Esiste un limite alla libertà di espressione? La mia riflessione, tra la legge Zan e i rischi della censura.

Questione spinosa

Da qualche tempo, meditavo di scrivere questo post, sia perché un episodio di una serie televisiva mi ha fatto riflettere sulla questione sia perché il dibattito è molto attuale in Italia, in coincidenza con il processo di approvazione della legge Zan contro l’omotransfobia.

  • Ci sono molte domande a cui dovremmo provare a rispondere:
  • Qual è il limite – se esiste – della libertà di espressione?
  • La censura è sempre negativa? 
  • Contrastare la discriminazione è una censura?
  • Abbiamo bisogno delle persone che la pensano diversamente, per sviluppare il nostro pensiero e la nostra capacità di autocritica?

“Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere.”

In tanti si appellano a questa frase di Evelyn Beatrice Hall (attribuita da alcuni a Voltaire) per combattere la censura e ribadire la necessità di tutelare la libertà di espressione.

Ma esiste un limite alla libertà di espressione?

Giuridicamente, dobbiamo rifarci all’articolo 21 della nostra Costituzione per capire qual è il punto di riferimento da tenere in considerazione in questo discorso: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. (…)”

Ciò non toglie che la libertà di espressione non possa essere considerata “grimaldello” per piegare la legge o gli stessi principi alla base di una società civile. Sappiamo, infatti, che non ogni espressione è insindacabile. Esiste l’illecito civile dell’ingiuria così come il reato di diffamazione. 

Peraltro, l’Italia ha riconosciuto la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che tutela la dignità umana e propugna la lotta alla discriminazione. 

Quindi, al contrario di quanto dicano molti esponenti della nostra politica, non ogni espressione è incensurabile e tutelata (e questo vale tanto sul piano dell’ordinamento italiano quanto su quello europeo). 

Mi viene da ridere al pensiero che alcuni si sono battuti per difendere i commenti antisemiti rivolti alla Segre qualche tempo fa. Passò persino il messaggio che combattere l’antisemitismo fosse, per chissà quale ragione, contrario alla tutela delle famiglie italiane (secondo il pensiero di Giorgia Meloni). 

Quindi esiste un limite?

Io più che dire che esiste un limite all’espressione, direi che, come per ogni altra libertà umana riconosciuta, esiste un confine. Il confine di ogni nostra libertà è l’altro. Ogniqualvolta lediamo un’altra persona, abbiamo valicato un confine.

Se la mia espressione va a danneggiare qualcun altro, sto facendo un abuso di un mio diritto e non posso pretendere che il mio abuso venga tutelato.

Tuttavia, la vera difficoltà è… stabilire cosa costituisce un abuso. 

La censura è pericolosa

In un episodio di The Good Fight si riflette sulla possibilità di introdurre dei limiti all’espressione su internet e di eliminare i contenuti che possano risultare offensivi, misogini, omofobi, antisemiti (e via dicendo). 

Nella serie, però, emergono tutti i rischi della censura. 

Chi controlla il censore? C’è una formula per distinguere un’opinione lecita da un contenuto offensivo o si tratta di meri giudizi soggettivi?

Una questione – come detto – assai complicata e difficile da sbrogliare.

L’oggettività in un campo soggettivo

Sono dell’opinione che un fondo di oggettività si possa ritrovare anche quando si analizza la libertà di espressione.

Esistono dei principi condivisi da tutta l’umanità, quegli stessi principi che vengono a essere ricompresi nel diritto naturale. Si tratta di valori universalmente diffusi che fanno percepire determinate azioni o situazioni in modo comune a più persone, anche diversissime fra loro, con background, culture ed esperienze differenti.

Esiste una visione universale di ciò che è ingiusto. Ci basta andare a riprendere le tragedie greche per capire che il concetto di tragico o di ingiusto che veniva percepito allora è molto vicino a quello che percepiamo noi oggi. 

E non è una casualità se la storia ha poi sempre condannato le stragi e i crimini di odio. Significa che nella natura umana risiede un minimo comune denominatore comune che permette di esprimere un giudizio negativo, che permette di individuare ciò che non è coerente con la natura umana. 

La mia posizione

Alla luce di quanto ho affermato, mi sento di dire che ognuno ha il diritto di esprimere le opinioni, ma non il diritto di attaccare, sminuire o denigrare altri esseri umani. 

E penso che sia altrettanto importante stabilire delle regole che tutelino le persone dalle aggressioni, verbali o fisiche che siano. 

E se non è convincente dire: c’è un senso comune che ci porta a capire cosa è in giusto. Sicuramente sarebbe legittimo pensare che un limite debba esistere perché sarebbe il male minore. Se la discriminazione e la violenza verbale – mascherata da utilizzo legittimo della libertà di espressione – spinge al suicidio, causa problemi psichici, moltiplica le fratture sociali e rende insostenibile il clima nelle comunità sociali, allora forse la censura è davvero il male minore. 

