Recensioni a confronto: Carmilla di Le Fanu e Il Vampiro di Polidori

Ultimamente, ho ricominciato ad appassionarmi alla figura del vampiro. Soprattutto, per merito dei miei colleghi su Calligrafe, che sfornano un pezzo più interessante dell’altro proprio su questa figura fantastica, protagonista del romanzo gotico e di tanta letteratura che ne è seguita.

Ho deciso allora di recuperare due dei racconti (più o meno brevi) che hanno segnato l’avvio della figura del vampiro e che hanno tracciato la strada che poi vide Stoker consolidare la figura del vampiro come caposaldo della letteratura gotica (e non solo).

Carmilla di Sheridan Le Fanu

Ritengo che Le Fanu sia un autore sicuramente sottovalutato. Mi chiedo io stesso come mai abbia aspettato così tanto prima di approcciarmi a Carmilla perché è davvero una novella freschissima, che ha saputo intrattenermi. Carmilla riassume in una storia breve, ma comunque completa, tutte le caratteristiche in grado di rendere celebre il vampiro. Carmilla è scaltra, bella, enigmatica, appassionata e sensuale. Carmilla evoca i concetti di estremo e di superamento della soglia. Non è solo una storia di mostro, ma è una storia di sentimenti violenti e di sensualità travolgente e priva di etichette. In poche pagine, Le Fanu ha dipinto una figura decadente e spaventosa in grado di riempire sogni, incubi e l’immaginario, più in generale, di milioni di lettori.

Nell’opera di Le Fanu si evince tutta la potenzialità del vampiro che, nel futuro, è stato più e più volte rielaborato, ma non si è mai distaccato del tutto dalla creatura concepita da Le Fanu. Il vampiro è sempre rimasto affascinante, potente da un punto di vista sensuale, capace di mistificare e convincere.

Non si sottovaluta nemmeno l’estetica creata con Carmilla e, soprattutto, con le modalità in cui viene descritta la sua fine, la sua conservazione e la sua morte.

Il vampiro di John Polidori

Invece, ammetto di non aver amato particolarmente Il vampiro. Ancora più breve, la storia di Polidori è meno “rivoluzionaria”. Arriva al lettore come una “monster-story” molto tradizionale, che non tratteggia nessuna delle caratteristiche estreme capaci di rendere Carmilla così affascinante. Soltanto un aspetto di Lord Ruthven conquista: la capacità di ingannare. In questo è simile a Carmilla. Solo che Ruthven non riesce a incantare come Carmilla, almeno non il protagonista della storia, che fa da POV alla storia. Riusciamo a vedere chiaramente sempre Ruthven come un nemico, un mostro crudele, da cui stare alla larga. Semmai, la storia si rivela asfissiante perché il protagonista pare non riuscire a farsi capire. Vede il peggio materializzarsi davanti agli occhi, senza la capacità di fermare Ruthven e salvare i propri affetti. Nel complesso, un racconto piacevole, ma che non ha nulla, a mio avviso, di iconico.

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