Recensione de “La Quinta Stagione” di N. K. Jemisin

Ne ho parlato (e ne parlerò) nei video dedicati a “Letture Seriali”, e oggi sono qui, pronto a fare la recensione de “La Quinta Stagione” di N. K. Jemisin.

Stiamo parlando di un primo libro di una saga fantasy-grimdark, che sta letteralmente conquistando il mondo, dopo aver conquistato gli Stati Uniti.

Le vicende di questo romanzo ci presentano tre storie, quelle di tre personaggi femminili, Syenite, Essun e Damaya. Tre donne, di età differenti, che vivono dei periodi di snodo della loro vita e si trovano, di fronte, a una serie di cambiamenti che le metteranno a dura prova.

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Il contesto in cui le vicende si svolgono vede un grande continente, che prende il nome di Immoto, in balia a continui terremoti e a cataclismi, che mettono in duro pericolo la sopravvivenza della specie umana. Possono controbilanciare questi rischi i cosiddetti “orogeni“, una specie di individui, in grado di “sensire” la terra e di fermare le scosse e le eruzioni vulcaniche. Individui con un potere così grande, da dover essere sempre sorvegliati, dato che sono potenzialmente “delle armi di distruzione di massa”, che, infatti, suscitano la diffidenza dei loro stessi familiari e amici.

Mi potrei dilungare sulla trama e sul contesto di questo libro, sicuramente originale, ma preferisco lasciare a voi il gusto della sorpresa.

Vi dico, però, che cosa ne ho pensato. Sento, infatti, di volermi dissociare dal coro delle recensioni quasi unanimemente entusiastiche. Il pubblico della Jemisin è impazzito per questo libro – che, per me, è solo un volume di worldbuilding, apparentemente senza storia al centro – e ne ha apprezzato il contesto originale e dettagliato e anche lo stile di scrittura, agile, ardito e innovativo della Jemisin.

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Ritengo che l’autrice sia sicuramente una scrittrice eccellente e abbia una competenza nel gestire il magma delle parole assolutamente invidiabile. Ciononostante, non ho trovato la ragione per cui io dovessi leggere un libro che, in cinquecento pagine, riusciva ad avvincermi con la sua trama soltanto negli ultimissimi capitoli. Credo che sia fondamentale attrarre il lettore con la storia più che con il worldbuilding. E ancora mi stupisce il successo così largo del romanzo, che credevo potesse essere apprezzato soltanto da fan “hardcore” del genere fantasy.

Non ve lo consiglio né ve lo sconsiglio. Credo che bisogni farsi un’opinione autonoma. Probabilmente, diverrà una pietra miliare del fantasy contemporaneo, quindi chi sia appassionato del genere, dovrebbe provare a leggerlo!

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