Buongiorno, amici lettori.
Oggi torno a parlare di libri e lo faccio con la recensione di “Piranesi”, il grande ritorno di Susanna Clarke nel mondo del fantasy.
DI COSA PARLA PIRANESI?
Ne parlo brevemente perché il rischio di “rovinare” la lettura a coloro che non lo hanno ancora letto è altissimo e nelle intenzioni dell’autrice chi si approccia a questo libro deve capire a poco a poco le regole dell’universo narrativo in cui si immerge.
Piranesi racconta la storia di un personaggio, chiamato per l’appunto Piranesi, che si trova in un mondo costituito da una casa con innumerevoli e amplissimi saloni. È un mondo diverso dal nostro, ma che ha un qualche legame con esso.
In questo mondo-Casa, Piranesi è in compagnia solo di un altro personaggio, chiamato da lui “l’Altro”, e dei resti di tredici individui, la cui storia è avvolta nel mistero.
IL MIO GIUDIZIO
Quasi tutti lo hanno considerato un capolavoro. Il mio giudizio, devo ammetterlo, è molto più tiepido.
Faccio una premessa: Piranesi è un romanzo onirico, surreale, in cui la distorta percezione della realtà del protagonista-voce narrante è un fattore decisivo nel delineare le atmosfere del romanzo. E io non ho mai apprezzato in particolar modo i libri onirici, in cui ci si deve domandare costantemente cosa è reale e cosa non lo è. È un tipo di narrazione sicuramente complessa e intrigante, ma che, per gusto personale, non mi ha mai conquistato.
A questo, mi sentirei di aggiungere che le prime cento pagine hanno un ritmo lento e non una vera storia da raccontare. Essenzialmente, sono una introduzione e una premessa necessaria a quello che accadrà dopo. Utili, eppure non intriganti.
Piranesi è, di certo, un diesel. La seconda metà del romanzo è molto godibile, ma per me l’intrattenimento che mi ha offerto (a volte, dai toni persino del thriller psicologico) non è stato sufficiente a farmelo considerare un libro eccelso.
LO STILE DI SUSANNA CLARKE
Spendo alcune parole, però, per elogiare lo stile della Clarke. Piranesi è un romanzo tecnicamente impeccabile, scritto con una prima persona al passato che è una tecnica sempre particolarmente complessa ai fini dell’immersione del lettore in una storia.
Ciononostante, è un libro scorrevole, ben scritto, con un lessico raffinato e un linguaggio chiaro e preciso.
Lo considero stilisticamente molto bello, piacevole, anche se la grande penna della Clarke, come detto, non è bastata a farmi gridare al miracolo.
in che senso un diesel?
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C’è scritto nella frase subito dopo. La seconda metà del romanzo è godibile, quindi carbura lentamente (visto che prima avevo commentato le prime cento pagine negativamente).
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avevo letto ma non avevo capito cosa c’entrasse il diesel…
non sono ferrato in macchine e non avevo pensato alla benzina ma a una qualche dualità
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Credevo fosse un modo di dire molto diffuso per indicare qualcosa che parte lenta e poi carbura.
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io vivo sulla luna xD
non fare caso a me LOL
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Peccato che non sia all’altezza, da quello che mi pare di capire, di Jonathan Strange & Mr. Norrell; l’ho visto l’altro giorno in libreria e mi ha stupito perché mi aspettavo un mattonazzo, e invece sembra un libro abbastanza agile. Comunque lo leggerò sicuramente, prima o poi, mi interessa molto!
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Attendo la tua opinione allora!
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