Buongiorno, amici lettori, e bentrovati sulla mia pagina.
Oggi si torna a parlare di libri e, nello specifico, analizzerò il romanzo “Quel che resta del giorno”, opera pluripremiata dello scrittore premio Nobel Kazuo Ishiguro.
TRAMA:
Mr. Stevens è il maggiordomo di Darlington Hall, un’importante casa nell’Inghilterra della prima metà del ventesimo secolo. Ha prestato servizio per molti decenni presso Mr. Darlington, un aristocratico inglese con legami con il mondo tedesco, e poi presso un ricco americano, Mr. Farraday.
Mr. Stevens decide di accettare la proposta del suo datore di lavoro e intraprendere un viaggio. Ma, malgrado l’obiettivo del signor Farraday sia quello di garantire al dipendente un periodo di vacanze, il maggiordomo non riesce a contemplare un viaggio di puro piacere e parte per incontrare Miss Kenton, nell’ottica di riassumerla come governante per Darlington Hall.
Mr. Stevens e Miss Kenton hanno alle spalle un rapporto burrascoso che li ha, comunque, portati a costruire un bizzarro legame di amicizia dai contorni che appaiono sfuggenti a entrambi.
IL MIO GIUDIZIO:
Quel che resta del giorno è un libro difficile da giudicare. Noto, peraltro, che in relazione a quest’opera si sono creati due schieramenti antitetici. Da una parte coloro che hanno apprezzato questo libro profondamente introspettivo ma privo di guizzi e colpi di scena. Da un’altra coloro che hanno messo in evidenza come il libro risulti, a tratti, pesante e poco coinvolgente.
Devo ammetterlo – anche se, come sembra, ultimamente sto dissacrando pietre miliari della letteratura -, credo di appartenere alla seconda categoria.
Quel che resta del giorno mi ha annoiato. Ho apprezzato esclusivamente gli ultimi due capitoli, in cui l’autore riesce finalmente a entrare sotto la pelle del suo personaggio e a rendere evidenti gli “insegnamenti” che per tutta l’opera ha veicolato in modo solo indiretto al lettore.
Con ciò, non voglio dire che Quel che resta del giorno sia un romanzo criptico o che non si comprenda l’intento dell’autore. Intendo sottolineare soltanto che il libro, nel suo ripercorrere i ricordi del rigido maggiordomo protagonista, non sia riuscito a coinvolgermi o a incuriosirmi in modo particolare.
LO STILE DI ISHIGURO:
Vorrei entrare sulla questione stilistica per affermare che il registro di Ishiguro è ricercato ma al contempo armonioso. Non condivido coloro che lo ritengono borioso o ampolloso con la sua raffinatezza linguistica.
Ritengo, infatti, che il problema del romanzo esuli dal come è stato scritto. Anzi, direi che è un romanzo limpido ed elegante che conduce il lettore nella storia senza ricadere in espressioni contorte o smodatamente ardite.
DI COSA PARLA QUEL CHE RESTA DEL GIORNO?
Credo che bisogni rispondere a questa domanda per poter analizzare compiutamente il libro. Il romanzo di Ishiguro, a mio modo di vedere, affronta due grandi tematiche.
Un primo leit-motiv è quello della professionalità. Mr. Stevens è la quintessenza della professionalità e la sua intera esistenza è stata donata alla professione. Quel che viene da chiedersi è se basti una professione, un mestiere, per dare davvero tridimensionalità a una vita, per darle un senso.
Il secondo tema principe è quello del rimpianto. Si può essere felici se rimaniamo ancorati al passato? Credo che l’autore volesse mettere in luce quanto può essere difficile vivere una vita in cui si traggono bilanci di continuo e si riflette costantemente sulla correttezza delle proprie scelte passate.
VIVERE È ANDARE AVANTI
Forse, il senso profondo del libro è proprio questo. Vivere significa andare avanti, aprirsi al futuro, cambiare. Anzi, mi sento di dire che l’insegnamento che traggo dall’opera di Ishiguro è che non c’è un limite di tempo o un’età giusta. Si può cambiare in qualsiasi momento perché è solo col cambiamento che si può continuare a ricercare la propria felicità.