Ci ho ragionato a lungo, prima di mettermi alla tastiera a scrivere questo pezzo.
Ne ho parlato e ne parlerò ancora su Tiktok (peraltro, se volete, mi trovate con il nick theironicmaeror), ma secondo me serviva scrivere. Scrivere perché mi dà l’occasione di non dover essere sintetico.
Ho appena letto una recensione che disintegra le primissime puntate della seconda stagione di Rings of Power su Esquire e mi chiedo: perché ci sono recensioni che fanno a pezzi praticamente ogni aspetto di questa serie mentre la maggior parte dei creators medio-grandi cerca accanitamente di trovare il buono in questo show?
A questa domanda non riesco a dare una risposta. Facendo un giro sul web, mi pare di capire che solo le pagine tolkieniane siano selvaggiamente critiche verso una serie che ha rimodellato (a mio avviso, persino troppo) il materiale originale, senza giustificare questo stravolgimento del canone con una qualità recitativa e di storytelling adeguate.
Io non partivo con un pregiudizio verso questa serie. Ho trovato la prima stagione sostanzialmente priva di trama ma, chissà per quale ragione, godibile. Immergermi quell’oretta nel mondo di Arda e vederne i panorami e i personaggi mi rilassava e mi consentiva di evadere. Non c’era nessun contenuto in grado di suscitare davvero emozioni; era uno show con poco spessore ma in grado di offrire evasione.
Questa seconda stagione, considerata dai creators migliore della precedente, ha avuto un inizio che ho trovato – non mi va di usare mezzi termini – disastroso.
Le recensioni su Rotten Tomatoes si concentrano sulla qualità filmica, sulla fotografia (anche se per alcuni comunque alcuni episodi risultano troppo scuri), sulla cgi, su tutti gli aspetti estetici di uno show che è un monumentale investimento economico da parte di Amazon. Mi verrebbe da dire: ci mancherebbe che siano brutti i setting e gli effetti speciali. E nelle recensioni, finanche quelle più positive, si trova un richiamo sistematico alle “mancanze nella sceneggiatura”.
Forse sarò strano io, ma una storia si giudica, in prima battuta, per l’impatto emotivo che è capace di trasmettere, per i messaggi che fa propri, per la trama e per i dialoghi. Trattandosi di un’opera filmica, chiaramente, subito dopo questi aspetti, viene il valore della performance attoriale degli interpreti. Quindi, viene il montaggio e gli aspetti tecnici. Un’opera tecnicamente eccezionale (e siamo sicuri sicuri che lo sia?) ma mediocre (e sono buono) a livello narrativo, per me, è un’opera non di valore, scomoderei il termine “brutta”.
Le mie perplessità su come sta venendo analizzata questa serie sono aumentate da un paragone inevitabile: come è stata trattata la seconda stagione dell’altra serie fantasy di rilievo del momento (House of the Dragon)? E’ presto detto: House of the dragon è stata aspramente criticata. A mio avviso, la seconda stagione della serie tratta dalle opere di Martin manca del mordente della prima e ha un paio di episodi bruttini, a fronte degli altri in cui si è mantenuto un livello medio-alto, con situazioni interessanti, emozioni ben descritte e rappresentate e molteplici intrighi di potere. Non è stata una stagione travolgente ma non brutta e non piena di problemi, come qualcuno ci ha voluto fare capire.
Però, arriviamo ad Anelli del potere che, dal punto di vista dei personaggi, è la brutta copia della brutta copia della brutta copia della serie HBO e stiamo là a cercare il buono, gli elementi da salvare. Lo spirito ipercritico che aveva animato i creators in merito a House of the Dragon è svanito.
Basterebbe pensare a una Galadriel che interpreta il personaggio di una mocciosa attratta dal potere o a un Isildur impegnato in una sfilza di reazioni emotive e azioni poco credibili per notare l’importanza dei difetti di questo show, per cui Amazon ha investito tantissimo senza che di questa spesa monstre si sia avuto un riscontro se non in termini visivo-estetici (la scena degli Ent nel quarto episodio è meravigliosa, ma non basta).
Il problema più significativo di questa serie è la mancanza di un motore all’azione. La maggior parte dei personaggi sembra non avere uno scopo né un conflitto da risolvere. Galadriel ed Elrond erano gli unici personaggi in cui il conflitto sembrava evidente, soprattutto alla fine della prima stagione, ma in questi nuovi episodi anche la loro tragicità è venuta a mancare.
Mi sintonizzo su questa serie, aspettandomi ormai un prodotto curato dal punto di vista del montaggio, della fotografia e della CGI, ma nel quale nessuna storia sarà in grado di incantarmi o appassionarmi davvero.
Perché la guardo allora? Chi la sta difendendo, risponde – a mio avviso, in modo infantile – chiedendo a chi non la apprezza i motivi della visione. Pertanto, mi sento di dare una spiegazione in merito. Il piacere della critica e dell’analisi prescinde spesso dal valore del contenuto che viene fruito. Si tratta di un prodotto comunque rivoluzionario, se non altro perché prova a dare vita empirica a un materiale a cui sono affezionato con molti meno limiti di quanto è avvenuto in passato, pertanto non me la sento di interrompere la visione e mi auguro sempre che la qualità di sceneggiatura e di recitazione possa aumentare sensibilmente, col passare del tempo e col progredire della narrazione.
