La morte perché fa figo
Cerchiamo di capire… Non siamo tutti George R. R. Martin, non tutti siamo costretti a eliminare, in modo imprevedibile, i nostri personaggi, già nelle prime pagine del libro o in un momento prematuro della storia.
È vero, una morte imprevedibile può mettere pepe sulla narrazione, ma bisogna essere sicuri che la morte non appaia al lettore come una forzatura. Quindi, killer sì, ma con moderazione.
Supercattivi senza psicologia
Non è più possibile propinare al lettore antagonisti privi di profondità, che sono dei generici villain, che ridacchiano come psicopatici e sono malvagi per natura.
Anche qualora il nemico, nel nostro universo fantasy, sia una mente malata e disturbata, è necessario fare un’indagine, per far sì che il lettore voglia davvero che il nostro protagonista vinca la battaglia finale e, allo stesso tempo, capisca perché il villain non può comportarsi diversamente.
Parodiare Harry Potter
Penso che ci si possa ispirare a qualsiasi universo letterario o cinematografico. È quasi impossibile, infatti, creare universi totalmente nuovi, considerato quante storie sono state narrate, quanti personaggi sono stati creati e quante produzioni sono arrivate alla ribalta, specialmente nel mondo fantasy.
Harry Potter, però, ha una firma così riconoscibile e unica, che qualsiasi tentativo di riproduzione di quell’universo risulta fin troppo evidente a qualsiasi lettore. Meglio evitare che una citazione ci faccia passare per scarsamente originali ai nostri lettori.
“La morte perché fa figo” per un certo periodo era diventato il cancro di qualsiasi cosa, anche delle serie tv: ovunque c’erano personaggi che cadevano come mosche, e si susseguivano annunci apocalittici come “morirà un personaggio amatissimo”, “nessuno è al sicuro”, “non affezionatevi a nessuno”, il tutto a scapito di qualsiasi verosimiglianza (a meno di essere molto molto sfortunati, nella vita di una persona normale difficilmente muore qualcuno ogni 6 mesi circa).
Per i cattivi sono d’accordo, anche se devo dire che un po’ mi mancano i cattivi che sono cattivi e basta, senza una motivazione o una backstory; d’altronde il mondo è pieno di gente che fa del male semplicemente perché può farlo o perché ne trae piacere, anche se capisco che in un’opera di narrativa possa apparire insoddisfacente.
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Ma sai comunque se è un cattivo che trae piacere dal fare del male, hai comunque la possibilità di caratterizzarlo. Basta che fai attenzione a delineare la sua psiche.
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Fare del male per piacere è già una motivazione 😉 il problema è quando un autore fa così tutti o suoi malvagi overlord 😛
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Molto interessante e anche utile!
Concordo su tutto 😊
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Grazie mille 😍
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Non trascurerei la magia che funzioni a caso e i personaggi “troppo” speciali (ultimo della sua stirpe, nato con la magia (livello di padronanza a tre mesi: arcimago leggendario che Merlino levati) in un mondo in cui la magia si studia, Q.I. 395, bellezza sfolgorante, pene equino (ma nessuna si è mai fatta male) superduellante, predestinato alla spada più spadosa del mondo, nel capitolo tre trascende e diventa un Dio “e il patetico Cthulhu si umilia ai suoi piedi” (cit. Kaos, mi pare)…
E poi, non so: la sciatteria nel fantasy è assai diffusa, è facile trovare molti libri scritti alla meno peggio… 😛
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Hai ragionissima. Si può parlare di questi aspetti in una prossima rubrica!
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