Buona domenica lettori, eccoci qui pronti per una nuova segnalazione con intervista. Il libro che approfondiremo con questa chiacchierata con l’autrice si chiama “Scars“. Edito da Europa Edizioni, è il romanzo d’esordio di Laura Gianesini.
TRAMA: Kail è un ragazzo taciturno e chiuso in se stesso: ha un segreto scomodo che lo porta, nel corso degli anni, ad isolarsi e a credere fermamente che nessuno potrà mai capirlo né accettarlo, trovando nella solitudine la sua unica amica ed illudendosi, così, di non aver bisogno di nessuno. Terrorizzato dalla reazione che può avere chi viene a conoscenza di ciò che nasconde, è restìo a lasciar avvicinare il prossimo. Deluso dalla falsità umana e da una società che soggioga il diverso, Kail promette a se stesso di non cadere più vittima di delusioni e scherno, barricandosi dietro al muro dell’indifferenza. Questo suo comportamento, tuttavia, lo porta a ferire Emma, l’unica a mostrarsi sinceramente interessata a lui: nonostante la sua indole solare ed il suo carattere determinato, la ragazza conosce bene la frustrazione provata da Kail e ci si rispecchia, tanto che fa suo l’obiettivo di diventargli amica per essergli di sostegno.
Entrambi celano un oscuro e terribile passato che ha segnato la loro infanzia, reagendo in modo diametralmente opposto alle avversità di una vita che non ha fatto loro sconti, ma che può regalare un finale tutto meno che scontato.
Grazie Laura per avermi concesso quest’intervista. Innanzitutto ti faccio i complimenti per il tuo primo libro e passo subito alla prima domanda.
La trama del tuo libro è molto intrigante. Gira tutto attorno a un misterioso segreto, ma credo che l’aspetto fondamentale della storia sia l’umanità del protagonista e l’umanità che gli ruota attorno. Quali sono le tematiche più importanti trattate nel libro? Vuoi parlare della società tramite la tua storia?
Grazie a te, Giovanni, per la disponibilità datami.
Mi fa piacere che reputi la trama di SCARS “misteriosa”, perché è proprio l’incipit che volevo dare al libro, per far sì che non venga rivelato tutto subito, sennò che gusto ci sarebbe a leggerlo. Troppo spesso trovo sinossi di libri (anche nei retro copertina stessi) che dicono praticamente tutto, lasciando al lettore solo la curiosità di leggere le righe finali (a volte, in realtà, nemmeno quelle).
Le tematiche che si incontreranno leggendo SCARS sono molteplici, alcune esplicite e altre un po’ più sottili da comprendere: il classico bullismo scolastico, che qui, però, è ad alti livelli (un personaggio cattivo come lo è l’antagonista, per motivi futili poi, difficilmente lo si trova); il repentino voltafaccia di coloro che credevi amici; la superficialità delle ragazzine che vogliono solo il bello e che non accettano un “no” a costo di rendersi ridicole, senza pensare minimamente che le loro azioni egoiste faranno soffrire gli altri; l’inadeguatezza degli adulti nei loro ruoli (genitori, docenti, presidi…), dove si palesa quanto non vogliano scoprire la realtà dei fatti bensì preferiscano non avere troppe grane dando la colpa al primo che viene additato; l’errata conformità mentale dell’essere umano, abituato ad etichettare tutto, anche i propri simili, causando malintesi, asti, colpe che non esistono; il riscatto nei confronti della vita che è stata tolta ai due protagonisti, Kail ed Emma, nonostante la loro giovane età; la voglia di amare ed essere amati, di essere come tutte le persone del mondo, senza la vergogna (errata) di sentirsi diversi e manchevoli di qualcosa.
Potrei continuare, visto che le sfumature delle tematiche presenti fanno sì che ci sia un’ulteriore tematica collegata, ma potete scoprire tutto leggendo SCARS.
Il libro non è una condanna alla società, non l’ho scritto con questo intento, tuttavia ci si può rispecchiare e si troveranno sicuramente parecchi punti in comune con essa e il suo modo di pensare e di agire che, purtroppo, da 30 anni a questa parte non è mai cambiato. Anzi, non esagero dicendo che è solo peggiorato.
Come ti è venuta l’idea? Ho letto che il libro è stato scritto molto tempo fa. Come mai hai deciso di pubblicarlo dopo molto tempo?
SCARS nasce come fumetto nel 2005: avevo un sito web/forum e decisi di pubblicarlo lì; purtroppo, tempo mancante e tanti alti fattori, mi hanno portato a non terminarlo mai, così qualche anno dopo decisi di scriverlo. Mi sembrava la soluzione più logica dato che avevo tutto appuntato nei tre quadernoni che avevo riempito con le bozze dei disegni. SCARS divenne così uno scritto. Lo lasciai là abbandonato senza nulla fargli fare poiché ero semplicemente contenta che, almeno in quel formato, fosse stato completato.
