“Forse, anche questo era un po’ come respirare: un bacio, una scheggia d’affetto per non farsi divorare dall’abnegazione.”
Ne ho già parlato su Tiktok, ma per me non sarà mai abbastanza parlare di questo romanzo.
Io, che non vivo è un romanzo di Giulia Massetto che mi ha travolto con l’energia dilagante dell’emotività più sfrenata.
Io ne ho amato l’aspetto psicologico, questa vivisezione del dolore di una persona che soffre di una divorante dipendenza emotiva, che sente l’amore come un bisogno. Per Ilenia l’amore è come l’ossigeno. È disposta a tutto, pur di essere ricambiata dagli uomini di cui si innamora.
Giulia, senza nessuna titubanza, ci racconta un dolore più comune di quello che si crede: il dolore di non poter controllare la solitudine. Il vero antagonista nella storia è la possibilità che si possa rimanere non amati per tutta la vita, pur avendo qualità molteplici e una predisposizione all’amore dirompente.
Le sue rotture sentimentali sono delle morti, in senso figurato e in senso letterale, perché è una storia che non segue le logiche della realtà, perché mischia al romanzo di sentimenti gli stilemi e le possibilità del genere horror.
Confermo che, a mio avviso, Giulia scrive un genere tutto suo, un genere per me ammaliante.
“… ma ho cercato di dimostrargli cosa potevo dargli e quanto riuscivo a essere immensa se mi veniva concessa l’opportunità di schiudermi.”
Da un punto di vista più tecnico, il romanzo è ben scritto, scorrevole, ma con delle frasi che bruciano l’anima, che trasportano sulla carta l’intensità del sentire di una scrittrice unica. Il romanzo ha altresì ottime idee narrative, con episodi e aneddoti di Locoscuro – paese che fa da tea tro alla storia – che riempiono la fantasia del pubblico.
Il finale stupisce e sorprende, la penna di Giulia seduce e cattura. Le sue emozioni, il suo modo di indagare i sentimenti è sempre un’arma vincente.
Consigliatissimo.