Ci sono tante persone che vivrebbero bene anche senza la facoltà di esternare l’odio (o la disapprovazione verso altre persone umane), mentre le persone che ricevono l’odio non possono continuare a vivere senza che a questa situazione venga posto un argine. 

La mia esperienza

Per quello che ho vissuto nella mia vita e per essere stato vittima di bullismo, penso che sia necessario intervenire in tanti modi diversi. 

La censura è l’extrema ratio, ma se nel nostro paese non si riesce a stimolare la riflessione e non si riesce a diffondere un clima di accettazione e di fiducia verso il prossimo, allora l’extrema ratio è l’unica cosa che ci resta. 

E’ ipocrita condannare il bullismo, il cyberbullismo e affermare di avere a cuore problematiche connaturate (suicidio, anoressia, autolesionismo), se poi ci battiamo per poter dire QUALSIASI COSA su QUALSIASI PERSONA, senza sapere quanto sia in grado di reggere o di elaborare quello che le viene detto. E mi viene subito in mente il caso di Hana Kimura

Intervenire anche sui social 

Ciò che si dovrebbe fare, prima di ogni cosa, è introdurre delle regole per l’utilizzo di internet.

I social media parlano tanto di policy, ma poi non si capisce quali siano i contenuti davvero inaccettabili. 

L’anno scorso ogni giorno su Facebook segnalavo contenuti omofobi, misogini e razzisti. In ogni pagina, in ogni gruppo leggevo post inaccettabili. E il bello sapete qual era? Che, a eccezione dei post che contenevano una parola scurrile, tutti gli altri post venivano lasciati. Mi veniva risposto che potevano risultare spiacevoli ma non sarebbero stati rimossi. 

Per farvi un esempio: un commento scritto così “quanto odio i gay come te, spero ti ammazzino” non veniva eliminato, un commento scritto in quest’altro modo “sei una fottuta troia, spero ti stuprino” sì. Ditemi voi quale sarebbe la differenza e perché uno dei due post non sarebbe egualmente offensivo?

Da quanto ne so, alcuni gruppi sono stati chiusi da Facebook, ma non so quanto la policy sia migliorata. Mi auguro, però, che si siano fatti passi avanti. 

Voi cosa ne pensate? Libertà incondizionata di espressione (anche quando si tramuta in violenza verbale) oppure, a determinate condizioni, la libertà dovrebbe essere limitata?

26 pensieri riguardo “Esiste un limite alla libertà di espressione? La mia riflessione, tra la legge Zan e i rischi della censura.

      1. Per esempio, alcuni hanno già contrastato una legge simile, in passato, sostenendo che avrebbe reso fuorilegge la Bibbia, visto che non mancano espressioni di condanna dell’omosessualità.
        Non so se questo sia ancora uno degli argomenti (per me, potrebbero anche fare una versione rivista della Bibbia senza quelle porcate, tanto, dopo che si inventano le traduzioni, la fedeltà alla cosiddetta parola di Dio non sembra essere la priorità 😛 ).

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      2. Ma non avrebbe comunque senso continuare a diffondere odio e discriminazione in forza di un libro di due millenni fa 😂
        (Che poi ci sono tantissimi principi dell’umanitarismo laico che derivano dagli insegnamenti di Gesù, quindi bisogna essere sempre “medi” nell’interpretare la Bibbia e adattare quello che c’è scritto ai tempi che sono) cambiati

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      3. Se parliamo di cristianesimo, non ha senso di base attuare certi atteggiamenti e definirsi “praticanti” 😛
        Ma molti dimenticano che il cosiddetto “perdono di Dio” va a chi si pente, non a chi è in malafede…

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      4. La bibbia inoltre condanna decine e decine di comportamenti che dai cristiani o presunti tali sono accettati.
        Cioè i divorziati o gli adulteri sono accettati in modo pacifico nella nostra società. I gay e i trans no.

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      5. Sono tollerati ora, magari, ma accettati…
        Il problema della religione è che alla dottrina viene attribuita una presunta perfezione morale (Dio ha ispirato, se non addirittura scritto, certi principi) che impedisce di migliorare il tutto.

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      6. L’episodio di Abramo dice che fa figo anche sostituirlo con un ariete, se ricordo bene, ma restando sul semplice, quello che i cristiani chiamano vecchio testamento non è più legge, il nuovo l’ha patchato.
        Il concetto è “quella legge era dura perché serviva a un’umanità con un cuore duro, oggi che il cuore dell’umanità è più morbido, una legge d’amore è sufficiente” – da qui, il “vi do un comandamento nuovo” etc.
        Detto ciò, il nuovo testamento non è esente da punti critici, spesso in scritti attributi a S. Paolo 😛 comunque, se ci pensi, laddove gli ebrei hanno certi limiti alimentari, come il rifiuto della carne di maiale, i cristiani non sono tenuti a non mangiarne, oppure c’è il fatto che i cristiani non sono tenuti a circoncidere i maschi.

