“Vedrai che prima o poi un po’ di vento si alzerà.”
Bonaccia di Paolo Palladino è un romanzo che faccio fatica ad analizzare. Ho trovato brillante l’idea alla base del libro, ma avrei preferito fosse sviluppata in maniera (parzialmente) differente.
Siamo nell’estate successiva alla fine dell’università. Siamo a Nettuno, nella provincia romana, un comune sul mare, in cui i nostri protagonisti passano l’estate. Nicolò, durante questa estate, può finalmente stare vicino alla ragazza di cui si è innamorato, Vanessa, e ai cugini. È un momento di stacco prima che la vita parta (nella speranza che essa parta).
È un romanzo “generazionale”, che parla della nostra società e delle nuove generazioni. La bonaccia è quel momento di stasi, di calma piatta, prima che il vento si alzi, nella vita di tutti noi. Quel momento in cui non sappiamo se e quali occasioni avremo, non sappiamo neppure come costruiremo la nostra vita di adulti e ci prendiamo un attimo di stacco e di respiro, prima di catapultarci nell’ansia e nella paura dell’ignoto e delle responsabilità. È un’idea che ho trovato deliziosamente letteraria, e che mi ha stimolato.
“Ma si sa che l’amicizia vera resiste alla lontananza, e basta una parola per farla riaccendere come se non si fosse mai affievolita.”
Ho apprezzato molto anche lo stile di Palladino. Era la seconda opera sua che leggevo, e ho senz’altro gradito moltissimo l’evoluzione della sua scrittura. Meno termini ricercati e una comunicazione più diretta, densa di ironia.
A convincermi meno sono stati due aspetti, però. Il libro offre un “gancio di comprensione” al lettore dopo più di un centinaio di pagine. Comprendi che storia hai per le mani in un momento che ho considerato un po’ “ritardato”, pur avendo trovato piacevoli anche le pagine iniziali. E, in secondo luogo, non ho trovato vincente (non completamente) come si sia esplorata la tematica del lutto, che, alla fine, è sembrata soltanto un piccolo frammento in un’estate spensierata. Credo che, forse, fosse una dinamica e, conseguentemente, una tematica troppo difficile da inserire in un romanzo fortemente ironico che si prefiggeva l’obiettivo di dare respiro ed evasione al lettore, pur presentando spunti di riflessione non banali.
Nel complesso, è un libro che si legge bene e che consiglio a chi vuole ricordare il momento di transizione fra la vita da studenti e quella da adulti. Una lettura che ci lascia sognare quando tocca gli aspetti più lievi della vita.

