Ho iniziato a scrivere una roba e… l’intelligenza artificiale l’ha paragonata a Neon Genesis Evangelion.
Risultato: ho recuperato la serie anime di Hideaki Anno, da cui è derivato il fumetto di Yoshiyuki Sadamoto, su Netflix.
Neon Genesis Evangelion ci porta in un futuro non troppo lontano (considerate che la serie è stata rilasciata tra il ’95 e il ’96 e il tempo della storia è quello della seconda decade degli anni 2000). La Terra è stata stravolta dall’impatto degli angeli.
Gli angeli sono realtà minacciose che hanno costretto l’uomo ad attrezzarsi di impressionanti e giganteschi androidi chiamati Evangelion. Questi Evangelion – detti Eva – altro non sono che una derivazione del materiale genetico degli angeli, rielaborato e trasformato per essere messo al servizio di piloti, che si scontrano con gli angeli e li eliminano per permettere all’uomo di sopravvivere.
Il protagonista della storia è Shinji Ikari, pilota dell’Eva-01, figlio di Gendo Ikari, scienziato a capo del progetto Eva. Shinji ha un rapporto controverso col padre, e cerca di reinventarsi alla base, insieme alla comandante Misato e agli altri piloti dell’Eva, Rei e Asuka.
Neon Genesis Evangelion è una storia complessa, in cui il reale non è mai facilmente intelligibile. Ogni aspetto, ogni elemento della storia ha un risvolto, un livello di interpretazione più profonda. Sono molteplici i colpi di scena e le sorprese.
È una storia che ci parla di lotta per la sopravvivenza, di progetti per la sopravvivenza dell’umanità in un’epoca in cui essa non è più scontata, di depressione e di solitudine. È un anime con un anima psico-filosofica molto spiccata, in cui i personaggi (soprattutto quelli più giovani) si interrogano sul senso dei gesti, sulle scelte e sulla direzione che dovrebbero intraprendere.
Gendo Ikari è un po’ un elemento di contrasto. Lo scienziato è, infatti, sicuro del suo piano, manipola le persone a piacimento e non esita a prendere scelte discutibili per portare avanti il proprio progetto. Proprio questo ruolo di spiccato contrasto ci permette di evidenziare tutta la fragilità degli altri personaggi, divorati dalla solitudine, alla ricerca di un’identità in un mondo che, per loro, non l’ha prevista.
La trasposizione animata di questa storia è sicuramente vincente, con immagini che rimangono impresse a fuoco nella mente dello spettatore. Non sono tanto i combattimenti le animazioni più convincenti, quanto piuttosto i piccoli momenti di debacle quotidiana, esplorati con un punto di vista crudo e schietto, che sfrutta la rapida successione di fotogrammi e scene per destabilizzare il pubblico e renderlo partecipe di quel senso di disgregamento proprio dei personaggi.
Non è un anime “leggero”, che porta lo spettatore a una continua riflessione. È un’opera straniante che offre un grosso stimolo per riflettere sul nostro reale e sulla questione identitaria nella società, tematica ancora oggi estremamente rilevante.
