È stato un recupero lungo tre anni (forse qualcosa in più), ma ce l’abbiamo fatta. Ho finito di recuperare tutti i volumi di Naruto di Masashi Kishimoto e oggi sono pronto a scrivere la recensione di quello che, fino ad ora, è senza dubbio il mio manga preferito.
TRAMA:

Siamo in un’epoca indefinibile – secondo alcuni, l’ambientazione di Naruto ricalcherebbe il contesto giapponese fra il XVI e il XVIII secolo -, in una nazione divisa in una serie di Paesi, a loro volta suddivisi in villaggi autonomi, retti da un capo, da individuarsi, di norma, nel più forte e valoroso guerriero del villaggio stesso. Nel caso del villaggio della Foglia, dove inizia la nostra storia, il capo assume il nome di Hokage, e questi deve avere il supporto dei daimyo del Paese.
Naruto è un ragazzino, orfano, un vero e proprio combinaguai, ma è anche un sognatore. Desidera diventare hokage.
La sua, per lunghi tratti, è la storia di un’emancipazione dalla solitudine. In Naruto alberga una misteriosa forza (la volpe a nove code), sigillata nel suo corpo dal padre, per proteggere il villaggio. Questo demone sopito porta tutti a evitare Naruto, fino a quando questi, con il proprio coraggio, non riesce a farsi apprezzare e seguire da molti compagni e amare dal resto del villaggio, di cui diverrà il salvatore.
È una storia di battaglie epiche, di bene e male, una storia lunga quanto l’umanità, che scomoda tropes fantasy ed epici, in un susseguirsi di combattimenti straordinari, colpi di scena e tante emozioni.
Nonostante le svariate battaglie, in Naruto non è mai da sottovalutare l’approfondimento psicologico, le tematiche importanti e il focus sulle relazioni interpersonali.
La storia è dominata da un dissidio inconciliabile fra due amici che il destino rende rivali: Naruto e Sasuke.
PERSONAGGI:
I personaggi della storia sono molti e tutti (o quasi) ben caratterizzati.
È una storia corale, più di quanto si potrebbe immaginare. Anche i personaggi che ottengono meno spazio nella storia, finiscono per attirare l’interesse del pubblico. Tante facce di umanità vengono dipinte da Kishimoto in una narrazione complessa, in cui non esiste mai il puro male e ogni mostro appare come il contraltare di storie difficili e destini avversi.
La dinamica più importante della storia, quella che lega e contrappone Naruto e Sasuke, viene incastonata in una narrazione più complessa, che affonda le radici in un passato lontano. Sembra per loro essere inevitabile scontrarsi, quasi sia scritto nel loro sangue. È una dinamica intrigante, ma che, a mio avviso, mette in luce fin troppo i lati più sgradevoli di Sasuke, che, in confronto a tanti altri personaggi della serie, appare meno profondo e umano.
Potrei dilungarmi a parlare di tanti personaggi, ma non basterebbe un saggio intero per esplorarli. Rimane un giudizio più che positivo sulla complessità e la varietà di tutte le personalità create da Kishimoto.
LE TAVOLE DI KISHIMOTO:
I disegni di Kishimoto sono notevoli. Ha creato così tanti personaggi che era difficilissimo plasmare character design troppo complessi. È il “problema” delle storie così corali. Nonostante fosse obbligatorio mantenere uno stile meno dettagliato rispetto ad altri manga, tutti i personaggi sono riconoscibili e l’aspetto peculiare dell’arte di Kishimoto è stato riuscire a creare un senso di familiarità evidente fra i personaggi appartenenti alla stessa famiglia.
Kishimoto afferma di non essere bravo a disegnare personaggi femminili, ma – perdonatemi, se mi attiro le antipatie dei fan di One Piece – le donne di Naruto sono sicuramente più eterogenee di quelle disegnate da Oda in One Piece.
Ho apprezzato, in particolar modo, le battaglie. Kishimoto è stato capace di disegnare scontri epici, vibranti, senza produrre tavole confusionarie e senza nemmeno ricorrere all’espediente di non mostrare i momenti di contrasto fisico fra i personaggi (cosa che accade, ad esempio, in Sailor Moon o Cavalieri dello Zodiaco).
IL MIO GIUDIZIO:
Naruto è una storia che ho amato perché ha una vena fortemente epica ma non trascura minimamente la psicologia dei personaggi.
È una storia che viviseziona tematiche come la solitudine, l’amicizia, la famiglia, la vendetta e l’amore (inteso in senso più amicale e familiare che romantico). I sentimenti la fanno da padrone in un manga pieno di battaglie e questo rende davvero unico Naruto. In tante altre storie shonen che mi sono finite per le mani, i sentimenti sono spesso risultati secondari, se non addirittura inesistenti.
Kishimoto ci ha messo del suo per curare numerose storyline, con un’ossessione (possiamo dire così?) per le costruzioni circolari, che ha soddisfatto praticamente ogni lettore.
Se devo essere severo, nella mia analisi, faccio presente alcuni aspetti che, invece, mi hanno convinto meno. La storyline di Itachi e di come abbia accettato di uccidere la propria famiglia mi causa ancora un po’ di scetticismo. Per tutta la posta in gioco, mi sarei aspettato un Itachi molto più combattuto. E, in seconda battuta, non ho amato nemmeno la redenzione offerta a Obito, poche tavole dopo che costui aveva letteralmente compiuto un genocidio. Ci sono scelte per cui è impensabile il perdono, tanto meno un perdono così rapido. Ho trovato il riscatto di Obito anticlimatico e illogico. Dubito che davvero delle persone reali avrebbero perdonato così in fretta l’assassino dei propri più cari amici.
