Un batterio si diffonde all’improvviso e la società si trasforma in modo radicale: tutti coloro che si ammalano diventano vampiri!
Questo è ciò che si trova ad affrontare il nostro protagonista, Robert Neville, nel romanzo “Io sono leggenda” di Richard Matheson.
Non ho un parere univoco in merito a questo libro, da cui è stato tratto un omonimo lungometraggio con protagonista Will Smith.
A convincermi poco del romanzo è la non originalità della trama. A dispetto di uno sforzo di aggiungere informazioni sulla biologia umana, il tentativo di Matheson di scrivere un distopico originale m’è sembrato, francamente, pigro. In più momenti della lettura, la storia risulta troppo “letteraria”, quasi fosse semplicemente un omaggio dell’autore alla letteratura gotica, appena appena rivisitata in salsa contemporanea.
Come contraltare, però, l’ossessività del pensare del protagonista, ritrovatosi a confrontarsi con la solitudine e con l’esigenza di sopravvivere, è stata sicuramente un grande picco della fatica letteraria di Matheson. Robert Neville è un personaggio che sa catalizzare l’attenzione e creare connessione empatica con il pubblico.
Un po’ un’occasione sprecata il personaggio femminile, Ruth. È vero che era necessario offrire un colpo di scena e lanciare un messaggio potente, sul finale, ma Ruth si è rivelata un personaggio piatto, detestabile dall’inizio alla fine, che non ha risollevato la tensione emotiva del libro che, al momento della sua comparsa, era già in calando.
Io sono leggenda: un libro che poteva essere tanto meglio di quello che è ma che ha offerto qualche spunto interessante.
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