La Forchetta, La Strega e Il Drago: il ritorno ad Alagaësia di Christopher Paolini è un flop

Salve lettori!

Non so se ve l’ho mai detto, ma sono un fan del Ciclo dell’Eredità, serie di romanzi di Christopher Paolini dedicati alle avventure del giovane cavaliere di draghi Eragon, che dà il nome al primo romanzo della serie e anche ad un film, del 2006, di non eccessivo successo (per usare un eufemismo).

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Il Ciclo dell’Eredità è un fantasy epico-medievale, che è riuscito ad appassionare davvero una generazione di lettori, che hanno sperato anche in migliori fortune della trasposizione della storia in chiave cinematografica (e poi televisiva, anche se nessun nuovo progetto è mai andato in porto dopo il flop del 2006).

La Forchetta, La Strega e il Drago” è l’ultimo progetto, in ordine cronologico, di Paolini e si tratta, in sintesi, di uno spin-off della saga di Eragon, che dovrebbe essere il primo capitolo di una raccolta dal nome “Tales of Alagaësia”. Questo spin-off è molto distante dai “chilometrici” libri della saga originale. Si tratta, infatti, di tre racconti collegati da una esile cornice narrativa, che sono stati partoriti dalla penna di Paolini, che, tuttavia, non aveva mai realmente pensato alla sorte editoriale degli stessi. Nei ringraziamenti, infatti, l’autore ha rivelato che pensava che sarebbe tornato a parlare di Alagaësia con un nuovo romanzo, salvo, poi, proporre alla sua casa editrice questi racconti, in cui la presenza di Eragon è quasi del tutto secondaria e si rivela essere mero pretesto per collegare questi tre racconti e creare claim attorno al suo nuovo libro.

LADovendo parlare de “La Forchetta, La Strega e Il Drago”, mi sento di dire che il libro ha senz’altro illuso i fan, se non altro quelli (come me) che si erano fidati ciecamente di Paolini e avevano creduto che lo spin-off potesse davvero essere una storia intrigante, che mostrasse nuovi avvenimenti e nuove storie dei personaggi amati con il “Ciclo dell’Eredità”.

Il libro, di cui parlo, uscito a Dicembre del 2018, è una lettura agile. L’ho letto in traduzione, ma ho ritrovato un periodare lineare e non privo di una certa eleganza. Il problema principale, però, è l’aspetto contenutistico, dal momento che “La Forchetta, La Strega e Il Drago” è una raccolta di racconti che non impressiona e che appare, in definitiva, per certi versi, una lettura banale e del tutto perdibile.

Senza volerci girare troppo attorno, ritengo che questi racconti potessero anche essere “regalati” dall’autore ed essere rilasciati gratuitamente su qualche piattaforma, come fanno spesso autori di successo, che, in qualche modo, ringraziano il pubblico con alcuni racconti che non si rivelano essere parti fondamentali delle loro saghe di romanzi. E affermo questo perché ho trovato il libro “perdibilissimo”, anche se rischio di sembrare ripetitivo. Si tratta di tre brevi racconti, che non emozionano più di tanto, e che, comunque, non entrano nemmeno troppo nel merito delle storie dei personaggi che avevamo imparato a conoscere.

Non riesco proprio a immaginare se Paolini, un giorno, si deciderà a creare una nuova di romanzi, in senso proprio, che ci riportino nel mondo costruito dalla sua fantasia e dalla sua prolifica penna, ma so che, a meno che i prossimi numeri dei “Tales of Alagaësia” non saranno molto distanti da quello che ho appena finito di leggere, non seguirò questo nuovo ciclo letterario, che mi sembra essere più una trovata per guadagnare che un’opera di ingegno e il frutto di un’esigenza di scrivere.

Insomma, per essere ancora più chiari, mi sento di non consigliare questa raccolta di racconti, in cui gli unici eventi, forse, degni di nota, relativi alla storia di Eragon, si verificano nelle ultime due pagine del libro, con un finale aperto che, però, non so – e lo ribadisco – se sia una trovata per anticipare un nuovo romanzo o un nuovo racconto di scarsa profondità.

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