Settimana scorsa ho condiviso un piccolo video in cui parlavo di “Noi tre”, a un passo dall’uscita. Oggi esce ufficialmente negli store questo romanzo, la cui scrittura mi ha tenuto compagnia nell’ultimo anno.
Non voglio fare spoiler sulla trama, quella potete leggerla nella descrizione sulle pagine o nei precedenti post, ma voglio parlarvi del perché ho scritto questo romanzo, che io considero la mia autopsia dell’intensità del sentire.
Perché ho scritto un libro sull’intensità dei sentimenti?
L’ho scritto perché penso che la scrittura debba dare luce e spazio a quello che nella realtà quotidiana accantoniamo. Viviamo in una società che ci impone di nascondere e di nasconderci, con uno stile di vita improntato alla sottrazione più che all’addizione. Dobbiamo rimuovere le emozioni, cancellare le crepe, non fare vedere. Fare vedere ciò che proviamo è debolezza.
Per me nascondere le emozioni è sempre stato più difficile. Io, come il mio protagonista, sono una persona ad alta intensità emotiva. Il che significa che amo entrare in intimità con gli altri, che non mi piacciono le chiacchiere di circostanza e che sento il bene e il male in modo più forte.
Col tempo, ho imparato a controllare il flusso tormentoso delle emozioni, ma il mio protagonista deve ancora fare questo lavoro e pensa che verità e giustizia si celino in quello che sente. E non ammette repliche, almeno per gran parte del suo viaggio.
Noi tre è un manifesto intellettuale. In una realtà non aspirazionale e non ideale – non aspettatevi sentimenti o storie edulcorate – ci sono persone che sentono le emozioni in modo travolgente e sfuggono da tutte le logiche quotidiane del “non farlo vedere”, del “non ci pensare”.
Con Noi tre rivendico a libertà di sentire in modo intenso.
Chiudo, ringraziandovi tutti per il tempo e per le ricondivisioni. Speriamo sia un magnifico viaggio insieme a Michele, Gaia e Lorenzo!

