L’anniversario di Andrea Bajani è un romanzo sopravvalutato.
Sì, ho deciso di iniziare così la recensione, per spazzare via il campo dai dubbi. È un libro consigliato praticamente in ogni libreria, ed è nella cinquina del Premio Strega.
Quindi, sentivo il bisogno di partire da qui. Non è un romanzo che lascia a bocca aperta.
L’ho fruito su Audible, letto magnificamente da Luigi Lo Cascio, ma non l’ho apprezzato come gli addetti ai lavori che non fanno altro che consigliarlo.
A mio avviso, parlare di questo libro è fondamentale per fare un’analisi di quella che è la situazione attuale, nel panorama letterario non di genere in Italia. Come romanzo di narrativa generale, L’anniversario si pone sulla scia di tanti altri libri, che ruotano attorno al rapporto fra genitori e figli.
Nell’ultimo anno ho letto quattro libri candidati al premio Strega (delle ultime edizioni, non solo del 2025) e posso dire che tre volte su quattro il fulcro tematico del libro in questione era il rapporto fra genitori e figli.
Sono arrivato a leggere L’anniversario con una certa stanchezza. Non penso, infatti, che possa ancora essere considerato epocale (ed essere così riconosciuto) un romanzo che è la quintessenza della tradizione letteraria italiana contemporanea. Non voglio criticare Bajani. Il libro è ben scritto, per carità, ma per tutto l’ascolto la sensazione è stata quella di esplorare qualcosa di estremamente conosciuto, sia per il contenuto che per la modalità espositiva.
L’anniversario ci parla di un allontanamento profondo fra figlio e genitori e di una figura femminile – quella della madre della voce narrante – schiacciata dalla logica dispotico-patriarcale del padre, che è, per l’ennesima volta, “villain civile” del romanzo italiano.
Da scrittore di narrativa, ritengo che sia arrivato il momento di mettere più in difficoltà i lettori. Nel mio romanzo, Noi tre, ho provato a descrivere i sentimenti in maniera autentica, anche quando potessero risultare crudi, ossessivi. Ci siamo assestati, ormai, a una narrazione di sentimenti e di legami che non si sporca le mani e preferisce la ricercatezza stilistica all’accuratezza psicologica. Non è, d’altra parte, un caso che i lettori risultino sempre sorpresi quando un autore devia dal sistema consolidato e presenta i sentimenti in maniera spietata, senza inserirli in una narrazione elegante ed estetica, che ripete eternamente gli stessi stilemi.

