“Per la prima volta nella sua vita sentì l’indescrivibile incantesimo della femminilità, e somigliava alla perfezione dell’amante appassionato.”
Eccoci, finalmente anche io parlo di un testo della Caravaggio Editore, regalatomi da Luca (@pages_glued), che da ormai un po’ di tempo mi suggeriva di provare le opere del loro catalogo.
Il romanzo che lui ha scelto per me è un testo di Louisa May Alcott, dal titolo “Dietro la maschera ovvero il potere di una donna”.
Questo breve romanzo ci racconta la storia di Jean Muir, istitutrice che raggiunge la famiglia Coventry e che intende portare a termine un piano piuttosto subdolo. Intuiamo i piani della protagonista quasi subito, in una scena che ci fa comprendere proprio il perché del titolo (Dietro la maschera). Infatti, dietro le apparenze della gentile e graziosa Jean, si cela una donna piuttosto diversa da quella che la famiglia riesce a conoscere.
“«Perché lo fate?»
«Perché è mio dovere dimenticare.»
«Riuscite sempre a dimenticare quando diventa un dovere?»
«Vorrei riuscirci! Vorrei riuscirci!»”
È una storia che – passatemi l’espressione – ho trovato dissacrante per un duplice motivo.
Innanzitutto, perché smaschera gli eccessi del romanticismo, da intendersi sia come modo di provare l’amore sia come modo letterario di descrivere i sentimenti. La protagonista, Jean, è un lampo di lucida (spietata) razionalità. Si pone al di sopra dei sentimentalismi che la circondano. Mantiene il controllo su una serie di persone che, troppo nobili per sospettare che altri si macchierebbero di inganni che loro non sono in grado di concepire, si lasciano andare ai sentimenti più sfrenati. Tutti i personaggi che circondano la protagonista sono trasparenti. Lei riesce a leggerli con facilità disarmante e di questa sua capacità se ne approfitta per ordire le sue trame, in un susseguirsi di eventi che dimostrano la sua turpe intelligenza a fronte della nobile stoltezza degli altri personaggi.
In secondo luogo, ho trovato questo romanzo dissacrante per la sua natura femminista sui generis. Jean Muir è superiore a tutti, tanto sicura di sé da non darsi per vinta nemmeno di fronte all’onta di essere stata smascherata, talmente forte delle sue convinzioni da accettare il disprezzo e non esserne toccata. È una storia che, come poche altre, presenta una figura femminile atipica, lontana dai sentimentalismi e dalla fragilità. Una figura, senz’altro negativa, ma che dà al lettore un’immagine di incrollabile forza e perseveranza.
Devo ammetterlo, la Alcott che esce fuori da questo romanzo è una Alcott rivoluzionaria, avanguardista, estremamente consapevole della realtà e allo stesso tempo interessata alle dinamiche umane e sociali.
Credo di aver letto qualcosa, anni fa, su questa storia, forse perché ai tempi della sua pubblicazione fu un tantino scandalosa.
Per non parlare del tema, molto distante dal suo grande successo, Piccole donne.
Trovo giusto variare ogni tanto, apre sempre nuove prospettive 🙂
Comunque, da bambino lessi qualcosa della Alcott, sicuramente Piccoli uomini, e ho un bel ricordo della tecnica che usava, molto scorrevole, ed era capace di delineare personaggi sia interessanti che variegati.
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A livello stilistico le opere della Alcott non mi prendono. I periodi sono troppo costruiti, troppo pieni di strutture senza significato. Sono figlie del suo tempo però mettendole a confronto con opere coeve, ce ne sono molte che ho preferito alle opere della Alcott
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Può starci 🙂 ricordo che quel libro, da bambino, mi è piaciuto, ma non ho mai approfondito la sua produzione e oggi potrei avere gusti molto diversi
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