Iniziai poi a scrivere un altro romanzo, questa volta fantasy. Pubblicai tutto su Wattpad, compreso SCARS e fu lì che, navigando in rete, approdai sulla pagina di una casa editrice in cerca di inediti. Mandai entrambi i romanzi quasi per gioco, sicura che nessuno dei due avrebbe trovato risconto e, al contempo, speranzosa che, se invece così fosse stato, avrebbero scelto SCARS a cui sono molto più legata.
Dopo una decina di giorni sono stata contattata dalla casa editrice che mi ha proposto la pubblicazione proprio di questo titolo! Inutile negare la mia contentezza: non tanto (anzi, quasi per niente) per la pubblicazione, ma perché era stato scelto SCARS, questo mio testo ricco di aspetti drammatici e di riscatto. Inoltre, da contratto, avrei potuto parlarne tramite delle interviste televisive e alla radio. Era come un segno: l’averlo scritto così tanti anni addietro e, ora, l’essere stato notato per una pubblicazione. Sarebbe stato abbastanza da sciocchi non accettare.
Non dico di accettare le cose ad occhi chiusi, dal canto mio ho letto e riletto il contratto mille volte, chiesto spiegazioni e conferme; tuttavia, se si vuole una cosa, se hai la sensazione che va fatta, inutile andarci contro, falla e basta. Se poi non andrà bene, ci avrai comunque provato, ti sarai messo in gioco, avrai dato la possibilità a te stesso di far vedere agli altri chi sei realmente e cosa puoi fare.
Descrivici il tuo protagonista.
SCARS ha, in realtà, due protagonisti: Kail ed Emma, entrambi con un passato e dei trascorsi che non si augurano proprio a nessuno. Il fatto stesso che abbiano avuto la forza di continuare a vivere dovrebbe far riflettere su quanto, a volte, demordiamo nei nostri intenti davanti ad ostacoli davvero banali.
Nella lettura conosciamo per primo Kail, un ragazzo taciturno e sulle sue, apparentemente insofferente a tutto, se non proprio apatico nei confronti della vita in generale (interessi, amici, ragazze…). Sotto, ovviamente, c’è molto di più: avrete modo di leggere che non si tratta, come si potrebbe pensare, di una rinuncia alla vita, bensì di un adattamento verso una vita che ti ha tolto tutto e ti ha posto parecchi limiti. Kail non ha rinunciato, si è adattato e fin troppo, aggiungerei.
A svegliarlo ci penserà Emma, una persona solare e sempre pronta alla battaglia per difendere chi non sa farlo da solo. Vedremo che questo suo senso di giustizia è la conseguenza di ciò che le è capitato in passato, il modo in cui lei ha deciso di reagire per poter continuare a vivere.
Tuttavia, entrambi mentono a loro stessi e, in realtà, la loro è una maschera: Kail vorrebbe urlare ai quattro venti che lui è una persona normalissima, respira, mangia, va a scuola come tutti; Emma vorrebbe piangere per la stanchezza di una vita fatta di fughe, di cambi di scuola, di costante paura.
Tra i protagonisti possiamo mettere anche l’antagonista, Steven: è il classico spaccone, quello che si crede perfetto, irresistibile, sempre dalla parte della ragione. In realtà, è un despota di cui tutti hanno paura, reso tale da tutta la società (in questo caso scolastica) che lo ha sempre elogiato e premiato senza andare a fondo e vedere la persona che in realtà è. Lui stesso lo riconoscerà, togliendosi la maschera che anche lui porta.
Un concetto di società che ritroviamo tranquillamente ai giorni nostri, che c’è sempre stata, quindi facile capire cosa ciò comporti: chi non si è mai sentito etichettare quando, in realtà, quell’etichetta non lo descriveva affatto; chi ha visto elogiare persone che non avevano alcun merito; chi si è sentito un estraneo in casa propria perché non compreso e, quindi, ha deciso di non aprirsi più.
Domanda di rito: perché dovremmo leggere il tuo libro?
“Dovere” è un concetto che non mi è mai piaciuto, difatti con me non lo si utilizza mai. Auspicherei e gradirei che SCARS venisse letto, questo certamente. Il perché, anzi, i perché, sono scritti nella prima domanda, ovvero quella delle tematiche. Non penso certo che leggendo il mio libro la gente cambi modo di essere, o venga rivoluzionato il concetto di etichettatura e di una società del tutto impari in ogni aspetto della vita; tuttavia, spero almeno che aiuti a sensibilizzare, anche in minima parte, negli aspetti della propria vita: non sarebbe male che una persona, dopo averlo letto, pensasse “potrei cambiare questo mio aspetto”, magari riconoscendosi in uno dei personaggi (ce ne sono parecchi, tutti con diversi caratteri e modi di comportarsi). È uno scritto che racconta, in modo leggero senza toni altisonanti (anche l’ambientazione scolastica aiuta in questo senso), i vari ostacoli che si trovano lungo la nostra vita. Io, ad esempio, ne ho trovati parecchi e, in modo diverso e più romanzato, ne ho riportati nel libro. Non è un’autobiografia, non è nemmeno vicino all’esserlo, tuttavia sia in Kail che in Emma che in Steven e via dicendo, ho messo briciole di me, della mia vita, dei miei trascorsi che sono stati tutto fuorché tranquilli e perfetti. Per questo, come si leggerà in un passaggio del libro, denuncio il fatto che le persone la cui vita non è stata segnata da qualcosa di particolarmente grave o difficile si lamentano sempre per ogni minima stupidaggine, senza pensare minimamente che c’è chi sta peggio, ha passato di peggio, anche tra le persone che conosce. Lamentarsi va bene ma, se non è nulla di grave o di insormontabile, non bisogna farsi passare per martiri solo per avere l’attenzione su di sé. Se notate, in realtà, le persone che hanno problemi in quanto tali non vanno in giro a sbandierarlo e a lamentarsi e, fidatevi, non è solamente per privacy, bensì per molto altro: la vergogna nei confronti di quei problemi e il non voler essere di peso agli altri parlandone, sono solo un paio di motivazioni che si posso citare.