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  1. Io penso che ogni tipo di censura sia sempre pericolosa, sono più propensa a valutare caso per caso con gli strumenti che esistono già. Mi vengono sempre in mente i libri messi all’indice dalla Chiesa nei tempi passati o le censure dei vari regimi totalitari. Anche la lettura integrale della bibbia era vietata ai laici cattolici prima del concilio vaticano II, mentre i protestanti potevano accedervi. Senza offendere e denigrare nessuno, ognuno ha diritto alla sua opinione. La censura non fa cambiare opinione alle persone, semplicemente queste non la manifestano. Quante lotte hanno fatto le femministe, eppure ci sono uomini che ancora considerano le donne incapaci e inferiori (spesso sono loro a essere carenti). È sulla cultura e l’educazione (non la rieducazione) che si deve agire. Quando si parla di libertà di pensiero mi torna sempre in mente 1984 di Orwell.

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    1. Tutto molto giusto. È chiaro che impedire a un misogino di criticare le donne è una toppa. Ma se possiamo ricorrere solo alla toppa non è meglio impedire al misogino di attaccare la donna piuttosto che farlo parlare?
      Ovviamente bisognerebbe far progredire la società ma sono assolutamente favorevole alle sanzioni per chi offende e a una politica di rimozione dei contenuti offensivi sul web.

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      1. Come ti ho detto impedire di parlare non cambia il pensiero e il rischio che si corre con le censure è quello di creare altre ingiustizie. Ricordi le offese a Maometto di Charlie Ebdo? Per me erano inopportune e poco rispettose, ma tutti li difesero. Comunque, siamo liberi di rimanere della nostra opinione.

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      2. Figurati. Non voglio fare polemica. Mi piace discutere, tutto qua.
        Per me, comunque, già attualmente, senza bisogno di ulteriori leggi, ci sono tanti comportamenti che trascendono la libertà di espressione e diventano comportamenti illeciti e sanzionabili, sia a livello civile che penale.
        Bandire la censura secondo me è persino più pericoloso di ricorrere alla censura. Metti il caso di una ragazza presa di mira per il suo corpo o per chissà cos’altro, coi profili pieni di attacchi e insulti. Secondo me sarebbe una scelta di comodo dire “la censura è pericolosa”. E’ un po’ come lavarsene le mani. Così come quando gli adulti dicevano “son cose da ragazzi” in riferimento al bullismo.
        Ovviamente, ognuno è libero di rimanere della sua idea. Volevo solo chiarire meglio quello che intendevo. Pensarla diversamente ci sta, se il pensiero difforme si trasforma in comportamenti lesivi, per me, non c’è retorica che tenga.

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      3. I casi che hai citato sono da condanna e già perseguibili. Le fattispecie sono tante e dovrebbero fare un elenco molto lungo. Anche i terroni, per esempio (una delle categorie a cui appartengo), ma anche i miopi… le categorie e sottocategorie sono tante. Quando un’offesa diventa discriminazione? Forse la giustizia dovrebbe essere più attenta? La società più attenta?

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      4. Sicuramente. Purtroppo fino a quando i partiti con più sostegno popolare continueranno a dire che offendere, insultare e discriminare è un diritto incomprimibile non andremo molto lontano.

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  2. Non so bene come rispondere a una questione simile.
    Bisognerebbe trovare una soluzione che sia al tempo stesso
    – diversa dalla censura
    – che permetta di esprimere un’opinione senza ferire (cosa sia un insulto, e come reagiscano le persone, è assolutamente soggettivo)

    Diciamo che più che censurare servirebbe un modo per “modulare” l’espressione e stabilire un limite che non dipenda dall’ipersensibilità dei singoli (che magari potrebbero voler puntare alla censura di contenuti artistici).

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  3. Sinceramente penso che ci sia un’enorme differenza tra il libero pensiero (condivisibile o meno) e l’offesa od addirittura la minaccia. E queste ultime due dovrebbero essere perseguite sempre. Purtroppo viviamo in un epoca in cui chi più urla e minaccia più ha la meglio, le fake news ingiurie spesso e volentieri sono all’ordine del giorno e non ci sono mai scuse ufficiali.
    Per cui: sì, secondo me queste ultime dovrebbero essere censurate. Come mi sembra stia facendo Twitter se non erro.
    Mchan
    Ps: penso che le segnalazioni a Facebook siano una causa persa. Sono anni che leggo in giro di commenti del genere sulle loro piattaforme e continuano ad avere una politica abbastanza menefreghista.

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