Mai Senza Parole #5

Dopo un sondaggio su instagram (sì, ormai ci ho preso la mano) in cui i miei followers (ah come mi sento Chiara Ferragni) hanno scelto la tematica di questo numero di “Mai senza Parole”, sono alla tastiera, pronto a deliziarvi con un po’ di paturnie e di disagio.

Paturnie e disagio sì, perché oggi parlo di amicizia. L’alternativa era un post strappalacrime sulla mia infanzia (ma non vi preoccupate: ve lo beccate in futuro).

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Come dicevo, credo che non ci sia parola più vicina alla parola amicizia della parola “disagio”, per quanto blasfemo possa sembrare. Parto col dire che, in questi giorni, tanti blogger hanno parlato di amicizia e, quindi, mi rendo conto che quello che provo e quello che penso non è poi così singolare. Infatti, ormai sono affetto da un profondo disincanto nei confronti dell’amicizia. Nonostante le batoste e le strade interrotte senza spiegazioni, però, credo fortemente che ci si debba approcciare alle persone senza pregiudizi, senza pensar male e senza credere che tutto debba finire da un momento all’altro. Però, per esperienza personale: meglio farsi la scorza che poi, quando finisce un rapporto, fa male. Alla mia età è meglio farsi una bella dose di anticorpi e capire che i rapporti, più spesso di quanto ci piaccia pensare, hanno la data di scadenza. 

Ma, proprio parlando della data di scadenza, io vorrei distinguere due fenomeni:

LE AMICIZIE CHE SVANISCONO: Sì, ragazzi, questo fenomeno lo conosciamo tutti, a prescindere dall’età, dal nostro sesso e dal contesto in cui viviamo. A un certo punto con certe persone ci sentiamo sempre di meno, vediamo i contatti rarefarsi e, piano piano, un rapporto finisce. Ragazzi, capita. Capita e spesso siamo pure noi che lo facciamo capitare. Ma questo, per me, è qualcosa di fisiologico, che posso accettare e capire. Se il rapporto non era così forte, se la vita ci porta troppo distanti… Insomma possono esserci delle motivazioni valide. Quando le amicizie si perdono così, però, c’è un vantaggio: non essendo successo niente, puoi sempre mandare un messaggio, anche a distanza di tempo, per chiedere “come stai?” o per fare gli auguri per qualcosa di bello che è successo a quella persona con cui hai perso contatti. Io, ad esempio, non sono uno che non risponde a un messaggio o che se la tira, se mi cercano dopo tempo… Posso avere voglia o meno di frequentare di nuovo una persona, ma di sicuro a un messaggio carino rispondo con altrettanta carineria.

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LE AMICIZIE CHE FINISCONO BRUSCAMENTE: Sì, l’altro fenomeno è più delicato. Parlo di quando tra due amici ci si lascia come se si stesse chiudendo una storia d’amore, urlandosi contro ogni cosa (nella migliore delle ipotesi) oppure a causa di mancanze gravi di una o dell’altra persona. Io odio quando le amicizie finiscono così, specialmente quando succede qualcosa che io non sono disposto ad accettare (quanto meno, non senza una spiegazione). Francamente mi fondo il cervello a pensare “ma perché?” e puntualmente divento di ghiaccio. Perché non mi va… Ecco, sì, lo dico: quando c’è qualcosa che proprio non mi sta bene, ma minimamente, nessuno deve aspettarsi che io arrivi e dica: “Ehi, ma perché?” No, affatto. Posso essere la persona più conciliante del mondo, se qualcuno arriva e mi dà una spiegazione. Non sono una persona che dà seconde occasioni, io do anche la quindicesima se mi si sa prendere. Ma, di solito, quando succede qualcosa di brutto (almeno dal mio punto di vista) non arriva la pace e nemmeno una spiegazione. Quindi, tanto vale rimanere nel mio castello di ghiaccio insieme a Elsa di Frozen.

