Recensione de “La signora Dalloway”: l’esperimento letterario di Virginia Woolf

Buon weekend a tutti, lettori!

Oggi vorrei parlarvi di un libro di Virginia Woolf che ho letto negli ultimi due giorni. Si tratta de “La signora Dalloway” ed era la primissima volta che mi avvicinavo a questa straordinaria autrice, capace di cambiare la storia della letteratura.

Trama:

51VBfEZZTcL._SX323_BO1,204,203,200_

Seguiamo una giornata tipica nella vita di Clarissa Dalloway, un’agita signora londinese di cinquant’anni. Siamo negli anni Venti e gli strascichi della guerra sono ancora ben evidenti in una Londra bizzarra, piena di personaggi singolari. 

Clarissa, che ormai abbandona definitivamente la sua prima fase della vita, si ritrova a pensare ai tempi andati, alla sua gioventù a Bourton, al momento in cui era contesa da Peter Walsh e dall’uomo che avrebbe poi sposato, Richard Dalloway. 

Attorno a lei, una serie di personaggi affrontano i piccoli e grandi drammi della società inglese dell’epoca, tra gli strascichi della guerra e le ambivalenze della mondanità. 

Giudizio sintetico:

Devo ammetterlo, il romanzo non mi è piaciuto.

Credo sia uno dei libri più complessi, ingarbugliati e stancanti che abbia mai preso in mano. Il vantaggio era che fosse una lettura breve, altrimenti dubito che sarei riuscito ad andare fino alla fine.

Ci sono sicuramente degli aspetti interessanti del romanzo che è, in definitiva, un interessantissimo esperimento di scrittura. Il periodare della Woolf è rivoluzionario, rispetto ai canoni della letteratura precedente. Periodi inframmezzati da incisi, abbondante ricorso all’anacoluto, aggettivazione esasperata e un indiretto libero che, a tratti, diventa arditissimo. 

Malgrado l’ “analisi sintattica” del libro lo faccia apparire una lettura poco appetibile, credo sia da apprezzare la vena creativa della Woof che ha deciso di trasportare sulle righe di una pagina il movimento ondulatorio del pensiero.

Il pensiero si fa romanzo

Infatti, quello che mi preme sottolineare è come la Woolf si fosse prefissa l’obiettivo di mettere su carta i pensieri dei personaggi, le loro oscillazioni. Noi non pensiamo in modo lineare e, quindi, la sintassi del libro non è lineare. 

Si tratta di una indagine nella psiche di personaggi molto differenti fra loro, accomunati soltanto dalla conoscenza del personaggio della signora Dalloway.

Una realtà vibrante ma modesta

Penso che il libro sia in grado di delineare alla perfezione tanto la realtà sociale quanto le atmosfere che circondano i protagonisti di questa Londra bene, impegnati in continue feste, pettegolezzi e pensieri arretrati (che la Woolf vuole chiaramente stigmatizzare).

Una realtà che, però, si manifesta senz’altro modesta. Tutti i personaggi sembrano, in qualche modo, “piccoli”, chiusi in logiche che impediscono loro di esprimersi davvero e di puntare in alto, alle grandi meraviglie che la vita può offrire. 

Ritengo anche che l’autrice volesse sottolineare, in chiave dispregiativa, il ruolo subalterno delle donne nelle dinamiche sociali dell’aristocrazia. E questo diventa evidente coi personaggi di Lady Bruton e Doris Kilman.

D’altra parte, Clarissa spicca a suo modo, per essere focalizzata su se stessa e cosciente di tutto quello che non va nella vita, pur essendo più che condiscendente ad accettare il fluire delle cose, senza provare a cambiare il proprio modus vivendi.

Lo consiglio?

Dovete essere in vena per leggere un libro simile.

Non è facile da affrontare. Ci vuole molta concentrazione e molto tempo per leggere e comprendere ciascuna pagina.

Se desiderate acquistarlo, potete cliccare qui!

2 pensieri riguardo “Recensione de “La signora Dalloway”: l’esperimento letterario di Virginia Woolf

Lascia un commento