“Che cosa riposante quando si può dire la verità”.
In viaggio con la zia è un libro assai bizzarro. Proprio così. Non saprei con quali altre parole descriverlo. È un romanzo di narrativa umoristica con qualche sfumatura avventurosa.
Ci parla – incredibile, vero? – dei viaggi che il cinquantenne Henry Pulling compie insieme alla sorella della madre, appena defunta. Una serie di viaggi che trasformeranno radicalmente il posato scapolone incallito, il cui unico interesse apparente è occuparsi delle dalie del proprio giardino.
“La povertà colpisce all’improvviso, come l’influenza, ed è sempre bene avere in serbo per i tempi grami qualche ricordo di lussi superflui”.
Greene scrive una storia leggera, per certi versi surreale, in cui si parla di sesso, criminalità e intrighi internazionali in modo spassoso. L’umorismo inglese non è il mio pane quotidiano, questo lo ripeterò sempre, ma nel caso di Greene mi sono trovato più a mio agio rispetto a letture del medesimo genere affrontate in precedenza.
I personaggi sono vividi e l’unica cosa che ha un po’ smorzato l’entusiamso è la parte finale. Ammetto di essere arrivato stanco. Per il genere e le atmosfere, avrei preferito un romanzo un po’ più breve.

