Buon pomeriggio, amici lettori, e ben ritrovati sulla mia pagina.
E’ già tempo di una nuova recensione librosa.
Il libro di cui vi parlerò oggi è “Io che amo solo te” di Luca Bianchini, il romanzo da cui è stato tratto il film con Laura Chiatti e Riccardo Scamarcio del 2015.
La trama:
Il romanzo ci porta in Puglia, a Polignano, nello specifico. Fervono i preparativi per il matrimonio di Damiano e Chiara. Il primo è figlio di Don Mimì, il “re delle patate”, uno dei volti più noti del paese, la seconda è figlia di Ninella. Mimì e Ninella, in gioventù, erano stati innamorati e lui era stato costretto a lasciarla solo per una questione di immagine, dato che il fratello di Ninella era stato arrestato per contrabbando.
Per Ninella, dunque, il matrimonio della figlia con il figlio di Mimì è una sorta di “seconda occasione” e di riscatto sociale agli occhi del paese. Per Mimì, invece, questo matrimonio è l’occasione per rivedere Ninella e ricordare il vecchio amore, mai davvero svanito.
Il mio giudizio:
Premessa necessaria: Luca Bianchini è uno dei miei scrittori italiani preferiti. E non chiedetemi perché, dato che il suo modo di scrivere viola praticamente ogni canone di bello stile o di narratologia contemporanea. Diciamo che per me il contenuto è sempre più importante della forma e per me Bianchini è un grande conoscitore e narratore della realtà contemporanea.
“Io che amo solo te” non mi ha deluso per nulla. Anzi, mi ha calato perfettamente in una realtà di paese così verosimile e realistica da fare impressione, con personaggi altrettanto vividi e ben caratterizzati.
Ritengo che sia un libro in grado di intrattenere a dovere ma anche di coinvolgere gli amanti dei romanzi d’amore.
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Il fascino degli amori impossibili
Il libro mi ha stimolato una riflessione sul fascino degli amori impossibili.
Diciamocelo, i lettori sono sempre innamorati dagli “e se…”. E gli amori impossibili sono il più grande e il più romantico degli “e se…” che si possano immaginare. Cosa sarebbe successo se quell’amore avesse avuto un’occasione? Come sarebbe andata se quell’amore non fosse stato un sentimento proibito?
Infatti, nel corso della lettura di “Io che amo solo te” mi sono sempre soffermato sui sentimenti di Ninella e Mimì piuttosto che sui personaggi di Damiano e Chiara. Dopo vent’anni, i due vedono i figli sposarsi e non riescono a non pensare al loro amore perduto. Perduto solo sulla carta, perché basta una parola, un contatto, perché il cuore ritorni a battere come un tempo.
La storia d’amore fra Mimì e Ninella è la vera scelta vincente del romanzo perché descrive quegli amori che lasciano una traccia indelebile, quegli amori capaci di rinverdirsi con un solo scambio di sguardi. Quei sentimenti così potenti da far dimenticare anni di dolore, anni di separazione e strade interrotte.
Gli amori impossibili non sono spesso – forse dovrei dire quasi mai – amori sani. Anzi, spesso sono frutto di una dipendenza emotiva nata dall’impossibilità di aver goduto davvero dell’amore della persona idealizzata. Eppure hanno un fascino indescrivibile che permea le storie e fa accendere i cuori dei lettori.
Domanda per voi: Avete mai vissuto un amore impossibile?