno in grado di alzare persino il livello della serie.

Concordo in toto: anche la seconda stagione mi è piaciuta da impazzire, penso sia veramente una delle cose migliori che siano uscite quest’anno per livello di scrittura, recitazione e messa in scena. È vero, il ritmo narrativo non è stato molto vivave, ma come hai detto anche tu dovremmo esserci abituati da Game of Thrones: tutti dicono di rimpiangere le prime stagioni di GoT, poi quando gliele dai si lamentano perchè sono troppo lente.
Sicuramente il pubblico si è dimostrato incapace di seguire uno sviluppo narrativo di questo tipo, ma un’altra cosa che mi ha fatto bollire il sangue sono stati i fan che si sono innalzati a sacri custodi della lore e hanno cacato il cazzo (perdonami se parlo in alto valiriano) per ogni singola scelta degli autori che si discostasse minimamente da quanto detto dal libro. Il massimo del ridicolo (o della perversione, vedi tu) è stato quando si sono lamentati di non aver visto un bambino essere malamente decapitato on screen e sua madre disperata in lacrime; questo è il segnale che gran parte del pubblico non cercava una storia, cercava lo shock e la pornografia della violenza e del dolore.
Il problema del finale è che non è un finale, ma un (ottimo, secondo me) build up verso una battaglia cruciale del libro chr avrebbe chiuso egregiamente la stagione ma che è stata spostata all’inizio della terza, con un errore clamoroso, secondo me. Nella battaglia del Gullet si sarebbero compiute moltissime linee narrative di questa stagione (il blocco navale a King’s Landing, l’intervento della Triarchia, la prima battaglia dei dragonseed, il risentimento di Jacaerys, ecc), e rimandarla ha fatto dì che la seconda stagione risultasse un racconto monco. Peccato.
È da criminali, a questo punto, dover aspettare due anni! Non capisco come, 10 anni fa, Game of Thrones riuscisse a fare tranquillamente una stagione all’anno e adesso House of the Dragon no. E non è che GoT fosse molto più facile: è vero che c’erano meno draghi, ma c’erano una marea di personaggi in più e una marea di location in più.
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Credo sia proprio la CGI la variabile. Alcune stagioni di GoT hanno avuto la CGI che qui usano in un solo episodio (ovviamente, non tutti quelli di HoD sono ricchi di draghi). Sicuramente in Italia l’attesa ha fatto un po’ crollare il seguito dello show. E, come dici tu, visto il finale della stagione, sarà complicatissimo attendere.
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