Yuriko di Michela Cavaliere: un progetto fantasy troppo ambizioso?

L’unico libro acquistato al Bookpride di Genova di qualche tempo fa è stato “Yuriko” di Michela Cavaliere della Astro Edizioni.

È stato un piacere parlare con lei di libri, editoria, fantasy e ispirazioni.

Il libro mi ha ispirato per varie ragioni. La copertina orientaleggiante ha subito toccato le mie corde. A questo si aggiunge una serie di influenze e archetipi che ero curioso di approfondire.

Yuriko è un progetto ambizioso. Mi ha ricordato Weyward per come ha sviluppato più archi narrativi, ambientati in epoche diverse, con ogni protagonista vincolata all’altra da un vincolo di parentela.

La trama è di difficile sintesi. Si potrebbe dire che è una storia con più orizzonti temporali in cui quattro personaggi femminili si trovano a scoprire il mondo dei demoni e a doversi confrontare con entità malvagie, in una battaglia complicata da tradimenti e sorprese inaspettate.

La prima parte del romanzo porta avanti soprattutto la storia di Yuriko, con un’atmosfera fantasy più “tradizionale”, la seconda, d’altra parte, ha avuto come protagonista indiscussa Akemi con un sottofondo più futuristico e sfaccettato.

È un romanzo che offre tantissime informazioni e fa immergere in profondità nella cultura orientale.

L’unico problema è che, a mio avviso, il finale aveva troppa carne al fuoco. Troppi tropes insieme, troppe svolte, troppi eventi e nessun respiro per entrare in connessione empatica coi personaggi. Avrei preferito che la stessa storia – proprio per la ricchezza di eventi e personaggi – avesse un finale più lungo.

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