Ma mi piacerebbe parlare anche di come IO mi relazioni nelle amicizie. Incomincio dicendo che non sono una persona poi troppo buona nel mantenere i rapporti. Innanzitutto sono pigro, da morire. Preferisco stare a casa a leggere o scrivere a praticamente qualsiasi altra attività al mondo. Con molti miei amici, però, alla fine sono io quello che, quando si risveglia dal letargo, organizza una “rimpatriata”, quindi perdono i miei lati caratteriali meno disponibili e meno votati al sacrificio.

Mi piacerebbe darmi di più nelle relazioni, ma sono anche profondamente indipendente. Amo la mia solitudine davvero tanto, quindi, se frequento assiduamente una persona, vuol dire che la stimo davvero e penso che meriti il mio tempo.

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Il diario delle amicizie finite. Una cosa di cui mi dispiaccio moltissimo, guardando indietro, è che tutte (o quasi) le persone a cui mi sono affezionato davvero (e quando lo faccio, lo faccio in modo veramente viscerale, anche se sarà accaduto pochissime volte nella vita) non sono più nella mia vita. Più volte penso “e se un giorno li rivedessi?” E poi capita e ci si ignora. Ma, fosse per me, non avrei problemi a scambiare quattro chiacchiere (oddio, di alcuni – quelli della quindicesima possibilità – ora come ora non me ne frega una beata), ma agli amici di infanzia e giù di lì concederei volentieri una mezz’oretta insieme, per capire un po’, per capirsi un po’, anche per ammettere le mie colpe in merito alla fine dell’amicizia. Ma, tra l’orgoglio, la timidezza, la paura di non piacere per come sono cambiato e per tutte le scelte importanti che hanno plasmato la mia vita, per me è molto difficile espormi, andare a riaprire discorsi, il più delle volte imbarazzanti. Mi terrorizzerebbe anche mandare un messaggio “ehi, ti ricordi…” No, morirei di paura. Dio me ne scansi e liberi.

Forse, vi ho ammorbato per troppe righe, con un post che – per la verità – è anche un po’ sconclusionato e disomogeneo, ma mi sento di dire che avrei voluto di più, nella mia vita, dalle amicizie (lo so, è profondamente umano volere di più, quindi niente di cui stupirsi). Continuo a soffrire la mancanza di una persona veramente affine a me (e non parlo di relazioni sentimentali). Proprio di un amico con cui capirsi al volo, ridere e scherzare di continuo. Ma forse, essendo io un po’ stronzo nei rapporti d’amicizia, quando ho sentito un’affinità particolare in un rapporto, l’ho sentita con persone altrettanto stronze (se non di più) e quindi è andata a… (Beh, avete capito ciò che volevo dire, no?).

Comunque, amicizie di lunga data o meno, sento che tutto poteva andare un po’ meglio e che anche io potevo fare di più. Specialmente negli ultimi tempi, quando avevo DAVVERO bisogno di sostengo, mi sono sentito solo e ho percepito che tante, troppe persone, hanno frainteso tanti miei comportamenti e hanno visto sotto una cattiva luce certi accadimenti.

Però, la vita non è sempre bastarda. E quando qualcosa sembra andare male, ecco che qualcos’altro va bene. Infatti, da questo pippone interminabile non dovete farvi l’idea che non ci sia nessuno nella mia vita. Esistono ancora persone speciali, sempre intelligenti e argute, di spirito e pronte alla gentilezza che rallegrano le mie giornate, più o meno spesso. Persone che mi hanno fatto apprezzare doppiamente quanto sia importante il sostegno e la stima degli amici. Perché gli amici sono pochi e ogni piccolo gesto buono che ti arriva è un tesoro di inestimabile valore.

Quindi, tra bene e male, alla fine mi piazzo sempre al centro, abbastanza al centro da continuare a vivere le amicizie senza pregiudizi, ma con una cintura di sicurezza sempre allacciata!

10 pensieri riguardo “Mai Senza Parole #5

  1. le varie stagioni della vita sono state attraversate da amici diversi.
    Io ho buoni rapporti con tutti quelli che hanno accompagnato la mia vita.
    Sinceramente però sono stato io ad aver abbandonato le vecchie compagnie, non mi ci ritrovavo più, e bello ogni tanto rincontrarsi, ma sarebbe un supplizio vederli tutti i giorni come una volta,

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