Recensione de “Il vecchio e il mare”

Buonasera lettori. Eccoci qui giunti a quella che, a occhio, sarà l’ultima recensione librosa dell’anno.

Oggi torniamo a recensire classici e, nello specifico, parliamo de “Il vecchio e il mare“, romanzo breve di Ernest Hemingway.

Devo iniziare col dire di non aver mai letto nulla di Hemingway, pertanto, tra i tanti libri scelti per il mio compleanno, ho inserito anche questa lettura.

Ero molto curioso di scoprire di più di questo scrittore statunitense capace di ispirare tantissimi autori e di appassionare alle lettere milioni di lettori. Devo ammettere, alla fine della lettura, di avere capito perché le opere di questo scrittore abbiano ottenuto un tale riscontro.

La trama in breve: Dopo ottantaquattro giorni durante i quali non è riuscito a pescare nulla, il vecchio Santiago trova la forza di riprendere il mare: questa nuova battuta di pesca rinnova il suo apprendistato di pescatore e sigilla la sua simbolica iniziazione. Nella disperata caccia a un enorme pesce spada dei Caraibi. nella lotta quasi a mani nude contro gli squali che un pezzo alla volta gli strappano la preda, lasciandogli solo il simbolo della vittoria e della maledizione finalmente sconfitta. Santiago stabilisce, forse per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E, soprattutto, trova dentro di sé il segno e la presenza del proprio coraggio, la giustificazione di tutta una vita. Postfazione di Fernanda Pivano.

Lo stile di Hemingway – anche se letto in traduzione – risulta unico ed elegante. Comprendi subito perché questo scrittore è stato sempre ritenuto così straordinario. Coniuga la precisione della descrizione tipica di un gusto ottocentesco a una fluidità e a un periodare molto più moderno, che crea un prodotto che idealmente potrei porre a metà tra la letteratura anglosassone e quella italiana. Chiaro che non sto parlando di influssi dello stesso Hemignway, ma esprimendo piuttosto una mia visione di uno stile che è diverso tanto da un tipo di letteratura che da un altro e che, anzi, ne combina le migliori caratteristiche.

La storia di Santiago è una battaglia tra l’uomo e la natura. Ci porta a confrontarci coi limiti della natura umana, scoprendo che la vera sfida sta (quasi) sempre dentro la testa di chi si cimenta nelle imprese.

Non è il fisico a farci portare a compimento un’impresa. E’ la voglia di portarla a termine che ci rende già (o, almeno, in qualche modo) vincitori. Santiago, amaramente sconfitto nella battaglia che lo vedrà ritornare a casa (della quale non dico molto di più, altrimenti vi riassumerei la storia), ride delle sue fragilità e le accetta. Accetta di non potersi vantare del suo trionfo, accetta di essere limitato e lo fa con serenità.

E’ una storia che lancia un messaggio chiaro: arrendersi mai, ma, una volta sconfitti, non bisogna mai disperarsi.

Un libro che offre una ventata di bella scrittura e che porta il lettore a riflettere. Una lettura assolutamente consigliata.

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