“I’ve lived a life I’d envy if I weren’t me”

Con queste parole intendo iniziare la recensione di “The third Gilmore Girl”, il memoir di Kelly Bishop, che tutti voi ricorderete per l’iconico ruolo di Emily nella fortunatissima serie “Gilmore Girls”.
Ero molto curioso di questo memoir. Speravo lo traducessero in Italia, ma (ancora) non è stato importato. Tuttavia, comprendo anche perché non è stato promosso in Italia. Il memoir non è focalizzato sulla partecipazione sulla serie conosciutissima nel nostro paese, ma attraversa tutta la vita di un’interprete fantastica, dagli esordi come ballerina fino agli ultimi impegni sul set.
È un memoir che ho apprezzato molto. Sono proprio contento di leggere autobiografie senza filtri, in cui gli autori non fanno di loro stessi un “santino” che li fa apparire più simili alla Madonna che agli esseri umani.
Kelly racconta di sé, delle sue relazioni spesso complicate, della sua determinazione e dei progetti che l’hanno consacrata e a cui si è legata (in particolar modo, ovviamente, A Chorus Line per cui ha vinto un Tony Award e Gilmore Girls).
Kelly Bishop – nata Carole Bishop – è una donna di gran personalità, con un amore spropositato per gli animali e una determinazione ferrea nell’eccellere. È un personaggio pieno di vita, di vitalità, di intelligenza. E io davvero, leggendo le sue pagine, ho pensato che fa bene a dire che ha vissuto una vita invidiabile. Ha saputo affrontare grosse avversità e grossi dolori, rimanendo grata per tutto ciò che ha ottenuto.
Nelle pagine, ovviamente, si legge anche la sua adorazione per Amy Sherman Palladino (autrice di Gilmore Girls) e ci racconta dell’amicizia che la lega a Lauren Graham (interprete di Lorelai Gilmore) e che l’ha legata a Ed Herrmann (interprete di Richard Gilmore).
