Cult Movies #27: Arancia Meccanica

Parto con una premessa: nelle settimane a venire, sfortunatamente, non dovrete aspettarvi una calendarizzazione chiara delle uscite. Questo Cult Movies di lunedì – il giorno dedicato è sempre stato il sabato – infatti non sarà un’eccezione. Sto lavorando molto su Instagram e su Youtube, quindi sul blog andrà online il materiale che avrò a disposizione, quando sarà pronto. Spero non crei problemi a nessuno e vi auguro una buona lettura.

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Tornando al tema della giornata, parliamo di “Arancia Meccanica“, film drammatico-grottesco-fantascientifico del 1971, diretto da Stanley Kubrick e tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess.

Il film parla di un gruppo di ragazzi, dediti alla violenza, soprannominati “i drughi“, diretti dal sadico Alex Delarge. In qualche modo, è un film che prova a riflettere sulla seduzione della violenza sui giovani, sperimentando gli effetti della loro dissoluzione in un mondo futuristico, in cui sembra non esistere argine alla corruzione delle loro menti.

Arancia Meccanica stimola una riflessione in chiave politica, sociale e artistica. Cerca di svelare i giochi e i meccanismi del potere politico, che ha vive di pragmatismo e di esteriorità. In Arancia Meccanica la politica è “risolvere i problemi pressanti” – cioè quelli ritenuti tali da chi governa -, infischiandosene dell’umanità e della delinquenza che è violenta fino a se stessa e non danneggia direttamente i loro interessi.

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La riflessione sociale, invece, è proprio quella legata al mondo dei giovani, che si immagina sempre più affascinato dalla violenza. E questa riflessione è portata avanti tramite una serie di estremismi. Infatti, il film non si frena in nessuna rappresentazione. Ogni aspetto collegato a questi giovani viene estremizzato. La loro violenza, il loro desiderio sessuale, la loro incapacità di provare empatia. Non so, a dire il vero, se il film di Kubrick possa essere considerato un monito per i giovani e per la società a non perdere dei limiti, ma è sicuramente una pellicola che ti porta a pensare molto sulla scala valoriale della società.

Infine, una riflessione artistica, che deriva non dalla narrazione ma dal modo di narrare. Gli estremismi sono anche e soprattutto nelle decisioni registiche, che portano a un film senza censure. Tutto viene mostrato, nella sua crudezza. Tant’è che “Arancia Meccanica” non risulta essere un film per tutti, con le scene di nudo e di violenza sfrenata, condite da una musica classica che crea un ossimoro, che definirei sensoriale, capace di disorientare lo spettatore, attraendolo e repellendolo al tempo stesso.

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Mi ha colpito, inoltre, moltissimo la performance recitativa di Malcolm McDowell, protagonista/antagonista, del film. McDowell, nella scena iniziale, è capace di far venire i brividi a uno spettatore medio, semplicemente fissando la camera. Lo sguardo perverso e le espressioni sardoniche fanno dell’attore l’emblema perfetto di un film privo di remore, in cui lui mette tutto se stesso, senza aver problemi a mostrarsi completamente nudo. La sessualità del film, credo, sia uno degli elementi principali ricercati da Kubrick, che, non troppo secondariamente, voleva portare avanti anche un esperimento sociale, interrogando la natura umana, per scoprire se le perversioni e la violenza potessero anche provocare un moto di piacere e di seduzione nello spettatore.

E voi avete mai visto “Arancia Meccanica”? Che cosa ne pensate?

16 pensieri riguardo “Cult Movies #27: Arancia Meccanica

  1. Ammetto di avere un problema con Kubrick: pur essendo innegabilmente un genio, i suoi film proprio non riesco a farmeli piacere. Non sono cose che riguarderei all’infinito, per dire. Arancia Meccanica mi ha sempre infastidito molto, e credo sia proprio l’intenzione del regista, per cui missione compiuta.

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