Descrivici la tua esperienza con questa prima pubblicazione. Sei stata soddisfatta di come è stato percepito il libro? Pensi che ti abbia aiutato a esprimere riflessioni di cui, a volte, si parla meno?
SCARS ha subìto quasi un parto a livello editoriale. Sono rimasta abbastanza scioccata dalla poca competenza e professionalità della casa editrice, lo ammetto. E lo dico nonostante non si dovrebbe sputare sul piatto in cui si mangia. Il libro sarebbe dovuto uscire ad ottobre 2019, entro il 24, a quattro mesi dalla firma del contratto, ma così non è stato: l’editor non ha fatto assolutamente il suo lavoro nelle sei settimane che si è preso per la correzione visto che, alla fine, non aveva corretto nulla, solo impaginato la bozza provvisoria; quando ho fatto presente questo, mi sono sentita rispondere che l’editor non corregge… E cosa dovrebbe fare? La rabbia che mi è montata in quel momento la conosco solo io. Parlandone con un amico, questi si è proposto di aiutarmi nella correzione e, dopo nemmeno un mese, è stata completata e inviata, previo assoluto divieto alla casa editrice di rimetterci mano. Non ringrazierò mai abbastanza Federico.
Dopo ciò, siamo passati al grafico impaginatore che, in poco tempo, mi ha inviato il pdf impaginato. Sembrava tutto ok, quindi siamo andati in stampa. La data del 24 ottobre era già stata ampiamente sforata, ma non ho rescisso il contratto, ho voluto continuare e vedere cosa ne sarebbe uscito.
Arrivate a casa mia le copie cartacee, mi accorgo che le frasi in corsivo del testo non c’erano, nemmeno una, e che a pag. 99 la scritta del biglietto era stata del tutto stravolta.
Con rinnovata rabbia e un tremendo senso di stanchezza verso questa incompetenza, faccio subito presente e viene corretto e ristampato. Tuttavia, alcune copie fallate sono ancora in giro, quindi se trovate questi errori, fatemelo sapere.
In fatto di vendite, da dicembre che è uscito, SCARS sta iniziando a ingranare ora. Non ho ancora avuto riscontri (positivi o negativi), sto facendo una pubblicità massiva e a 360°, ma non è facile, le risorse a disposizione del singolo sono sempre poche. È difficile sapere cosa hanno pensato le persone che hanno acquistato il libro se non ne hanno parlato in qualche social o con una recensione online. Tengo sotto controllo tutti i canali in cui viene venduto, quindi so che sta vendendo. Quanto e come lo scoprirò quando la casa editrice mi manderà il resoconto annuo.
Alla fine, come ho sempre detto, è stata più una mia vittoria che SCARS sia stato pubblicato, per i motivi già detti. Che mi abbia aiutato a esprimere riflessioni di cui si parla meno? Aiutato non è proprio il termine corretto, poiché ognuno poi recepisce il messaggio che vuole, se non addirittura non lo recepisce affatto. Grazie alla pubblicazione, ho avuto modo di portare agli occhi di tutti spaccati di comportamenti sociali: se qualcuno ne trarrà beneficio o si sentirà meno solo nella lotta quotidiana contro una vita difficile, ne sarò immensamente contenta, perché so cosa vuol dire e non nascondo che, a suo tempo, ciò che mi tenne compagnia furono le canzoni dei Bon Jovi – che dicevano tutto quello che avrei voluto sentirmi dire – e dei Nirvana – che esprimevano rabbia e tristezza al posto mio.
Ricordate: la vita può essere tremenda, dura, cattiva e ingiusta verso chi non se lo merita, ma arriverà sempre, prima o poi, qualcosa o qualcuno che risanerà quelle ferite aperte da troppo tempo.
Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro tanta fortuna per il tuo “SCARS”.
Grazie a te e a tutti voi che avete letto e leggerete questa intervista. Seguite la pagina facebook di SCARS per essere aggiornati su eventi, promozioni e tutto quello che riguarda il libro.