Il sabato è il giorno del tuffo nel passato per eccellenza. Anche questo sabato, cari lettori, parlerò di un film cult (e che cult, in questo caso).
Il film di oggi è The Karate Kid, pubblicizzato in Italia con l’aberrante titolo “Per Vincere Domani”, pellicola del 1984 di John G. Avildsen.
Si tratta di un film di genere drammatico/sportivo, ma che, a mio modo di vedere, è molto lontano dai tipici toni del film drammatico. Non sarà una commedia, ma non è nemmeno un film con un pathos tale da farlo considerare propriamente un “drama”.
La storia di questo film, a dir poco conosciutissimo, ruota attorno alle vicende di Daniel LaRusso (Ralph Macchio), sedicenne appena trasferitosi in California dal New Jersey. Daniel ha la passione per il karate, ma non ha mai avuto le risorse economiche per studiarlo in maniera seria. Appena dopo il trasferimento, la sua vita viene sconvolta da una serie di eventi. Prende, infatti, una cotta per la compagna di scuola, Ali, che, però, è l’ex fidanzata di Johnny Lawrence (William Zabka). Questo porta Daniel a subire le angherie di Johnny e della sua banda (tutti ragazzi dediti all’arte del karate), fino a quando ad intervenire non è il tuttofare del residence dove vive Daniel, tale Kesuke Miyagi (Pat Morita). Viene posta una tregua al conflitto tra i giovani, con la promessa che Daniel avrebbe sfidato Johnny e gli altri in un torneo di karate, per il quale si prepara grazie agli stravaganti allenamenti predisposti proprio da Miyagi, che si rivela essere un eccellente sensei.
Il film viene ricordato, per lo più, per aver riacceso l’entusiasmo attorno ai film dedicati alle arti marziali, molto popolari nel decennio precedente all’uscita di The Karate Kid.
La pellicola, però, ha il pregio di reinterpretare il culto per le arti marziali in un’atmosfera differente, coniugando le scene d’azione e di lotta a un’atmosfera adolescenziale, che permette di esplorare le tematiche della crescita e della maturazione.
Il protagonista, infatti, cresce, stando vicino al maestro Miyagi, che, con i suoi insegnamenti e la sua commovente storia alle spalle, si trasforma in un personaggio iconico. Ed è proprio Miyagi, secondo me, l’aspetto migliore di questo film. La sua naturale comicità e la totale immedesimazione in un ruolo singolare quanto ben scritto aggiungono moltissimo a un film, che, probabilmente, non era stato congegnato per riscuotere un successo di tale entità.
The Karate Kid è un film leggero, che, però, ha riunito milioni di persone e differenti generazioni, sfruttando al meglio quel naturale entusiasmo derivante da temi come la passione per lo sport e storyline sempre piacevoli, in questo genere di pellicole, come la lotta dell’outsider per emergere, a dispetto degli ostacoli.
L’ha ribloggato su Alessandria today @ Pier Carlo Lava.
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Film bellissimo! Non ero a conoscenza del titolo italiano così brutto. L’ho sempre chiamato semplicemente Karate kid. Però si sa che con le traduzione spesso stravolgiamo i titoli 😂
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Spero che ci toglieremo quest’abitudine. Già mi sembra che ultimamente siamo più rispettosi coi titoli originali. Ahah
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