L’ultimo mio ascolto su Audible è stato “La svastica sul sole” di Philip K. Dick.
Ho sentito tanto parlare di questo romanzo, da cui, tra l’altro, è stata tratta la serie acclamata “The Man In the High Castle”.
Il romanzo è ambientato negli anni Sessanta, in una realtà alternativa in cui la Germania e il Giappone hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale.
Nel romanzo si seguono più fili narrativi e le vicende di svariati personaggi. Assistiamo allo strano incontro tra una donna e un ex soldato fascista, all’avvio di una nuova produzione di cimeli fintamente storici, tipici di un’epoca ormai andata e alle riflessioni politiche, sociali e antropologiche di alcuni personaggi la cui identità resta fino all’ultimo a dir poco sfuggente.
È un libro distopico che mette al centro la tematica filosofico-esistenziale. Infatti, più e prima ancora che fare un’analisi storica (esplorando le incongruenze di una società sviluppatasi sotto il regime fascista), pone l’accento sulla ricerca di senso. Alcuni personaggi (Juliana e il signor Tagomi su tutti) servono proprio a stimolare il lettore. Non è tanto il contesto storico a fare l’umanità. L’umanità si ritroverà sempre di fronte agli stessi interrogativi: l’importante, però, è non lasciare indietro la verità. Non fare finta di niente, non evitare di dare rilevanza a ciò che ha un valore reale, a prescindere da quanto la società trasmetta messaggi fuorvianti e destabilizzanti.
È veramente complesso parlare in modo chiaro di questo romanzo che rimane animato da anime e tematiche differenti. Si tratta di un’opera disomogenea che racchiude al suo interno riflessioni di grande pregio sull’uomo, la storia e la società, ma che non si fa certo apprezzare per la scorrevolezza della narrazione. La narrazione è un pretesto per parlare dei grandi quesiti dell’esistenza.
Mi è piaciuto? Fino a un certo punto. L’ho percepito troppo frammentato e molteplice per potermi davvero appassionare alle vicende narrate.
Serial Escape di Giovanni Di Rosa 