Recensione di “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie

Buongiorno, lettori, e bentornati sulla mia pagina.

Anche oggi si parla di libri e lo facciamo con la recensione di un libro di Agatha Christie. Nello specifico, oggi recensisco il celeberrimo “Dieci piccoli indiani“.

Trama:

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Dieci persone con storie e background differenti vengono convocati a Nigger Island, dove il misterioso signor Owen ha creato una casa vacanze, dopo aver acquistato un intero isolotto a due chilometri dalla costa. Ognuno dei dieci invitati è stato attirato a Nigger Island con un espediente diverso.

Il soggiorno a Nigger Island, tuttavia, si rivelerà tutto fuorché confortevole. Si scoprirà, infatti, che il misterioso anfitrione li ha riuniti con un solo scopo: condannarli per le colpe della loro vita. Ognuno dei personaggi ha sulla coscienza un peso, un delitto che non è stato punito dalla legge e questa morte è la ragione per cui si trovano nell’isola e sono in pericolo di vita. 

I giorni sull’isola trascorreranno in un susseguirsi di delitti, intrighi e misteri all’apparenza inspiegabile. 

Il mio giudizio:

So che mi attirerò le antipatie di molti, ma non posso fare a meno di ammettere di avere opinioni contrastanti in merito a questo romanzo.

Da una parte, trovo che il libro abbia un ottimo ritmo e sia avvolgente. Una lettura molto leggera ma al contempo accattivante che stimola il lettore a tenere gli occhi aperti per ciò che potrebbe succedere nella trama.

Dall’altra parte, non posso non evidenziare quanto mi trovi deluso dal finale della storia. La spiegazione a tutti i delitti mi sembra il più chiaro dei casi di “Deus ex machina” letterari. La Christie dà una spiegazione che non solo trovo poco verosimile, ma addirittura fantasiosa. Il piano dell’autore dei delitti è così complicato che mi pare a dir poco assurdo che non una parte del suo progetto abbia avuto un intoppo.

Infine, non posso nemmeno tacere sull’aspetto criminale della storia. La psicologia dell’assassino non è solo forzata, ma è presa per i capelli. Qui, è difficile giustificare il mio pensiero senza fare spoiler, ma mi sento di dire che nessun assassino può iniziare la carriera omicida con una catena di dieci omicidi. Mi sembra fuori da ogni riscontro criminologico-scientifico il personaggio che si macchia dei delitti in “Dieci piccoli indiani”. E’ un espediente letterario e nulla di più.

La giustizia come leit-motiv del romanzo:

La riflessione che mi stimola il romanzo della Christie è quella sulla giustizia. Una parola tanto complessa ed evocativa che, però, non ha più – e forse non ha mai avuto – un significato univoco.

E’ giusto punire i crimini anche al costo di uscire fuori dal campo della legge? E’ questa la grande domanda che sta alla base della storia del libro.

Io ritengo che nessun sistema di giustizia possa essere perfetto. Anzi, avendo esperienza (seppur limitata) nel campo giudiziario, mi sento di dire che esistono pochi sistemi tanto imperfetti come quelli chiamati a fare giustizia. L’uomo è imperfetto e limitato e questo ha delle inevitabili conseguenze sul suo modo di far rispettare la legge. 

Ma un’altra importante tematica è quella della distinzione fra ciò che è effettivamente punibile e ciò che è semplicemente immorale. Questo è un interrogativo atavico che si pone ogni società: fino a che punto si può punire quello che è immorale ma che non può essere imbrigliato nei termini di una norma che preveda una sanzione?

Potete acquistare il romanzo cliccando su questo link!

7 pensieri riguardo “Recensione di “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie

  1. grande libro, noi abbiamo pure un adattamento ambientato in montagna innevata del libro; ANSIA, indovina qual è uno dei primi omicidi xD
    lo lessi molti anni fa, alle medie, e ho un ottimo ricordo

    spoiler: se condanni la gente a morte sei già abituato a uccidere per me

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  2. Che l’uomo sia imperfetto è un dato di fatto, motivo per cui esistono crimini e punizioni.. difficile trovare un equilibrio, o un codice che riesca a regolamentare quelle che di fatto sono azioni di un uomo imperfetto, atto a sbagliare.. il libro a me è piaciuto, ma capisco il tuo punto di vista, forse più analitico del mio. Credo che la Christie abbia voluto giocare di più sulla trama e sui colpi di scena e meno sulla ricostruzione razionale

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  3. Sono d’accordo con la tua riflessione: la spiegazione del mistero è effettivamente molto tirata per i capelli, e il fatto che l’assassino non faccia errori e tutto vada secondo i suoi piani è veramente poco credibile. Oltretutto l’ultimo omicidio è stato un po’ una scommessa: e se quel personaggio non avesse fatto quello che immaginava? Forse sarebbe stato bello avere dei capitoli narrati dal suo punto di vista, magari in prima persona, per vedere come ha risolto gli impedimenti concreti degli omicidi. Al di là di questo però è effettivamente un romanzo molto divertente e che ti tiene fino alla fine.

    Per quanto riguarda la questione della giustizia, Agatha Christie crea una sorta di Dexter ante-litteram, e anche il dilemma morale, alla fine, è lo stesso: la giustizia a tutti i costi è da perseguire o a un certo punto diventa solo violenza fine a sé stessa per soddisfare una propria perversione? La disillusione dell’assassino è condivisibile, secondo me, ma quanto ci vuole per rendere un idealista un mostro?

    "Mi piace"

  4. Un libro a cui sono molto legato in termini affettivi e nostalgici, un gioiellino fin troppo perfetto e calcolato.
    Riguardo la verosimiglianza e attuabilità dei delitti, secondo me il tutto va ridimensionato in ottica della finzione del giallo, che non è verosimile come un thriller di oggi, ma è bello proprio perché alla fine ti lascia a bocca aperta, e poco importa se sembra un po’ assurdo, è sempre nello stile della Christie, come anche di Doyle.

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