I vampiri nella letteratura: simbolismo, evoluzione e ragioni del loro successo

Buongiorno lettori, dopo aver parlato di cliché e di archetipi in generale nella letteratura, oggi voglio andare ad analizzare nello specifico uno dei personaggi di maggiore successo della letteratura del nostro millennio, ovvero il vampiro.

Inutile girarci attorno, dopo Twilight, i vampiri sono diventati onnipresenti nell’immaginario dei più giovani e si sono trasformati in un vero e proprio fenomeno culturale e letterario, con ripercussioni su ogni forma di arte e di intrattenimento.

Tuttavia, i vampiri del nuovo millennio, quelli di Twilight o de “Il Diario del Vampiro”, sono però dei vampiri molto differenti da quelli nati nell’ottocento, con l’avvento del romanzo gotico e del romanzo dell’orrore.

La critica letteraria è univoca nel notare come si sia riplasmata la figura del vampiro per adattarla a un tipo di romanzi differente, maggiormente fruibile da un pubblico di giovani. Il vampiro ha perso molti dei suoi aspetti “eccessivi” per rimanere semplicemente una figura attraente e seducente. Ha mantenuto i suoi tratti affascinanti, perdendo la sua natura eccessiva e maligna.

Ma questa evoluzione è solo l’ultimo passo in un percorso ultrasecolare che ha visto il vampiro comparire ed evolversi nella letteratura.

Le sue origini sono da ricercare nel folklore europeo. Nel Settecento girava voce della presenza di vampiri nel territorio serbo e si associava alla figura del vampiro la sensazione di rivedere i propri cari defunti ritornare alla vita. Questo personaggio, questa creatura terribile e spaventosa, però, ha assunto la sua prima incarnazione letteraria con il romanzo di John Polidori “Il Vampiro”, partorito a casa di Lord Byron durante la stessa piovosa estate in cui Mary Shelley ha dato vita a “Frankenstein”.

Le fortune dei vampiri nella letteratura sono state consolidate dalle successive opere di Joseph Sheridan Le Fanu (Carmilla) e di Bram Stoker (Dracula), che arrivano alla fine di un fermento letterario e culturale che aveva visto un moltiplicarsi di sequel (non autorizzati) e rifacimenti del romanzo di John Polidori che tanto aveva colpito il pubblico.

Ma le ragioni di questo successo? In realtà sono molteplici e vanno spiegate attraverso il simbolismo che assumono i vampiri ai nostri occhi.

Essenzialmente i vampiri rappresentano “l’eccesso“, il conturbante. Si scrive di vampiri per uscire dagli schemi della realtà, per parlare di quello di cui non si dovrebbe, per narrare di eventi turpi e scandalosi che non sarebbero accettabili. E, da sempre, l’uomo è stato incuriosito da ciò che è vietato, inappropriato o sconvolgente.

Ma un legame va anche ricercato nel valore simbolico del sangue. Il sangue viene come l’organo in cui risiede la nostra anima. Dunque il vampirismo non sarebbe altro che nutrirsi dell’anima di un’altra persona e a questo fenomeno sono state date varie interpretazioni culturali, a seconda dell’epoca.

Per alcuni il vampiro è una metafora dell’autore che, per emergere, deve nutrirsi di chi lo ha preceduto. Per altri descrivere un essere in grado di succhiare il sangue significa creare un personaggio in grado di corrompere e di condizionare il prossimo. Ne è stata data un’interpretazione anche in chiave politica, quando si è detto che i vampiri non erano altro che una metafora del capitalismo che si nutriva della società.

Da questo breve excursus, ci accorgiamo che esistono molte ragioni per le quali i vampiri hanno sempre attratto i lettori e che sia assolutamente sciocco affermare che i romanzi sui vampiri hanno annoiato e che attirano soltanto per “tendenza”.

Potremmo dire che i vampiri così come le storie dell’orrore che trattano di demoni sono dei riferimenti culturali universali, in grado di suscitare attenzione e disturbare la mente del fruitore. Tutti ci chiediamo come sia il male, come sia l’eccesso e come ci sentiremmo a vivere in modo estremo e privo di limiti la nostra vita. I vampiri, almeno quelli originali, prima di diventare dei sex symbol per teenager, erano un modo per immedesimarci in quello che non oseremmo volere consciamente per la nostra vita.

A tal proposito, girovagando per il web, ho scoperto anche un’interpretazione “freudiana” al vampirismo letterario. Il vampiro, secondo tale ricostruzione, sarebbe la concretizzazione del nostro “es”, delle spinte pulsionali sepolte all’interno del nostro io.

Spero che questo articolo sui vampiri nella letteratura vi abbia intrigato e colgo l’occasione per dire che sono alle prese con una storia che avrà come protagonisti i vampiri in cui proverò a combinare i caratteri più efficaci di queste creature nella letteratura e a produrre un romanzo gotico in chiave moderna. Insomma, non so cosa ne verrà fuori, ma scriverlo è sicuramente divertente.

NOTA:

Se ti è piaciuto l’articolo, ti consiglio di dare un’occhiata al mio libro: Cronache di un vampiro – Vincoli di sangue!

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9 pensieri riguardo “I vampiri nella letteratura: simbolismo, evoluzione e ragioni del loro successo

  1. La loro origine è estremamente PIÙ antica del folklore europeo: nei miti greci una delle ancelle della notte aveva gambe di asino e bronzo e pur mostrandosi molto bella succhiava via il sangue agli uomini che ne venivano ammaliati

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