Inutile dilungarmi nel ricordarvi ancora che sono alle prese con una raccolta di Thomas Harris, data la mia incredibile curiosità sul personaggio letterario (e poi cinematografico e televisivo) di Hannibal, perciò passo subito alla recensione di quello che, ai miei occhi, è un vero e proprio capolavoro, nonché l’opera principe dello scrittore statunitense.
Il Silenzio degli Innocenti, romanzo edito nel 1988, è il libro da cui è stato tratto, come molti di voi immagino, l’omonimo film, del 1991, di Jonathan Demme, che ha portato alla ribalta Jodie Foster.
Il romanzo, come ho già detto, è, a mio modo di vedere, un capolavoro, sia del genere thriller, sia in senso assoluto. Non avevo apprezzato il prequel e avevo trovato apprezzabile “Red Dragon” senza rimanerne, però, entusiasta. Presupposti che mi portavano ad escludere che avrei trovato così piacevole immergermi nella lettura del terzo romanzo di Harris, Il Silenzio degli Innocenti. Eppure è stato così. Ho trovato l’opera straordinaria, sotto diversi profili. Innanzi tutto, ne “Il Silenzio degli Innocenti”, Harris riesce a trovare un equilibrio tra storia e informazioni. La sua vasta cultura e le sue complesse ricerche non compromettono il fluire della storia, non ne tolgono suspense o ritmo. Anzi, tutte le informazioni specifiche, che si ritrovano nel romanzo, sono di stimolo al lettore.
In secondo luogo, ritrovo quella che ho precedentemente definito “precisione terminologica”. Harris scrive di fioretto, non ricorre a giri di parole. Il vocabolario utilizzato nel romanzo è incredibile, frutto di una conoscenza enciclopedica della lingua, che traspare anche da una lettura “in traduzione”.
Altro aspetto da non sottovalutare è l’incredibile compenetrazione tra autore e protagonisti. Crawford, Lecter e, soprattutto, Clarice Sterling sono personaggi la cui psiche è perfettamente descritta dall’autore. Sono personaggi che finalmente vibrano nelle pagine, che entrano nella testa del pubblico, che cerca di afferrarne le mosse e comprenderne gli impulsi.
Ma ciò che rende davvero un capolavoro il romanzo è la storia. Una storia agghiacciante e adrenalinica. Un’indagine complessa e intrigante, piena di svolte e soprese. Un lungo crescendo per un romanzo che non ha “pause”, che entusiasma dall’inizio alla fine.
Adesso, conclusa anche questa lettura, non mi resta che incominciare Hannibal, ultimo libro della raccolta, dopo il quale potrò naufragare verso altri generi e autori…