Nessuno come noi: recensione del nuovo film tratto dai libri di Luca Bianchini

L’ultima pellicola che mi sono goduto al cinema, in un mite pomeriggio di Ottobre, è stata “Nessuno come noi”, film di Volfango De Biasi, tratto da una delle opere di Luca Bianchini. Remore della piacevolezza di “Io che amo solo te” e di “La Cena di Natale”, ho deciso di dare una chance a questo nuovo film, pur non stravedendo per la protagonista femminile, Sarah Felberbaum, il cui stile recitativo non mi ha mai entusiasmato (nemmeno in “Nessuno come noi”).

La storia del film parla di un ragazzo, Vince (interpretato da Vincenzo Crea), che, in qualche modo, si ritrova al centro di due triangoli amorosi. Il primo lo coinvolge direttamente, dato che lui e il suo nuovo amico, Romeo, girano attorno alla stessa ragazza, Cate. E il secondo, forse quello principale, riguarda la storia extraconiugale tra la professoressa dei tre ragazzi, interpretata dalla Felberbaum, e il padre di Romeo, interpretato da Alessandro Preziosi, ormai alle prese con la noiosa vita coniugale che porta avanti con la moglie (Christiane Filangieri).

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È una storia di amore, che cerca, con un’alternanza di leggerezza e drammi di vita quotidiana, di indagare su cosa è l’amore, su quando e come si debba veramente lasciarsi andare in una storia d’amore e cerca, altresì, di rispondere alla domanda “l’amore non ricambiato è davvero amore?”.

Tutto ruota attorno alla prospettiva di Vince (altro attore che non mi ha particolarmente sbalordito), che osserva il mondo dalla sua prospettiva di aspirante scrittore, che si interessa del mondo e soprattutto delle piccole storie che ogni luogo sembra serbare.

Del film ho apprezzato molto la realizzazione, con una fotografia e delle inquadrature sempre azzeccate. Ho apprezzato altresì il ritmo narrativo che è stato creato da una storia incalzante e gradevole da seguire. Nessun intoppo, nessuna digressione inutile, nessuna scena surreale. Cioè zero elucubrazioni mentali, che in film leggeri come deve esserlo una “commedia romantica” non servono.

I dialoghi non sempre sono stati eccellenti, ma questo aspetto lo critico solo in parte, dato che forse l’intento di autore e regia era quello di riprodurre personaggi che, pur mediocri, sono altrettanto verosimili. I clichè, infatti, non sono tanto nella rappresentazione quanto piuttosto nella vita reale da cui la fantasia trae ispirazione.

In conclusione, come accaduto nella recensione di “La Cena di Natale”, mi sento di dire che il film è ben fatto, piacevole, ma non un capolavoro. Non una pellicola che ti scuote o ti emoziona nel profondo. Un perfetto pomeriggio autunnale però può essere certamente allietato dal film di De Biasi!

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