Da qualche tempo mi frullava in testa l’idea di studiare meglio il linguaggio cinematografico. Questo mi ha portato a leggere Manuale del Film, edito UTET, a firma di Gianni Rondolino e Dario Tomasi.
Il manuale è molto chiaro, dettagliato ma fruibile anche dai profani.
Probabilmente il testo è persino più ricco di quanto mi aspettassi, e riesce a fare una panoramica di quelli che sono gli aspetti fondamentali dell’arte cinematografica.
Mi ha molto incuriosito soprattutto il costante rapportare i vari campi d’interesse al periodo storico, evidenziando in primis la differenza fra cinema classico e cinema postmoderno.
Se in un primo momento, il cinema classico toglieva respiro all’improvvisazione, e si atteneva in maniera rigida a quello che era il progetto del regista. In seguito, ci si è aperti di più. E l’innovazione, la sperimentazione non ha toccato soltanto il modo in cui ci si attiene alle scene previste, ma anche altri aspetti tecnici (inquadrature, montaggio e sonoro).
Ho fatto un’immersione anche nei termini più tecnici. Ho compreso la differenza fra diegetico (ciò che è interno alla storia) ed extradiegetico (ciò che viene aggiunto, ad es. la voce fuori campo, il sonoro o le luci aggiunte). Ma anche la differenza fra filmico (il modo in cui viene messa in scena la narrazione) e profilmico (tutto ciò che sta davanti la cinepresa).
Sicuramente studiare e assimilare bene questo testo, aiuta di molto chi vuole cimentarsi nel cinema, dietro o davanti alla telecamera, ma soprattutto chi ne vuole parlare e vuole dilettarsi in analisi cinematografiche.

