Oggi recensisco finalmente uno dei libri che sono stati protagonisti dei miei video “Letture Seriali”, ovvero “Dimmi che credi al destino” di Luca Bianchini.
Partiamo col fatto che qualche mese fa ho iniziato a leggere un libro di questo autore e da allora mi sono subito innamorato del suo mondo letterario. Sia chiaro, non stiamo parlando di Proust o di Oscar Wilde, ma Bianchini ha un grande pregio: quello di far diventare storie semplici, di vita quotidiana, davvero avvincenti.
Ho già detto in passato che ritengo le sue storie dei “romanzi pop”, per la quantità di riferimenti e di citazioni alla cultura contemporanea, che rendono più agile e intrigante la lettura. I suoi personaggi, vuoi o non vuoi, vivono quelle ansie e quei problemi tipici della società contemporanea, e sono pienamente affetti da tutte quelle disfunzioni socio-relazionali caratteristici della modernità.
In “Dimmi che credi al destino” Luca Bianchini parla della storia di Ornella, un italiana emigrata a Londra per reinventarsi libraia. Un personaggio molto interessante, che ha raggiunto la mezza età e si ritrova con tante questioni irrisolte e il desiderio di concedersi ancora una vera possibilità di essere felice nella vita. La storia di Ornella prosegue parallelamente a quella di altri personaggi, tra cui spicca Diego, macho napoletano, che è costretto ad andare a Londra per fuggire da una situazione complessa che lo ha visto innamorarsi del proprio migliore amico e perdere tutte le certezze che credeva di avere. Tra le storie di Ornella e Diego si affrontano vari problemi e si discute di molte tematiche relazionali e personali che tendono a complicare la vita sentimentale delle persone.
Si tratta di un romanzo sentimentale e fortemente introspettivo, che, tuttavia, non annoia mai. Mi sento di dire, infatti, che i personaggi di Bianchini sono sempre pieni di colore, anche quando si trovano invischiati in periodi problematici della loro vita. L’autore riesce a parlare di problematiche importanti come la lotta alle dipendenze, le difficoltà ad accettare la propria sessualità e le controversie nei rapporti familiari, senza appesantire il lettore e senza scadere nella banalità e nei luoghi comuni.
Credo che i libri di Bianchini siano degli ottimi compagni di avventura. Non richiedono grossi sforzi e ti danno sempre nuove chiavi di lettura per guardare la società. Per queste ragioni anche “Dimmi che credi al destino” è una lettura che consiglio!