“Facciamo un brindisi! Alle amicizie improbabili.”
Titolo: La felicità nei giorni di pioggia
Genere: narrativa generale
Temi: famiglia / amicizia / storie di vita
Editore: Libreria pienogiorno
Pagine: 414
Trama: Quattro amici “improbabili”, quattro individui che si uniscono per prossimità più che per scelta, durante gli anni dell’università, creando un legame che li legherà per tutta la vita. Una svolta a sorpresa dà una svolta al loro equilibrio. Angie, una di loro, muore in pochi mesi, a causa di un tumore, e affida la figlia sedicenne alle cure degli amici di sempre, e a una misteriosa nuova amica, Hope, di cui gli altri sanno davvero poco.
Una storia di vita, tra passato e presente.
Altro giro, altra lettura per il club del libro al quale partecipo.
Il romanzo del mese è stato “La felicità nei giorni di pioggia”, un romanzo di grande successo, che – manco a dirlo – a me non ha entusiasmato.
Lo so, sono un po’ difficile, ultimamente, ma parliamone con calma.
Inizio con gli aspetti positivi della storia: la trama è solida. Non è una storia originale, ma è un tipo di storia che mi piace, di solito. I legami che affondano le radici in giovane età e si evolvono, tra svolte non sempre inaspettate, in età adulta.
La trama, a mio avviso, è perfetta per il cinema. Quello che non funziona, infatti, è il ritmo. Il romanzo è lento, ci sono decine e decine di pagine che non aggiungono né tolgono niente allo sviluppo degli eventi. Entriamo sempre un po’ troppo nella mente dei personaggi femminili. L’autrice ci “sminuzza” quello che pensano, come se non fosse ovvio, o come se non fosse più divertente scoprire le cose, pian piano. Con degli opportuni tagli, infatti, penso che questo romanzo avrebbe funzionato davvero di più.
Un’altra mancanza, per me, è il dramma. La storia, a dispetto di eventi drammatici e di tematiche delicate, è raccontata in modo leggero. Tutto fila liscio. C’è proprio la sensazione che ogni pezzo di puzzle debba andare al posto giusto e questo a me, personalmente, toglie un po’ di brio.
Un paio di scene “drammatiche” e anche più pesanti da digerire avrebbero dato profondità a questo libro, che, alla fine dei conti, considero puramente d’evasione.

