Mi sono approcciato a L’Avversario di Carrère e ho potuto esplorare una storia al limite dell’inverosimile, che aveva per protagonista un “normalissimo” mostro.
Jean-Claude Romand, l’assassino al centro dell’inchiesta dell’autore francese, era un uomo anonimo, troppo sensibile, divorato da demoni ancora sconosciuti. Bugiardo patologico, truffatore, è uscito dall’incubo della sua rete di menzogne, uccidendo la moglie, i due figli e i genitori.
Il libro è un’indagine ricca, dettagliata, che non dimentica di mettere sulla carta il punto di vista di Romand, ma anche di chi è riuscito a vedere il buono e il pentimento in un soggetto che, per anni, ha mentito e ingannato persone a lui vicine.
Carrère va alla ricerca di punti di vista per “raccontare” questa storia e, a mio avviso, ci riesce fino a un certo punto. Alla fine, i sentimenti ambivalenti che l’autore prova per Jean-Claude Romand hanno la meglio su di lui. Non è chiaro che storia voglia raccontare, e per larghi tratti Carrère si limita a fare una ricostruzione degli accadimenti.
Una storia che ha turbato la Francia, con un mostro che, nonostante la freddezza, non riesce ad apparire mai terribile e spietato. Questo è ciò che racconta L’Avversario di Emmanuel Carrère.

