L’amore mio non muore di Roberto Saviano: un’indagine poetica e straziante sull’amore

“E se poi, gira e rigira, l’amore fosse sempre lo stesso, balzato di bocca in bocca, di cuore in cuore, di libro in film, di poesia in canzone?”

L’amore mio non muore di Roberto Saviano è un libro intenso ma che non annichilisce il lettore, se non alla fine.

Parlando con altre persone, mi accorgo della paura che suscita un romanzo di Saviano su una storia come quella di Rossella Casini. La paura della pesantezza.

Per parafrasare Kundera, non bisognerebbe avere paura del peso perché il peso è valore, è pienezza.

E poi questo romanzo non è pesante.

L’amore mio non muore è una disamina poetica della potenza indomabile dell’amore. L’amore vince le sfide, supera la logica, obnubila la mente. Almeno fino a quando qualcuno non lo tradisce.

Nella nostra storia, una ventenne pensa di poter tirare fuori a forza l’amato da una storia di mafia, da una guerra fra clan. Siamo negli anni Settanta, a Palmi, in Calabria, e lei non sa che la logica mafiosa è più forte di lei, ma non del suo amore. Il suo stesso amato la tradisce, in una storia straziante, che ci viene raccontata con maestria da Saviano che, a mio avviso, è uno dei pochissimi romanzieri italiani capace di essere sofisticato senza risultare stucchevole, di risultare alto senza sguazzare nella borghesia autocompiaciuta dell’intellettuale privo di anima.

“è tempo di attardarsi su bisogni più semplici e radicali. Uno ha a che fare con la pelle, e cioè con il tatto”.

È un libro, anzi, pieno di anima, che scandaglia l’amore nei luoghi sordidi. In una vicenda in cui l’amore contava soltanto per Rossella, che è divenuta scomoda proprio per questo ed è stata sacrificata sull’altare di un amore che non riusciva a interrompere, ad appallottolare in una tasca per ricominciare, lontano dalla guerra, lontano dall’odio e dalla morte.

Che ve lo dico a fare: leggetelo.

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