Recensione di “Schegge di vetro” di Irene Catocci, edito da Words Edizioni

Buongiorno a tutti, amici lettori!

Torno a parlare di libri oggi e lo faccio con la recensione di “Schegge di vetro” di Irene Catocci.

Prima di approfondire l’analisi del romanzo ci tengo a ringraziare la casa editrice, la Words Edizioni, per avermi fatto leggere questo romanzo in anteprima.

Trama:

Anita è una giovane pittrice, abita a Roma ed è alle prese con una relazione poco chiara con l’amico Nicola, di cui è segretamente innamorata. La sua vita, tra alti e bassi, pare perfettamente normale, almeno fino a quando non incontra la madre, Livia, che le rivelerà di essere gravemente malata e le affiderà una serie di diari scritti circa vent’anni prima.

Attraverso le pagine di questi diari Anita potrà rivivere la giovinezza della madre e scoprire un segreto che non solo cambierà il suo rapporto con la madre ma stravolgerà la percezione che lei ha di se stessa.

La mia opinione sull’opera:

Optimized-EBOOK schegge di vetro

Vorrei cominciare col dire che “Schegge di vetro” è un romanzo atipico, in cui vivono atmosfere differenti. Due storie continuano parallele nelle pagine, con molteplici cambi di scena, di storyline e di mood. Irene Catocci sa essere estremamente profonda ma anche estremamente leggera e scanzonata quando affronta la vita quotidiana e sentimentale della sua protagonista.

La complessità della trama – che viene riconosciuta anche dalla stessa autrice – si riverbera nella mia difficoltà a individuare il genere di appartenenza. Potrei, però, per evitare definizioni controverse, limitarmi a dire che si tratta di un romanzo sentimentale. I sentimenti sono, infatti, al centro del romanzo, sia che si faccia riferimento alla storia di Anita sia che si tratti di quella della madre Livia.

Cosa mi è piaciuto di più?

Ho apprezzato moltissimo la storia della madre di Anita, Livia. Mi sono immedesimato nella protagonista mentre leggeva i diari della madre e la curiosità per il segreto che promettevano quelle pagine è diventata presto la miccia per andare avanti con la lettura.

Credo anche che lo stile dell’autrice abbia trovato la sua “comfort zone” nella parte conclusiva del libro. Alcuni picchi di lirismo poetico sono stati davvero adatti a sottolineare l’enfasi drammatica ed emozionante delle scene conclusive e del finale al libro.

Una menzione positiva va rivolta senz’altro ai personaggi del romanzo. Tutti ben caratterizzati e differenti fra loro. Anita è un personaggio sfaccettato ma con cui è facile entrare in sintonia. Si respira in tutto il libro un’umanità bella e alla portata, un’umanità che sa di vita vera e di quotidianità. I dolori e le gioie dei personaggi della Catocci sono le stesse che potremmo vivere anche noi, trovandoci di fronte a drammi e a imprevisti singolari come quelli che occorrono nelle vite di Anita e di Livia.

La riflessione sulla guerra in Iraq, inoltre, è stata davvero un ottimo elemento per dare tridimensionalità e ancora più spessore a un libro che ha regalato davvero molte emozioni.

Cosa mi è piaciuto meno?

Devo ammettere di aver trovato qualche difetto al romanzo. A fronte di un incipit molto bello, i primi capitoli non mi hanno preso quanto speravo e fino a quando non ho iniziato a esplorare le vicende della madre di Anita sono rimasto piuttosto freddo. Mi è sembrato che nei capitoli iniziali la descrizione del contesto abbia preso il sopravvento sulla storia da raccontare e anche sui dialoghi. E proprio in merito ai dialoghi esprimo una certa perplessità sulla scelta di ricorrere a una letterarietà che, a volte, stona in bocca ad alcuni personaggi. A tratti sembra che i personaggi si esprimano con frasi poco spontanee e che rompono un po’ l’immedesimazione nella storia.

Aggiungo anche una piccola menzione – e da laureato in giurisprudenza non potevo farne a meno – sulla parte relativa al testamento della madre. Sfortunatamente, si ricade nel fantadiritto in relazione all’eredità che viene attribuita alla figlia. E penso che si potesse trovare un espediente più verosimile per non far vendere la casa di Trevignano alla figlia Anita. Ammetto, però, che questa piccola incongruenza potrebbe non disturbare il lettore.

Giudizio complessivo:

Credo che “Schegge di vetro” sia il giusto compromesso per chi cerca una lettura emozionante, con risvolti drammatici, senza volere rinunciare agli ingredienti tipici del romanzo d’amore. C’è, infatti, di tutto. Ci sono le storie d’amore, le relazioni familiari, le scene piccanti e quelle drammatiche. “Schegge di vetro” è un romanzo complesso, tridimensionale e che può sicuramente conquistare gli appassionati di letteratura sentimentale.

Potete comprare il romanzo a questo link!

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